Ritorno a Breuddwyd, recensione.

Ciao a tutti, mi è appena giunta una nuova recensione su Ritorno a Breuddwyd e non vedevo l’ora di condividerla con voi.

Grazie a L’Aura del blog Leggi, mangia, viaggia per aver letto e recensito il mio romanzo, per averlo capito e amato, e soprattutto per aver empatizzato col mio Christopher. ♥
Potete leggere la sua recensione cliccando —> QUI

Se invece volete acquistare il mio romanzo, Ritorno a Breuddwyd, cliccate –> QUI

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Serial killer exhibition, la mostra.

Forse non tutti lo sanno, ma da alcuni mesi, a Lambrate, Milano, è stata allestita una mostra che per la cronaca è stata prolungata fino a luglio sulla storia dei più efferati serial killer della storia.

Perché ve ne parlo?

Per dei sentimenti contrastanti che sento il bisogno di esprimere in questa finestra sul mondo che è questo piccolo blog.
Allora…
Prima di tutto vi racconto come ci sono finita alla mostra, ma sarò breve. Sostanzialmente mi sono ritrovata faccia a faccia col male assoluto e su quanto essere potesse in grado di fare per tre motivi:
1- Un amica appassionata del genere.
2-Un discorso informativo/culturale, come si andrebbe a guardare un qualsiasi museo che testimonia la follia umana: esempio quelli dei campi di sterminio o delle Torri gemelle (solo per citarne due a caso).
3-Una certa affinità col genere, essendo io stata costretta fin da piccola a guardare programmi crime che tanto piacevano a mia madre.

Ora… questo non implica che sono una persona che ama il macabro, anzi, io fuggo da un film dell’orrore e similari, ma ritengo che questo genere di cose non debbano essere dimenticate, perché dietro la follia di alcuni individui, ci sono volti, nomi, persone, famiglie e una vita spezzata, spesso in modo molto cruento.

Così, con la consapevolezza che non stavo andando a guardare una mostra di ceramiche e con la premessa da parte di entrambe (mia e della mia amica) che alla prima cosa che ci disturbava ce ne saremo andate via, ci siamo incamminate verso Spazio Ventura XV.

LA MOSTRA.

L’esposizione è stata ricca di reperti, foto, descrizioni e ricostruzioni. Quelle più impressionanti erano in una zona riservata non visibile a un primo impatto, in modo che chi voleva, poteva saltare e andare oltre (cosa che ho molto apprezzato).
Era suddivisa in vari settori, per la durata di sessanta tracce di audioguida che ti veniva fornita gratuitamente all’ingresso, dove venivi anche invitato a mantenere un tono di voce basso e rispettoso, perché dopotutto non era la fiera dell’horror, non era un inno ai carnefici, ma alle vittime, ai loro patimenti, in vita o, ahimè, post mortem.
All’interno si spaziava in secoli di carneficine da parte di singoli individui da tutto il mondo, ma c’era una buona fetta di americani resi famosi anche grazie a serie tv e al cinema.
E così nomi come Bundy, Damher, Jack lo Squartatore (che era inglese), Gacy, Ridgway, ecc ecc… hanno per certi versi ripreso vita attraverso delle ricostruzioni di reperti, originali, lettere, dipinti e oggetti a loro appartenuti, il tutto corredato da una esaustiva scheda tecnica che ne descriveva la vita, gli abusi che loro in prima persona avevano subito da terzi, le vittime, il loro modus operandi e poi che fine avevano fatto, se erano ancora in vita o meno.
E’ stato sicuramente un viaggio difficile da sostenere, alcune ricostruzioni o foto erano difficili da guardare, a volte bastava leggere cosa avessero fatto alle loro vittime per sentire un brivido lungo la schiena e lo stomaco guizzare in gola, ma dal mio punto di vista, non dimenticare queste persone, le vittime intendo, è anche un modo per darle un’identità, una giustizia che a quel tempo, solo perché erano principalmente prostitute o senzatetto, veniva loro negata.

IL DISAGIO

La prima cosa che ho notato appena siamo arrivata davanti il posto per mettersi in fila erano i visi sorridenti delle persone. Io e la mia amica eravamo leggermente tese, consapevoli che non stavamo per entrare in un luogo bello, divertente, emozionante, ma in un posto tetro, carico di straziante dolore, pesante, eppure la gente intorno a noi era allegra come se stesse per entrare al cinema, ma non solo!

La struttura stessa, in via molto intelligente, ha stampato un libro sulla mostra che era acquistabile a fine o inizio visita. Nulla di strano, anzi, ma il poster in omaggio, mi a turbato più della ricostruzione della camera a gas!

Un poster a scelta in omaggio?

Chi sano di mente metterebbe un poster di Ted Bundy, Jeffrey Damher o Aileen Wuornos?

Io sono rimasta ferma alla moda di tappezzare casa con i volti dei miei beniamini, idoli che fossero stati cantanti, attori, personaggi degli anime, dei videogiochi, ma non di pluriassassini seriali!!
Ovviamente non è mia intenzione offendere il prossimo, ognuno a casa propria si piazza il poster che vuole, ma ho trovato l’idea del poster davvero di pessimo gusto. Avrei capito se si fosse trattato della locandina dell’evento, ma…

Ok, lasciamo stare, sorvoliamo!

Ma il negozietto di gadget a fine percorso?

Tazze, penne, poster con su i volti di questi assassini e in più c’erano anche portachiavi a forma di dito mozzato con tanto di sangue attaccato…

Ma esattamente dove cacchio è finito il rispetto decantato dallo staff a inizio mostra?

Anche in questo caso, vuoi racimolare un po’ di soldi con la vendita di gadget? Usa il logo della mostra, non le foto dei “mostri”, cacchio!!!

Ma il top assoluto?

Il gioco con domande stile quiz a premi e tanto di sonoro “BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOP”, se la risposta era errata. In lontananza avevo sentito questo suono e mi ero detta, chi cacchio eh? Poi ho pensato a qualche cellulare con l’audio attivato o roba simile, ma arrivata nella stanza con i joypad e la scritta: “GIOCA”, volevo sotterrarmi.

Ora…

E’ una mostra dove sono descritte nel dettaglio mutilazioni con tanto di foto allegate, squartamenti, necrofilia, e qualsiasi altra cosa orribile ti possa venire in mente… e voi mettere un gioco a quiz?

Forse sono strana io ma in un contesto simile, la parola GIOCA non doveva proprio esistere, punto!!

I VISITATORI

Sempre salvo e premettendo che ognuno fa quello che vuole, ma davvero la gente aveva bisogno di fotografare quel genere di cose esposte? Ho visto gente fotografare col cellulare la ricostruzione del cadavere di Elisa Claps, il manichino di una delle vittime di Jack lo Squartatore. Ho visto gente fotografare il NON fotografabile, ma perché?

Per metterlo su un blog?

Per collezione personale?

Non so, non saprei, ma ho trovato tutto molto di pessimo gusto.

In conclusione, sicuramente è una mostra fatta bene, molto esaustiva, ma queste piccole (mica tanto) cose mi hanno davvero lasciata basita.

C’è un limite a tutto, ma in quel posto, in quelle mura, a volte ho faticato a capire chi erano i veri mostri, se quelli nelle foto o gli altri, quelli che fotografavano, che acquistavano la locandina di Bundy, che si facevano il selfie sorridenti davanti al frigo di Damher, davanti al pannello della foto segnaletica, che si prendevano del tempo per fare il quiz o provare la realtà virtuale. Almeno queste persone che hanno ucciso, sono spesso state, prima di mostri, vittime, ma queste? Non hanno scuse.

La mostra merita e tanto, ma se decidete di andarci, ricordatevi che state vedendo facce e cose appartenute a persone che hanno stroncato brutalmente la vita di altre, a volte anche solo di bambini piccoli, non state andando in un parco giochi, non è la fiera dell’orrore, è storia, cronache di vite spezzate.

Peace & Love

Shio.

Ciao Tina 🥀

È di poco fa la notizia della morte di una delle donne più iconiche del mondo della musica negli anni 70/80.

Cantante e attrice, con la sua grinta, ha conquistato i cuori di molti.

Vorrei ricordarla con una delle canzoni che me l’ha fatta conoscere, ciao Tina, fai buon viaggio. 😞❤️

Piccola riflessione personale.

Buongiorno amici e buon sabato.

Ieri sono stata al SalTo23 che per chi non lo sapesse è l’acronimo del Salone del libro di Torino.
Questa è la mia seconda esperienza e un po’ mi vergogno ad ammetterlo, ma nonostante abiti a Torino, e abbia sempre desiderato andarci, poi per una cosa o un’altra, non ci riuscivo mai. Ma dall’anno scorso mi sono imposta questo obiettivo perché sinceramente amo l’ambiente delle fiere e amo vedere tanti stand pieni di libri (amo un po’ meno la calca, ma amen, ben venga in questi casi <.<).
Ogni volta tra conferenze, presentazioni, stand traboccanti di libri, fumetti e quant’altro, c’è da riempirsi gli occhi e svuotare i portafogli, ma una cosa mi ha fatto davvero pensare ed è il vero motivo di questo post:


In base a cosa una CE decide di portare in fiera un titolo anziché un altro?

Dal basso della mia ignoranza, potrei pensare a queste ipotetiche risposte:
1. Un limite massimo di copie imposto dagli organizzatori della fiera. Purtroppo può succedere, ad esempio da qualche parte avevo letto che per i self (e spero che non fosse una cosa limitata solo a loro in quanto classe inferiore) era stato concesso un numero massimo di copie da esporre per la vendita.
2. Le ultime uscite e le novità. Sicuramente e com’è giusto che sia, si punta sulle novità anziché sul magazzino.
3. Lo spazio. Se hai uno stand piccino, non puoi certo portarti dietro l’intero magazzino, ma fare delle scelte che, ovviamente, potrebbero ricadere su i titoli usciti negli ultimi mesi.

Sono nell’ambiente da ormai quattro anni e di cose ne ho viste, lette e sentite. So quali sono le CE “famose” che ti chiedono un compenso economico anche sotto forma di acquisto dal loro catalogo per la pubblicazione, e quelle che al Salone non vedrai mai, e conosco diversi scrittori nati proprio qui, sul web, che si sono appoggiati a CE che ogni volta mi sconvolgono per le loro scelte editoriali e di marketing.

Ok, io non ho studiato nulla del genere, anzi, sono una completa ignorante con solo tanto da imparare, ma alcune cose non le capisco proprio, come mettere un ebook a un prezzo esorbitante, o non vedere mai uno straccio di sponsorizzazione.

Che sia chiaro, non farò nomi né in pubblico né in privato, ma la mia attenzione si è concentrata su due CE in particolare che conosco per fama o perché ho letto il romanzo dell’autore che pubblica sotto il loro marchio e, da entrambe, mi sono soffermata allo stand per chiedere se avevano una copia del romanzo del mio “collega/amico” sui social.

Immagino che abbiate già intuito la risposta….

Ebbene sì, è stato un NO secco.

Ora, per la prima CE posso anche capire. Il romanzo in questione era uscito nel 2022 (troppo vecchio per portarlo in una fiera) e lo spazio del loro stand era davvero minuscolo, per cui, chapeau.

Ma la seconda CE…

La seconda CE mi ha un po’ più delusa perché non solo aveva uno stand che era il triplo di quella di prima, ma proprio in queste ore sta ospitando un autore che è uscito col suo romanzo più o meno nello stesso periodo del mio amico, tuttavia la sua opera verrà esposta, mentre quella del mio amico, no.

Personalmente se dovessi puntare a una CE, lo farai solo per visibilità, una visibilità maggiore rispetto a quella che posso ottenere da sola con le mie sole forse e finanze perché, miei cari, se non pagate in sponsorizzazioni, o mettete le vostre opere a prezzi bassissimi e a regalare file e cartacei al mondo, non vi nota quasi nessuno, soprattutto se, come me, non scrivete le cose che tanto vanno di moda, ma persistete con una propria identità narrativa… per cui, se dovessi affidare i miei romanzi a CE, sarebbe solo per arrivare dove da sola non riesco. Tuttavia se sapessi che la CE per il quale scrivo va al Salone e non porta anche solo una copia del mio cartaceo… beh… lì sì che mi girerebbero e non poco.

Il Salone del libro è tante cose, ma per gli sconosciuti come noi rappresenta una vetrina sul mondo, per cui penso che in questi casi, e soprattutto se la pubblicazione è avvenuta dopo un sostanzioso acquisto da catalogo, io come autore pretenderei che i miei libri fossero esposti, anche in un angolo, non importa, ma i miei libri hanno lo stesso diritto degli altri, almeno questo è il mio pensiero. Tuttavia io continuo a pubblicare in self, proprio perché queste CE non sono il trampolino a cui aspiro, e se continuano a trattare in questo modo i miei colleghi, non aspirerò mai. Meglio sconosciuta ma libera.

Voi cosa ne pensate?

Peace & love.

Domani sarà tutto finito.

Sto letteralmente contando le ore che mi separano dalla fine del bombardamento mediatico che ogni anno mi tocca subire in questo periodo.

Quale?

Quello relativo la festa della mamma.

Per carità, non è che avendo perso mia madre, il resto del mondo non deve omaggiare le proprie, ma ci sono ferite che anche a distanza di anni sanguinano e questo genere di pubblicità continuativa, soprattutto sulle reti private, è deleteria per il mio cuore.

Lei se n’è andata e non c’è giorno che non ci pensi, ma vedere quella roba mi soffoca, mi provoca dolore al petto e voglia di urlare e piangere. Mi devastano, è più forte di me, riescono a colpire forte e fanno un male porco. Difatti, se già solitamente non guardo mai la televisione, nelle prime settimane di maggio la evito come la peste, ma non posso certo impedire a chi vive con me di guardarla, e così mi ritrovo a morire dentro a ogni “grazie mamma”, “ti voglio bene, mamma” o “le mamme sono tutte preziose”…

Grazie per dire ovvietà e provocarmi dolore.

So che è un discorso egoistico il mio…

So che non dovrei esternare una cosa simile, perché sciocco da parte mia…

Non sono la sola ad aver perso un genitore…

Ma questo non vuol dire che sono immune al dolore, anzi…

Tuttavia è evidente che nel mondo del “Dio denaro” (perché oltre alle reti sopra citate, ci sono le varie pubblicità tipo acquista un gioiello e derivati) questo non importa. Nessuno si pone il problema che magari a questo mondo c’è qualcuno a cui il loro bombardamento emotivo provoca disagio e dolore, per loro è più importante vendere un braccialetto o scrivere ovvietà.

Scusate lo sfogo, ma oggi all’ennesimo slogan ho sentito il petto squarciarsi.

Peace & Love.

I quattro fratelli Yuzuki, di Shizuki Fujisawa.

Ciao amici, si ritorna a parlare di manga con una storia dolcissima sui legami di sangue e le difficoltà della vita.

I quattro fratelli Yuzuki di Shizuki Fujisawa narra la storia di Hayato, Mikoto, Makoto e Gakuto, quattro fratelli che resteranno presto orfani e saranno costretti a crescere da soli sotto la supervisione di Hayato, il maggiore e unico adulto in casa, difatti Mikoto, Makoto e Gakuto frequentano ancora la scuola: i primi due sono alle medie, l’ultimo frequenta la prima elementare.

Inutile dire che per il giovane Hayato non è facile crescere tre bambini praticamente da solo districandosi tra il lavoro fuori casa e le incombenze che qualsiasi casalinga ha all’interno delle quattro mura domestiche ma, nonostante le mille difficoltà, Hayato non si vuole arrendere, non vuole che separarsi da loro, e neanche quando gli viene proposto di mandare da un parente almeno Gakuto, il più piccino e di conseguenza più desideroso di attenzioni, ha accettato: loro sono una famiglia e sarebbero rimasti tali!!

Ma Hayato non è completamente solo, può contare sull’anziano vicino di casa e sua figlia, una poliziotta che cresce da sola i suoi due bambini: Uta, che ha l’età di Minato e Waka, coetaneo di Gaku.
E così tra difficoltà, momenti di dolcezza, rivalità e a volte incomprensioni, la vita di questi quattro orfani vi verrà narrata con delicata sapienza grazie anche a un tratto stilistico molto grazioso e delicato.

Edito in Italia da j.pop, attualmente in patria sono stati pubblicati 13 volumi e l’opera è ancora in corso, mentre nel nostro paese è da poco uscito il quinto.

Cosa ne penso?

Beh, come già detto su, per ora la storia è molto tenera, ma condita delle classiche situazioni agrodolci che possono esistere quando c’è di mezzo un rapporto tra fratelli: liti per sciocchezze, piccoli dissapori, gelosie, ma anche voglia di rendersi utile, o più semplicemente non essere inferiore e/o degno delle aspettative altrui.

E’ un manga delicato sia come storia che come disegni. La sensei Fujisawa è già nota al pubblico italiano, suoi sono difatti anche “Accanto a te“, edito da GP e “Hatsu Haru“, Star comics. Il suo tratto è molto morbido, delicato, contraddistinto da occhioni molto espressivi che personalmente ho trovato un po’ esagerati in Hatsu Haru, tuttavia, questo piccolo particolare si è molto ridimensionato ne “I quattro fratelli Yuzuki“, rendendo la mia lettura più piacevole e appagante.

Consigliato ♥

Laura Ingalls Wilder – una storia vera, di Sophie Zeugin.

“Ciò che da sapore alla vita sono le cose semplici, le dolci cose fondamentali come l’amore, il dovere, il lavoro, il riposo, il vivere vicino alla natura.”

[Laura Ingalls Wilder]

Ciao a tutti! Finalmente dopo secoli torno a parlare di letture.
Laura Ingalls Wilder – una storia vera” è la traduzione italiana di un’autorizzazione pubblicata in America da Sophie Zeugin e tradotta in italiano da Laura Carolina Bellini.

Eccovi di seguito la trama tratta direttamente da Amazon:
Finalmente una biografia in italiano!
Una biografia avvincente, documentata e completata da numerose foto.
Scoprite l’affascinante vita di Laura Ingalls Wilder, pioniera, insegnante, contadina, ma anche banchiera, giornalista e autrice di successo.
La biografia che i fan de La casa nella prateria stavano aspettando.
Sophie Zeugin ci accompagna alla scoperta della vera storia di Laura Ingalls Wilder, la bambina birichina della famosa serie televisiva, ancora in onda a quasi 50 anni dalla sua prima apparizione sui nostri schermi avvenuta nel 1977.
Basato sulle più recenti ricerche documentarie pubblicate negli Stati Uniti e riccamente illustrato con fotografie d’epoca, Laura Ingalls Wilder, Una storia vera rivela una Laura insospettabile, dove la violenza del Midwest americano del XIX secolo è tenuta a bada solo dall’amore, dalla dignità e dal coraggio dei suoi genitori, Charles e Caroline.
“Ho amato i libri di Laura Ingalls Wilder quando ero bambina, e poi ho sposato la serie. Anche se la trama è molto diversa da quella dei libri, i valori che vengono proposti sono gli stessi: l’importanza della famiglia, della comunità, dell’amore, del coraggio e della tenacia. Valori che ci parlano a ogni epoca”, afferma l’autrice, Sophie Zeugin.
In questo libro, scopriamo una Laura appassionata che dichiara il suo amore per Almanzo con poesie romantiche: «Da sola! Mi sento così sola senza di te, Un giorno è come un altro. Per te, amore mio, Non riesco più a vederti, Non sento più i tuoi passi, Forte e libero. Oh amore mio, ovunque tu sia (…) Vieni ti sto chiamando». E un Almanzo che ritarda l’orologio nel salotto degli Ingalls per poter restare più a lungo con la sua bella.
Il lettore condividerà l’angoscia di Laura, madre amorevole e afflitta dal dolore, ma anche il suo coraggio e la sua determinazione di fronte alla paralisi del marito.
Il libro ci permette di accompagnare Laura e Almanzo quando, dopo aver perso tutto, ripartono da zero e si trasferiscono nella fattoria dove vivranno fino alla fine dei loro giorni. Almanzo trasformerà questa fattoria nella casa dei suoi sogni e Laura scriverà la versione romanzata della sua vita in 9 volumi. Negli Stati Uniti diventeranno dei best-seller, che le daranno fama mondiale quando saranno adattati da Michael Landon nella serie televisiva.

Una delle foto presenti nel libro che ritrae la famiglia Ingalls al completo.

Cosa ne penso?
Se come me amate le storie basate su fatti e persone realmente esistiti o siete affezionati alla serie televisiva che ormai da decenni viene trasmessa in loop sulle reti nazionali, questo libro rappresenta una sorta di Santo Graal de La casa nella prateria.

Ci sono fatti, comparazioni, foto d’epoca che ritraggono i vari componenti della famiglia Ingalls negli anni, curiosità… Insomma tutto quello che c’è da sapere su una delle famiglie pioniere che hanno fatto la storia.
Laura Ingalls Wilder – una storia vera, è una lettura scorrevole, interessante e piena di spunti.

Ci sono delle pecche?

Ahimè, sì.

In quanto autoproduzione mostra qualche lacuna a livello grammaticale e di impaginazione, il font usato è eccessivamente grande (io ho acquistato la versione cartacea) al punto che con uno di un’unità inferiore, probabilmente, il libro avrebbe avuto almeno un centinaio di pagine in meno, ma… sinceramente? Chissenefrega!!
E questa cosa l’affermo con condizione di causa. Anch’io scrivo in self, anche nei miei romanzi può capitare un errore, dopotutto nessuno è perfetto e questo non lo dico io per tirare l’acqua al mio mulino, lo dimostrano con i fatti alcune grandi case editrici del settore. Parlo di mostri sacri come Einaudi o Feltrinelli (solo per citarne alcuni) dove in alcune pubblicazioni, ho personalmente trovato errori di battitura e/o grammaticali, ma alla fine cosa me ne frega da lettore se manca una virgola o se dopo in punto non trovo la maiuscola? Può far storcere il naso, certo, ma se mi interessa la storia, se sono presa da quello che sto leggendo, vado oltre!

Sono stupida io a pensarla così?

Forse, ma non mi importa.

Diciamo che se non dovessi farmi condizionare da questi pensieri direi sicuramente che il libro in sé è da cinque stelle piene, quattro, se voglio dare peso a quei piccoli difetti sopracitati. 😉

In conclusione… Se siete innamorati del mondo di Laura Ingalls, se avete amato i suoi romanzi o visto la serie tv, non potete farvi sfuggire questa piccola perla, diversamente, sarebbe un modo costruttivo e diverso per conoscere le realtà in cui vivevano una volta, la semplicità e la felicità che si poteva trovare nelle piccole cose, quando non si possedeva molto a livello materiale, ma si era sicuramente più ricchi nell’anima.

Consigliato! ❤️❤️❤️

Shio ♥

Vi ricordo che i miei ebook sono in promo fino al 31 maggio 2023, per info e costi, clicca sull’immagine qui sotto 👇

Promo librosa

Ciao a tutti, sono qui per segnalarvi che in occasione del Salone del Libro che si terrà a Torino dal 18 al 22 maggio, ho deciso di mettere i miei ebook in maxi promozione per tutto il mese che ospita la manifestazione. Così per tutto maggio anziché acquistarli a € 1.99, potrete averli nella vostra biblioteca virtuale a soli € 0.99, meno di un caffè. ♥

I titoli interessati da questa promo sono i seguenti:

  • Complicated Love
  • Complicated Xmas
  • Ritorno a Breuddwyd

Sono tutti romance noir, drammatici, per cui non aspettatevi il classico romance tutto sospiri e cuoricini.

Di seguito le sinossi:

Complicated Love

Genere MM/narrativa LGBT+/romance noir

Trama:

Nato in una famiglia troppo impegnata a gestire il lutto che li ha colpiti, Edward è costretto a crescere da solo nell’indifferenza più totale. Questo fa scattare in lui un forte desiderio di lasciare quanto prima il tetto famigliare per trasferirsi a New York, dove vive il suo migliore amico Mark, per cui prova da sempre una grande attrazione. Lui è l’unico in grado di domarlo. Sa come prenderlo e, soprattutto, riesce a soddisfare la sua sete di affetto e attenzioni.

La sera del suo diciannovesimo compleanno, sotto insistenza di Mark, Edward entra per la prima volta in un locale gay dove s’innamorerà a prima vista di Adam, un giovane barman che lavora lì. Ma l’amore è complicato, si sa, e quello tra due uomini, può esserlo ancora di più quando il destino, i rimorsi e i drammi legati a un lontano passato, ci mettono lo zampino.

Edward dovrà fare i conti con la sua curiosità, che pagherà a caro prezzo. Il suo immenso desiderio di rendersi utile, gli si ritorcerà contro ritrovandosi, suo malgrado, coinvolto in avvenimenti di un passato lontano ma che condizioneranno il suo presente, sconvolgendolo.

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Complicated Xmas (seguito di Complicated Love)

Genere MM/narrativa delle festività/romance noir

Trama:

«Siamo tutti granelli di sabbia se paragonati all’universo, e la nostra esistenza è come un battito di ciglia, ma è proprio per questo che dobbiamo sempre fare del nostro meglio per vivere a pieno ogni istante.»

Dopo la conclusione di Complicated love, Edward e i suoi amici tornano con una nuova storia incentrata quasi esclusivamente su Emmett “Metty” e il suo piccolo cuore innamorato.
Natale è alle porte e Adam ed Edward si preparano a festeggiarlo a casa con gli amici di sempre, ma una bufera di neve blocca New York in una morsa di ghiaccio, tuttavia quella non è l’unica tempesta in corso… In verità i cuori dei loro amici sono agitati e ben presto Mark, Cole e Metty dovranno fare i conti con i loro sentimenti e i fantasmi del passato che torneranno a tormentare i loro animi.
Riusciranno i ragazzi a festeggiare il Natale? Saprà lo spirito natalizio donare un po’ di pace ai loro cuori?
Incomprensioni, ricordi e corse contro il tempo scandiranno i ritmi di questa breve storia che metterà la parola fine al seguito di una delle storie boys love più turbolente e tormentate degli ultimi anni.
Amore e colpi di scena non mancheranno, il tutto condito con la dolcezza e la freschezza delle loro giovani vite.
Emmett, Cole e Mark avranno il loro personale happy ending?
Edward avrà finalmente messo la testa a posto o resterà sempre quel pulcino isterico che tanto abbiamo amato e odiato durante Complicated Love?
Scopriamolo insieme.
Complicated Xmas è questo e molto di più.

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Ritorno a Breuddwyd

Genere: romance noir/drammatico/mistero

Trama:

«Tutti abbiamo un’etichetta cucita addosso, non siamo noi a sceglierla, è la società che ce la impone».

Ann Hughes è una donna forte, intraprendente, incasinata, istintiva e avventata.

Dopo aver trascorso gli ultimi cinque anni a Londra, ritorna nella sua città natale, Breuddwyd, una piccola località marittima sulla costa sud del Galles dove ritrova i suoi affetti e un mistero da risolvere: perché tutta la comunità chiama “mostro” il solitario Christopher Davies? Cos’ha mai fatto per meritare tanto odio?

Il senso di giustizia di Ann pizzica, mentre la giornalista che è in lei scalpita all’idea di conoscere la verità: ma sarà in grado di trovarla? E l’intera comunità come prenderà questo suo ficcanasare?

Odio, risentimenti e vecchie ferite che riprenderanno a sanguinare, saranno alcuni degli elementi principali di questa storia dalle tinte noir dove, a volte, l’amore può ferire più di uno schiaffo.

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PS: la promo è già attiva su Amazon, ma ricordate, avete tempo fino al 31 maggio 2023, dopo di ché gli ebook ritorneranno ai loro prezzi originari.

♥ P.P.S.S.: RICORDA, TUTTI I MIEI ROMANZI SONO GRATIS SE HAI L’ABBONAMENTO A KINDLE UNLIMETED!

Buona lettura e a presto.

Anna. ♥

Suzume al cinema.

Suzume, il nuovo lungometraggio di Makoto Shinkai ormai famoso anche in Italia grazie a titoli come Your Name, Il giardino delle parole, Weathering with you è ufficialmente uscito in tutti i cinema italiani da ieri, 27 aprile.

Sicuramente era una notizia attesa da molti fan che negli ultimi mesi avevano un po’ perso le speranze, me compresa, ma spero di aver il tempo di andare a vederlo al cinema: uno perché i cinema vanno sostenuti, visto che grazie a tutte queste paytv ormai la gente non smuove neanche il culo dalla sedia perché il nuovo film di rito arriva prima a casa loro e poi nelle sale quasi, e poi, soprattutto, perché un film visto al cinema è un’emozione unica di cui nessuno dovrebbe privarci, né la pigrizia, né il dio denaro.

Andate al cinema se vi va, non facciamo morire anche questo piccolo miracolo. ♥

E dopo il pippone a cui ormai sembra non riesca a fare a meno, eccovi il trailer del film in lingua originale, ma con i sottotitoli in italiano.

E tu?

Lo andrai a vedere?

Cosa ne pensi?