S come Self, non come Scartati.

Scrivere non è facile ma negli ultimi anni le centinaia di pubblicazioni self sembra vogliano dimostrare il contrario, tuttavia quante di queste pubblicazioni sono veramente meritevoli del vostro tempo e del vostro denaro?

Non sono certo qui per dirlo, anche perché i gusti sono personali, si sa, pertanto ciò che piace ad alcuni non sempre piace ad altri e viceversa, se poi siete come la sottoscritta che solitamente va contro le masse e che non ama quello che il resto del mondo adora, siete più o meno fritti. xD

Ciononostante vorrei dire la mia su questo tema che mi sta molto a cuore.

Spesso e volentieri si pensa che l’autore self sia uno scrittore che è stato scartato dalle CE, una persona che nessuno vuole e su cui nessuno vuole investire, ebbene, sfiatiamo questo mito perché non è sempre così. Spesso un autore self, è self per scelta o perché ha rifiutato proposte ai loro occhi sconvenienti da parti di CE.

Pubblicare in self implica una scarsa qualità del prodotto?

No, non sempre per lo meno.
Sono sincera e spesso capita che in giro ci siano cose che fanno rabbrividire, testi non impaginati, sgrammaticati e via discorrendo. Purtroppo l’auto pubblicazione è un arma a doppio taglio da questo punto di vista perché, se da una parte da la possibilità a persona di talento di esprimersi, dall’altra “tutti” si sentono scrittori e pubblicano anche se non hanno alle spalle le giuste conoscenze o il talento necessario.

Avete fatto caso a quanta gente al giorno d’oggi si ritiene essere uno scrittore?

E’ come assistere a un’epidemia. Ogni mattina qualcuno si sveglia e pensa di poter scrivere un romanzo, ma non è così facile, anzi, scrivere una storia è solo la punta dell’iceberg (se si vogliono fare le cose per bene, ovvio).

Dietro una pubblicazione ci sono tante cose: tempo, ricerche, fatica, stress, amore, pazienza e soldi, tanti soldi.

Scrivere non è facile e diffidate da chi dice il contrario.
Certo c’è a chi viene più naturale, c’è chi è più ispirato, ma scrivere non è facile, regalare emozioni, non è facile e questo indipendentemente dai gusti personali.

Una persona che si auto produce deve in primis scrivere il testo, poi, se non ha soldi per permettersi una figura professionale, deve revisionare da solo (o con l’ausilio di conoscenti) il romanzo, pensare alla cover, cercare un’immagine che si possa adattare alla propria idea di copertina, crearla, impaginare il romanzo in modo che sia ordinato e non una cosa non ben definita, pubblicarlo e poi pubblicizzarlo ovunque attraverso i vari canali, soprattutto i social, cosa non affatto facile, dato che esiste un muro fatto di diffidenza nei confronti degli scrittori self “non conosciuti”. Avete letto bene: NON CONOSCIUTI, questo perché se l’autore in questione è uno che vende bene, anche se sei self, ti si apriranno anche le porte del paradiso, diversamente, ti attende solo l’inferno delle porte sbattute in faccia o quasi. In questi ormai cinque anni di pubblicazione ho ricevuto tanti di quei no che se fosse esistita una raccolta punti, avrei preso il primo premio!

Chi decide di percorrere la strada della scrittura e del self in generale, non ha vita facile, soprattutto se sei agli inizi, il lato positivo che più si è giovani, più si può contare sui compagni di scuola o i colleghi di lavoro per spargere la voce, diversamente, è sempre un terno all’otto. Per cui, prima di dire che i self sono gli autori scartati dalle case editrici, ci penserei bene. Anzi mi permetto di dire che chi pubblica in self ci mette molto più impegno di chi viene selezionato da una CE che si occupa anche di editor e marketing, perché, diciamo anche questo, non tutte le CE sono uguali e più sono di nicchia, più non fanno nulla per promuovere e aiutare l’autore a crescere e farsi conoscere.

Questo mio discorso non vuole offendere nessuno o fare di tutta l’erba un fascio, ma in quanto autore self a volte mi sento chiamata in causa e offesa dalle continue illazioni, come se per colpa di poche persone che fanno le cose con i piedi, tutti vengono bollati come incompetenti, come se scrivessimo la prima cavolata che ci viene in mente e poi la mettiamo in vendita perché speriamo di diventare il nuovo King della storia della letteratura.

Il rispetto nasce anche dal non farsi dei pregiudizi.
Prima di giudicare, bisognerebbe fermarsi e pensare.
Prima di giudicare, bisognerebbe provare a comprendere, aprire la mente e non farsi guidare solo dall’odio preso in prestito da altri. Come sostengo in più occasioni in Ritorno a Breuddwyd è importante imparare a usare la propria testa, non a caso, la dedica scelta come apertura del romanzo è una frase pronunciata da Albert Einstein:

«Poche sono le persone che vedono con i loro occhi e pensano con la loro testa.»

Voi cosa ne pensate?
Siete più per gli autori di CE o per i Self?

Attendo le vostre risposte. ^_^

Peace & Love.

20 pensieri su “S come Self, non come Scartati.

  1. Il problema non è di essere self o con una CE, il problema è di proporre un prodotto di qualità che saprà essere apprezzato da più lettori possibile.

    Spesso, molti “autori” scelgono la via del self perché si considerano dei geni incompresi che nessuna CE potrà mai capire in questo secolo. Quindi, c’è una proliferazione di opere di scarsa qualità scritta da gente che dovrebbe leggere prima di scrivere e rileggersi dopo aver finito un capitolo, senza parlare dell’impaginazione tipo tesina delle superiori e di una copertina fatta alla bell’è con Canva.

    Allora, si potrebbe pensare che le CE selezionano le opere come l’Uomo del Monte sceglieva gli ananas. Dopotutto, l’editore deve incassare per pagare vari stipendi e fatture (ufficio stampa, editor, illustratori, tipografo…) e mica gli verrebbe in mente di pubblicare opere mediocri, no?

    Ma non è vero niente: quante volte siamo stati delusi da romanzi pubblicati da CE importanti, che hanno avuto un’intensa campagna pubblicitaria, con tanto di recensioni di “gente del mestiere”? Quante volte, una volta il libro finito ci siamo detti “Beh, questo me lo rivendo al libraccio o lo rifilo al bookcrossing locale”? E quante volte siamo stati gradevolmente sorpresi dopo aver letto un blogtale, un racconto on-line o un’opera self ottenuta per pochi Euro su Amazon (o addirittura gratis)?

    Credo che tutto sia nella visione dell’autore, dell’editore e del lettore: il mondo delle CE è difficile e quello che si sente in giro può scoraggiare un autore alle prime armi (personalmente, mi ritengo fortunato con la mia CE che non mi ha mai creato problemi) e venire la voglia di bypassarlo, a costo di dover superare i vari scogli di cui parlavi. L’editore deve incassare, non fa quel mestiere solo per amore dei libri e deve pagare le tasse anche lui. Quindi, spesso una CE seguirà la moda di turno, adattandosi ai gusti dei lettori e qui è il nodo del problema: il lettore è sempre più esigente e pronto a massacrare un autore solo perché qualche aspetto dell’opera non è stato del suo gradimento. Inoltre, l’omologazione dei gusti (veicolata da vari media, TV in primis) e l’abbassamento della soglia dell’attenzione (secondo i lavori di Gloria Mark) fanno si che le trame devono essere semplici, altrimenti il lettore distratto si perde, non ne capisce niente e parla male dell’opera (e quindi della CE e dell’autore) in rete. Basta guardare una fiction (della TV pubblica o meno) per capire, capiamoci, ci sono belle serie TV, ma quelle veramente degne di nota si contano sulla mano di un Simpson.

    Quindi, non importa se uno si CE o Self: conta la qualità dell’opera e c’è il buono e il cattivo dappertutto, anche con un libro stampato che mi è costato un’ora di lavoro (non farò nomi).

    Ecco cosa ne penso, scusa per l’eterno papiro!

    Piace a 1 persona

    • Scusa di cosa? Ho chiesto io un parere, per cui… ^_^
      E mi trovi molto d’accordo, soprattutto su alcuni titoli pubblicati da grandi CE e poi si rivelano così così.
      Dietro le pubblicazioni c’è un mondo che il lettore ignora e non è tenuto di sapere, però non amo che mi si venga detto che sono uno scarto perché pubblico in self. Io ho deciso di essere la “monnezza dell’editoria” di mio spontanea volontà.
      Ovvio che anche a me piacerebbe avere il mio libro in libreria o in uno stand al Salone del Libro, ma non voglio accontentarmi e forse per questo non verrò mai pubblicata.
      Non so la tua CE come funziona e, come anche detto nel post, non voglio offendere nessuno, ma se devo pubblicare, vorrei fosse per qualcuno che prende a cuore il mio manoscritto e lo tratti come lo tratterei io, che lo distribuisca e lo valorizzi e sponsorizzi.
      Forse è chiedere troppo?
      Può darsi, ma per ora è così. 🙂

      "Mi piace"

  2. Se stare sotto una CE garantisse qualità.. ma così non è! Anzi, molte volte le CE pubblicano non per la qualità dell’opera, ma per il nome, sicure di vendere quel prodotto come il pane perché attira il pubblico. Personalmente, per la mia breve esperienza da autrice di carte, le CE pensano solo ai profitti. E se non sei nessuno, ti trattano come nessuno. Puoi mettergli anche un bel lavoro sotto al naso.. quindi capisco chi pubblica in self, e non lo sminuisco di certo.

    Piace a 1 persona

    • Grazie e sì, hai ragione, basti vedere a tutte quelle “pubblicazioni fenomeno” che vedi in libreria, poi per carità, anche loro servono, perché se la CE non tirasse su qualche euro con questa gente, poi non potrebbe pubblicare e/o magari tradurre un’opera davvero meritevole di attenzioni, il problema è che sempre più spesso è il numero che conta e non la qualità.

      Piace a 1 persona

  3. Faccio parte della commissione boibliotecaria del mio paese e tutti i mesi presentiamo libri che ci vengono proposti da case editrici o autori. In questi quattro anni di lavoro ho visto un solo libro autopubblicato ed era ben fatto, invece tra tutti quelli pubblicati con case editrici di ben fatti ne ho visti solo quattro, tutto il resto era fufa pubblicata a pagamento.

    Piace a 2 people

  4. Tu lo sai: io ho scelto la strada della casa editrice e l’ho fatto per diversi motivi. Il primo è che non sono capace di impaginarmi il libro da sola (impaginare le mie poesie è stato un traum, che vorrei non dover mai ripetere!). La seconda è che sognavo le presentazioni in libreria e, senza una casa editrice alle spalle che fornisce le copie, le librerie non mi avrebbero mai accettato. La terza è che speravo l’editore si occupasse almeno un pochino della promozione, mentre invece ha fatto poco, pochissimo, diciamo lo stretto indispensabile. L’auto-promozione è un LAVORO ENORME e massacrante, dove si riceve un sì ogni dieci no (quando va bene) e dove bisogna sempre inventarsi qualcosa di nuovo. Eppure: non rinuncerei mai a scrivere e a pubblicare. Smetterei di essere io. ♥
    PS: mi vergogno ad ammetterlo, ma anch’io spesso sono prevenuta sugli autori self. È un pregiudizio che ci portiamo dietro e che mi impegno a mettere da parte. Ogni cambiemento inizia con un piccolo passo. Grazie per avermi fatto riflettere. 🙂

    Piace a 1 persona

  5. Io ho preso coraggio e ho inviato il mio primo romanzo a una casa editrice per farlo valutare. Purtroppo devo tenere in conto che potrebbero rifiutarmi senza nemmeno darmi una spiegazione e non mi piace questo atteggiamento. Il mio primo romanzo è uno young adult che racconta la storia di una ragazza autistica di nome Lucinda, quindi solo da questo puoi capire perché ci tengo così tanto. Ho scritto anche due fantasy e sto riscrivendo e migliorando il primo per proporlo a qualche casa editrice specializzata, speriamo bene.

    Piace a 1 persona

Lascia un commento