“Stay another day” – East 17

Immagino che il 99% di voi non sa neanche chi siano gli East 17…

Ebbene loro sono apparsi sugli schermi di MTv quando avrò avuto più o meno sedici/diciassette anni. Erano gli anni 90, gli anni delle boy band e il mondo impazziva per i Take That… Già vi sento: Take che? hahaha, lasciamo stare 🤣 (Ovviamente vi sto prendendo anche un po’ in giro, anche perché dubito che davvero nessuno sappia chi siano, dovrebbero almeno averne sentito parlare dai genitori, zii…nonni forse? 🙄)

Comunque gli anni 90 sono stati gli anni più importanti per i gruppi musicali conosciuti come “boys band” che hanno fatto letteralmente da apripista a gruppetti ormai super lanciati e anche in parte spariti dal panorama musicale mondiale e non.

Questo gruppo, gli East 17, non era proprio tra i più conosciuti, non come i Take That appunto o i Backstreet boys, Boyzone o gli NSYNC. Erano più di “nicchia” se così vogliamo definirli, ma non per questo da meno. Io li adoravo ad esempio!

Quella che vi presento oggi è una delle mie preferite del gruppo. In verità esistono due video di questa canzone, ma questo è quello che più adoro, quello con le fasi della registrazione, dove i componenti sono più naturali, ridono e scherzano tra loro. Questo video, insieme a quello di Notthing else matters dei Metallica, mi sono sempre piaciuti un sacco per questo senso di “dietro le quinte”.

Ma basta chiacchiere! E’ ora di ascoltare e scoprire o riscoprire un gruppo che ha fatto cantare i vostri nonni! O Zii o genitori… insomma un parente che li conosce ci sarà, ne sono sicurissima!! 🤣

Buon ascolto, loro sono gli East 17 e questa è la bellissima Stay Another Day, classe 1994 (Dio, sono proprio vecchia!! 😅)

Cover librosa

Ciao a tutti amici, mentre corro come una dannata per un imprevisto insorto dopo che avevo annunciato la data di uscita ai vari blog (mannaggia, mannaggia), vi mostro la cover del terzo romanzo che, se tutto va bene, potrete acquistare su Amazon a partire dall’1 marzo. Sì, avete capito bene, l’1/03/2022, Ritorno a Breuddwyd diventerà una realtà, ma eccovi la scheda libro:

Titolo: Ritorno a Breuddwyd.

Autore: Anna Esse

Genere: romance noir/drammatico

Data di uscita: 01/03/2022

Editore: Self publishing – Amazon

Disponibile in ebook in offerta lancio a € 1.29 e a breve anche in cartaceo.

Contatti autore: linktr.ee/annaesseautrice

Sono così emozionata che quasi non sto nella pelle!

Vi lascio alla cover, spero vi piaccia.

Big kiss.

Anna Esse. ❤️🌊

Knockin on Heaven door – Guns N’Roses

Un buongiorno un po’ speciale oggi, ho bisogno di un po’ di carica e ritrovare la mia adolescenza e, questo video racchiude in sé, tre miti:

I Guns n’ Roses su un grande successo di Bob Dylan al Freddie Mercury Tribute del 1992…

Ragazzi, io c’ero! Ricordo di aver seguito l’intera diretta dal pomeriggio fino a sera e, ancora adesso, molte delle performance dei grandi artisti che si sono esibiti quel giorno, mi donano brividi ed emozioni. ❤️

Buona giornata. ♥

Shio

9/11: I don’t forget.

Come ogni anno, non posso non ricordare questa data legata, a mio avviso, a uno dei fatti più sconvolgenti del ventunesimo secolo che mai potrò dimenticare. Non mi divulgherò in ricordi inerenti a quella interminabile giornata né al senso di terrore e impotenza che mi ha pervaso durante la visione di quelle immagini scioccanti. Vi eviterò i miei soliti pupponi a riguardo ma non posso esimermi dal rammentare questa data che ho voluto ricordare perfino nel mio secondo romanzo, “Complicated Love“, dove la tragedia delle Torri gemelle fa da sfondo a un momento particolare della storia, no, ma non posso dimenticare e, soprattutto adesso che siamo sempre più vicini a un nuovo orrore…che nei nostri telegiornali viene nuovamente pronunciato quel nome sotto cui si identifica il gruppo che ha scatenato tutta quella violenza, io, non riesco a voltarmi dall’altra parte ma guardo al mondo col fiato sospeso e prego che orrori simili, non debbano più ripetersi.

Io non dimentico. E tu?

Love & Peace.

Shio.

C’era una volta, la mia prima volta…

C’è sempre una prima volta per tutto, giusto? I primi passi, la prima parola, il primo bacio… e questo elenco potrebbe andare avanti all’infinito ma, tranquilli, non lo farò ne, tantomeno, ho intenzione di raccontarvi della mia “prima volta”, no. Vi voglio parlare della mia “prima volta con i manga”, una passione con la quale, proprio in questo mese di luglio, ricorre il mio venticinquesimo anniversario.

Sembra una vita fa, ma se vedo la mole di materiale accatastato ovunque in casa, effettivamente non faccio fatica a crederlo… 👀❤️

kappa Magazine n.49luglio ’96

È iniziato tutto da lei, la copertina del n. 49 del Kappa Magazine, c’è qualcuno qui che sa di cosa parlo?

Temo di no, ebbene tanti anni fa, la Star comics, una casa editrice bolognese nata delle ceneri della defunta Granata Press, incominciò la sua avventura nell’editoria grazie a 4 giovani appassionati, i Kappa Boys. Quest’ultimi avevano adottato lo stile di pubblicazione nipponica che consisteva in alcune testate che proponevano (e propongono tutt’ora) albi monografici e poi c’erano le riviste dette contenitore dov’era possibile leggere diverse storie al prezzo di una e il Kappa Magazine era a tutti gli effetti, la rivista ammiraglia, il cuore della Star comics che, ahimè, smise ufficialmente di battere nel dicembre del 2006 col numero 173. Avete capito bene, per ben 173 mesi, cioè 14 anni, mese dopo mese questa magnifica rivista ha fatto compagnia a un gruppo di appassionati molto ristretto dell’epoca (a quel tempo in molti ignoravano persino che i “cartoni animati” fossero spesso tratti da fumetti, ossia i manga). Il Kappa e l’editoria cartacea in generale, erano l’unico modo per noi di avere informazioni sul made in Japan in un mondo dove internet non esisteva ancora e vi assicuro che era molto amato.

Ma poi ci fu l’avvento di internet, i manga iniziarono ad andare di moda e sempre più titoli si affacciarono in Italia dal Giappone. La gente non era più disposta a spendere una cifra irrisoria (5000/6000 lire) per una rivista su cui, magari, leggevano con interesse solo due storie su 5 e quindi, sempre più persone hanno iniziato a lamentarsi, le vendite sono calate anche grazie alla concorrenza: più serie da leggere, meno soldi a disposizione e diversi tagli per scegliere cosa seguire e cosa no e alla fine, le riviste contenitore come il Kappa Magazine hanno capitolato.

A mio parere personale, è un peccato. Per me avere in un’unica soluzione: news, contenuti, posta e, soprattutto, più storie, non dispiaceva, anzi… ma il progresso va avanti con le sue regressione e i suoi tagli e così titoli come Express (diventato anche lui monografico), Kappa Magazine, Yatta!, Man-ga e Shogun, si sono trasformate o, semplicemente evolute.

Che fine hanno fatto i vari manga al loro interno?

Beh, molti di loro sono stati ristampati dal capitolo 1 in volumetti monografici mentre, altre serie, sono semplicemente scomparse insieme al nome della rivista o, peggio ancora, della casa editrice che nel tempo ha chiuso.

Titoli ora molto affermati come, a esempio, “One Piece“, “Magic knight Rayearth” (la versione anime s’intitolava “Una porta socchiusa ai confini del cielo“, potete leggere la mia recensione cliccando QUI), “Yu Yu hakusho” (Yu degli spettri in Italia), “Capitan Tsubasa” (Holly e Benji) o “Ghost in the shell“, sono arrivati in Italia grazie a questo genere di riviste, ma anche altre piccole chicche che magari sono meno conosciute, ma che rimangono degne di nota come “Oh, mia Dea!“, “Kenshin – samurai vagabondo“, “Rookies” di Masanori Morita (recensione, QUI), “Shin angyo onshi” (di cui ho già parlato in questo articolo -> CLICCA) e qui mi fermo!

Sicuramente in molti hanno sottovalutato il potenziale delle riviste contenitore, ma è anche vero che serie troppo lunghe come appunto One Piece (un esempio su tutte), se lette al ritmo di un capitolo o due al mese, ci avremo messo anni per leggere un tankobon (volumetto monografico in giapponese)! x°D

Sailor Moon n.11aprile 1996

Tuttavia, rimango legata a questo formato da una profonda nostalgia. I pomeriggio passati a leggere e sognare fantastiche avventure, sono un dolce ricordo per me, un genere di emozione che poi, nel tempo e con una richiesta di mercato sempre più ampia, ha un po’ perso di originalità. Questo non significa che non amo più il mondo dei manga, ma semplicemente che l’editoria ha un po’ cavalcato l’onda e ha iniziato a pubblicare in Italia un po’ di tutto e anche tanto trash su cui prima non puntava nessuno.

Ma le mie nozze d’argento col mondo dei manga non è determinato soltanto dalla rivista Kappa Magazine. Quel mese, acquistai in edicola anche un altro manga, un monografico di cui, ovviamente, ignoravo l’esistenza finché non sono stata letteralmente catturata dalla delicata bellezza della copertina e dai suoi colori, questa, la cover n. 11 della prima versione del manga di Sailor Moon.

Direte, ma è datato aprile e non luglio!
Ebbene, il destino o più semplicemente il mio edicolante poco sveglio, non aveva fatto il reso e aveva lasciato quel volumetto in vista tra i manga usciti e io l’ho visto e acquistato…è stato amore a prima vista! ❤

E voi?

Per ogni passione c’è stata una prima volta, la vostra qual è stata?

Big kiss.

Shio ❤


Manic Monday – The Bangles

E si ricomincia dal lunedì, come sempre!
Spero che il vostro lunedì sia il primo giorno di una settimana fantastica!
Io ce la sto mettendo tutta affinché lo sia, nonostante la pioggia e la voglia zero di andare a lavoro! xD
E, per darvi e darmi la carica, una vecchia canzone di un gruppo molto amato negli anni 80, soprattutto dai maschietti: i miei fratelli impazzivano in modo imbarazzante. xD

The Bangles con Manic Monday.

Buon ascolto ❤

Associazione di idee…


Buongiorno amici!

Oggi è sbocciata in modo serio e ufficiale la prima rosa e, considerato il mio scarso pollice verde, ogni volta che una pianta sopravvive alle mie cure, è sempre una festa! 😂

Voi a cosa associate le rose?

Io, fino a pochi anni fa, le associavo soprattutto a “Versailles no bara” (Lady Oscar in Italia) poi, con gli anni, altre associazioni sono state aggiunte a quest’ultima ed è così che, se vedo una rosa, penso al cuscino composto da decine di rose rosse sulla bara di mia madre, oppure a un dolce che si chiama proprio torta alle rose, o alla corona di rose e spine posata sul capo di Michael Sheen durante la processione di “The Gospel of Us” e poi al mio primo romanzo: “L’Altra Me” sulla cui copertina è presente una rosa e il suo riflesso che simboleggiano le protagoniste della storia, le gemelle Melanie e Kimberly.
Ci sono davvero tante cose che un singolo oggetto può farti venire in mente che spesso non ce ne rendiamo neanche conto e sono sicura che, se ci penso con più attenzione, mi vengono in mente tantissime altre idee, molte stanno già attraversando la mia mente mentre scrivo questo post, ma riportarle tutte, sarebbe davvero un po’ troppo.
Sostanzialmente, oggi, volevo condividere virtualmente questa rosa con tutti voi, un piccolo gesto di gratitudine per le belle persone che siete e per non farmi mai mancare il vostro affetto e sostegno.

Grazie a tutti voi per esserci.

Vi voglio bene.

Shio ❤

76 oggi.

Quando si perde qualcuno d’importante, è come perdere una parte preziosa di se stessi.
Sono giorni che ho l’umore instabile, che mi sento stanca e sfibrata.
Ho dato la colpa a tutto: stress sopra ogni cosa ma, con molta probabilità, è solo la memoria del mio corpo che si è attivata ancora prima della mente.
Oggi mia madre avrebbe compiuto 76 anni, ma se n’è andata due anni fa…in silenzio.
E’ strano…
Quando sono venuta al mondo eravamo solo noi due e, quando lei ha lasciato questo mondo…c’ero solo io al suo capezzale… un ricordo marchiato a fuoco che non dimenticherò mai finché vivo.
Buon compleanno, mamy.

Mi manchi. ❤

Shio.

Il Natale del passato…

E’ tutto così diverso ora…
Non so voi, ma io in questi giorni penso molto al Natale della mia infanzia e non perché avessi chissà quale mole di regali da scartare o quale unione parentale, anzi… i miei Natali erano passati in famiglia: mio padre, mia madre e i miei tre fratelli. Non c’erano regali perché, essendo figli di operai e comunque persone molto modeste, la loro mentalità era: meglio un piatto di pasta calda da mangiare e nessun regalo sotto l’albero che uno pieno di doni e niente da mettere a tavola…

Se ci penso…

Provate a fare un discorso del genere a un bimbo di adesso…

Mi viene da ridere!

Mia madre passava il giorno dell’Immacolata ad addobbare casa: metteva degli stickers natalizi alle finestre, appendeva decorazioni qua e là, addobbava l’albero con la cioccolata che, puntualmente non arrivava mai a Natale (chissà come mai xD) e poi faceva il presepe…

Ricordo quando ci mandava sotto casa nel terreno in disuso di fronte per prendere dei sassi abbastanza piccoli per fare i bordi dello stagno per il pescatore oppure di quando cospargeva i pupazzi del presepe di farina per inscenare una nevicata…

La vigilia poi, passava il tempo in cucina per preparare le usanze culinarie tipiche delle sue origini pugliesi, quindi vai di zuppa di pesce, merluzzo fritto e pettole: (una pasta tipo pizza, ma molto più liquida che andava fritta in olio bollente).

Si cenava in allegria e tra i vari capricci: io odio il pesce o quasi, quindi ogni volta per me era una tortura, eppure, ora, tutto questo ha un retrogusto agrodolce che mi scalda il cuore.

Finito di cenare, si giocava a tombola dove puntualmente, erano mia madre e mio padre a finanziare noi piccoli che non avevamo neanche la nostra paghetta settimanale… eh si, la vostra shio non veniva stipendiata come è successo a tanti altri e come, magari, succede ancora. Io non ho mai ricevuto una paghetta settimanale dai miei genitori, ma semestrale: a Natale e a Pasqua, mi venivano regalati dei soldi (50.000 lire) che dovevano bastarmi fino alla ricorrenza successiva, eppure… ero lo stesso felice.

Tina Turner – “What’s love got to do with it”.

Scegliere tra le tante della regina della canzone pop internazionale…mondiale, è impossibile, ma quando mi sono interrogata sulla canzone da proporvi stamani, mi è subito venuta in mente questa.
La scoprii tantissimi anni fa, grazie a una serie televisiva americana che vantava davvero una spettacolare colonna sonora con le hit più belle del presente e del passato e, “What’s love got to do with it“, era stata abbinata al mio personaggio preferito: Ricardo Tubbs. (ps: il nome non è un errore, era proprio scritto con una sola “R“).
Qualcuno di voi ha già indovinato di quale serie televisiva degli anni 80 parlo?
Beh, lo rivelerò a fine post, ma i “giovincelli” come me, sono sicura che abbiano già capito. 😉

Comunque, inutile dire che grazie alle scene tratte dalla serie e la canzone deliziosa: il mix è stato così perfetto e unico che, da quel momento, mi sono appassionata anche alla bravissima cantante che, con la sua splendida voce, ha allietato noi fan per decenni collaborando anche alle colonne sonore di alcuni film di successo come “Mad Max”, dove aveva una parte.

Pronti alla full immersion anni 80?

Lei è la grandiosa Tina Turner e, quella che state per ascoltare, la bellissima (per me) “What’s love got to do with it“.
Buon ascolto e buona domenica a tutti ❤


Ah, dimenticavo!!
La serie s’intitolava “Miami Vice”, ma so che tanto l’avevate già capito 😉
Big kiss.

Shio ❤