La casa tra le onde, di Hiroyasu Hishida.

Ciao a tutti e buon lunedì!
Siamo infine giunti all’ultimo film visto la settimana scorsa, quello che avevo salvato nella mia lista da tempo e che non mi decidevo mai di guardare: La casa tra le onde, di Hiroyasu Hishida.

Qualcuno di voi conosce questo film o ne ha mai sentito parlare?

No?

Tranquilli, ci pensa la vostra Shio! ♥

Inizio col dire che questo è il secondo film del sensei Hishida, papà anche di Penguing Highway, altro film molto particolare che ho apprezzato discretamente ma di cui ahimè non ho mai avuto il tempo di parlarvi.

Ma di cosa parla La casa tra le onde?

Prima di tutto è un film d’animazione con un target molto giovane dato che i protagonisti sono bambini delle medie, ma questo non implica che non possa essere comunque visto ed apprezzato dagli adulti, anzi, per certi versi questo film ha molto da insegnare in quest’epoca contrassegnata dal consumismo e dall’abbondanza.

La storia è incentrata su Kosuke e Natsume, due bambini che per i primi anni della loro infanzia si sono ritrovati a vivere insieme nello stesso condominio in cui viveva il nono di Kosuke, crescendo di fatti insieme, in più, Natsume, arriva da una situazione famigliare molto particolare che si verrà a scoprire i corso d’opera.
A inizio film tuttavia tra Kosuke e Natsume non sembra scorrere buon sangue, e i due seppur è evidente che si vogliano bene, non sembrano in grado di comunicare apertamente, a questa situazione si aggiunge la perenne gelosia isterica di Reina e l’allegra compagnia degli altri compagni del gruppo dei sei bambini che ci terranno compagnia per tutto il film; Yuzuru, Taishi e Yuri, a cui si aggiungerà anche Noppo.


Dissapori e incomprensioni sembrano al centro della storia, ma non solo. Tutto inizia quando si diffonde la notizia che nel vecchio complesso di appartamenti dove un tempo abitavano Kosuke, Natsume e le rispettive famiglie, ormai in disuso e in via di demolizione, viene avvistato il fantasma di un bambino. Incuriositi, il gruppo dei maschietti decide di indagare trovandosi a vagare in per il palazzo abbandonato e imbattendosi in Natsume e nel misterioso Noppo, a loro si aggiungono anche le altre due ragazze e il gruppo è al completo. Tra i due protagonisti nasce una discussione e una bomba d’acqua estiva arriva con la sua violenza inaudita, travolgendo tutti i presenti che nel mentre si erano spostati sulla terrazza dell’edificio.

I ragazzi si sveglieranno alla deriva, in un oceano immenso a bordo della casa che per l’occasione funge da nave, ma cos’è successo esattamente? Come mai la casa è stata trasportata in questo mare sconfinato e che fine hanno fatto tutti?

Eccovi il trailer:

Come potete vedere dal trailer, l’animazione è fluida e spettacolare, l’espressività dei personaggi, perfetta. Diciamolo, La casa tra le onde, a livello tecnico è di buona qualità, ma mi ha trasmetto una lenta agonia verso la fine.

Avete presente quando sembra che la fine non debba arrivare mai?

Ecco, a un certo punto, quando credevi di aver capito, si aggiungeva un pezzo, un tassello, un decisione presa dai personaggi che allungava il “brodo” narrativo.

Chi è Noppo l’ho capito a metà del film, tuttavia, ci metti un’infinità di tempo prima che la rivelazione ufficiale.

E’ un film brutto?

No, assolutamente, anzi, si lascia guardare.

I colori e l’animazione lasciano per certi versi incantati e la trama con tutte le sue metafore della vita, la rendono molto ricca e per nulla infantile, ma sinceramente avrei preso a schiaffoni Natsume per almeno metà del film. A un certo punto, verso la fine, volevo davvero menarla!! 😂 (ora capisco le persone che hanno odiato il mio piccolo Ed di Complicated Love 🤣🤣🤣)

Scherzi a parte, La casa tra le onde nasconde una morale molto bella e realistica. Invita al rispetto non solo delle persone, ma anche degli oggetti che ci circondato, della loro spiritualità. Nella cultura giapponese ogni cosa ha un anima, che questa sia una pianta, una sedia o una persona e per tanto va rispettata e ringraziata per il bene che ci ha fatto, per ciò che ci ha donato. In questo film spesso questa tematica si fonde con l’affetto che ci lega a una determinata cosa, a un determinato luogo e alle persone che lo hanno reso ancora più speciale. E’ sicuramente un film che va visto con il cuore e la mente aperta, consapevoli di trovarsi davanti qualcosa di speciale, soprannaturale, a cui non è possibile dare una vera spiegazione logica, ma va amato per quel che è. Le tempeste e le prove che i ragazzi affronteranno in quest’avventura alla deriva in un oceano sconfinato, a bordo di un palazzo galleggiante li farà crescere, maturare attraverso un percorso non sempre facile. Spesso si da per scontati che perché si è bambini, la loro vita sia facile, spensierata, ecco, questo film ci insegna in modo anche molto teatrale, che non sempre è così. Che anche il mondo dei bambini può nascondere delle ombre e che anche un giovane cuore può farsi carico di sofferenze e sensi di colpa per cose fatte o non dette.

Consigliato. ♥

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Le strade del male, di Antonio Campos.

Buon venerdì ♥
Eccomi per parlarvi del secondo film che ho visto sabato scorso sempre sulla piattaforma Netflix: lui è il secondo che mi avevano consigliato dopo Pinocchio e, ovviamente, ho provato a guardarlo!
Spiegare Le strade del male senza fare spoiler non è facile. Ci sono così tanti avvenimenti concatenati tra loro che è quasi impossibile nominarne uno senza farsi catturare nella spirale di quello successivo, ma ci proverò!

Le strade del male è un film del 2020 ispirato all’omonimo romanzo scritto da Donald Ray Pollock nel 2011 e con un cast davvero molto ricco e talentuoso.

Ma di cosa parla?

-Siamo a Ohio, America, nel 1945, subito dopo il secondo conflitto mondiale. Il film si apre con due incontri importati, due uomini che non si conoscono che incontrano due donne nella stessa caffetteria e che, nel bene e nel male, contribuiranno a cambiare la loro vita per sempre. Questi due uomini sono Willard Russel (interpretato da Bill Skarsgård) e Carl Henderson (interpretato da Jason Clarke). Passano gli anni e, dopo uno spoiler fatto dalla voce narrante su quello che succederà in una microscopica parte nel futuro, ritroviamo Willard e Charlotte, che nel mentre ha sposato, alla ricerca di una casa per mettere su famiglia e la trovano a Knockemstiff. La coppia seppur non propriamente accettata dalla piccola comunità è felice, si amano e hanno anche un figlio, in più Willard, che è un uomo molto religioso, appena trovato casa costruisce un piccolo santuario in una boscaglia a pochi passi dall’abitazione per raccogliere le preghiere della famiglia. Dovete sapere che i Russel sono molto religiosi per natura al punto che la madre di Willard, quando lui era in guerra, aveva pregato tanto e fatto un voto a Dio dove gli prometteva che se avesse fatto tornare a casa il figlio sano e salvo, gli avrebbe fatto sposare una ragazza della comunità, anche lei molto credente… una ragazza che non era Charlotte, ovviamente.-

Ho cercato di semplificare i primi 30 minuti del film, ma da qui sarebbe uno spoiler dietro l’altro e sinceramente non so fin dove potrei spingermi, per cui ho deciso di lasciarvi al trailer che vale più di mille parole. E’ in lingua inglese, ma le immagini parlano già chiaro. 😉

Dal trailer si capisce un po’ il genere e lo stile. E’ un film lungo più di due ore dove succede davvero di tutto, dove la violenza fisica e mentale fa i conti con un bigottismo religioso che mette a dura prova la fede. E’ un film che parla del mostro che si nasconde dietro un simbolo (in questo caso di chiesa), è un film che parla di storie, di vite che s’intrecciano e che alla fine sono costrette a scontrarsi. E’ un film che parla di solitudine dell’anima, di fatalità, di dolore, morte, crudeltà, disperazione, coraggio… L’amore presente è paragonabile all’odio, alla violenza e al disagio che si respira in ogni frammento di pellicola.

E’ un film disturbante?

Per certi versi, sì.

Ci sono dei momenti in cui ti chiedi come sia possibile che tutto sia collegato, che tutto debba accadere per un disegno divino più grande di noi e seppur queste riflessioni si possono spesso e volentieri applicare anche nella vita quotidiana di ognuno di noi (sempre sperando non in questi termini così estremi e violenti), lascia un senso di vuoto, di fatalismo, come se non ci fosse altra soluzione.

Mi sono imbattuta in questo film perché durante un discorso con mio nipote in cui si parlava di attori, avevo dichiarato che non amavo particolarmente gli Spider-man di Holland, perché in questa nuova versione dell’uomo ragno c’erano troppi elementi frivoli che toglievano attenzione alla bravura dell’attore in sé. So che probabilmente sto per bestemmiare, ma per me Tom Holland non è un grande attore, è bravo, ma non mi fa urlare al mostro sacro!
Come dire?
Quando lo vedo recitare, non mi trasmette nulla, tutto qui.
Non dico che non è bravo, ma in passato ho visto attori che sono riusciti a commuovermi anche solo con uno sguardo, vedi Michael Sheen, Al Pacino o Jim Sturgess, lui questo non riesce a farlo. Dopotutto si tratta solo di gusti personali che nulla tolgono al talento dell’attore in questione. Così mio nipote mi dice: “se vuoi vedere Holland in un ruolo serio e adulto, guarda Le strade del male, lo trovi su Netflix“.
Mugugno un secondo indecisa, ma so per certo che mio nipote ha dei buoni gusti, molto maturi per la sua età e mi metto subito a cercare il trailer sul cellulare: America del dopoguerra? Film che sembra una storia vera? Bill Skarsgård? Robert Pattinson?

Ok, mio!

Ed è così che mi sono immersa in questa storia dalle tinte molto noir che seppur non mi ha emozionata come se stessi guardando un capolavoro, mi ha comunque lasciata attaccata allo schermo per più di due ore, con in testa una sciame di domande, tristezza e compassione e, soprattutto, voglia di capire dove sarebbe andata a concludersi la storia. ^_^

Come dite? Cosa penso ora di Tom Holland?
Sostanzialmente il mio giudizio su di lui non è cambiato chissà che, rimane un’attore che non riesce a smuovermi emozioni forti o intense come hanno fatto altri in passato, ma devo anche ammettere che in questo film è stato bravo e meritevole di lodi. ^_^

E non solo lui, come già detto su, il cast è talentuoso: Tom Holland (Spider-Man, Avanger, Terre Selvagge), Robert Pattinson (Twilight, Batman, Remember Me), Bill Skarsgård (IT, Deadpool 2, Eternals), Harry Melling (Harry Potter saga, La regina degli scacchi, Waiting for the Barbarians), Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, Blackbird, Madame Bovary) solo per citarne alcuni…

Ammetto che nonostante il lato molto cruento e per certi infame della trama, il film nell’insieme mi è piaciuto e mi ha fatto pensare molto a quanto a volte il mondo sia pieno di tanti proverbiali “lupi travestiti da agnelli”. Grazie a moltissimi fatti di cronaca, italiani e non, non mi è stato difficile credere al lato oscuro del predicatore, alla sua lussuria, al suo credere estremo che porta ad atti di libidine e allucinazione, tuttavia se da una parte troviamo una figura “fragile” nelle sue convinzioni al punto da restarne soggiogata, dall’altra c’è la gente comune, quella che non ha altro a cui aggrapparsi che a Dio, a questa entità superiore che rivedono nell’uomo che lo rappresenta e di cui hanno una fiducia smisurata e completa.

Il bene e il male sono ovunque e questo film, seppur tratto da un’opera di fantasia, me l’ha ricordato attraverso un vortice di violenza e disperazione inaudito.

Non è un film per tutti e sicuramente da evitare se siete facilmente sensibili all’argomento religione o facilmente impressionabili.

Consigliato ma con qualche postilla.


Pinocchio, di Guillermo del Toro.

Vi racconterò una storia.
Una storia che credete di conoscere, ma non è così.

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla mia età 😑😂) ed uno che avevo messo da secoli nella mia lista.

Ebbene, inizierò dal primo che ho visto, quello che più mi ha incuriosita: Pinocchio!

Non credo sia il caso di spiegare la storia, dopotutto chi non ha almeno una volta sentito parlare di Pinocchio o visto le sue mille mila trasposizioni cinematografiche e/o animate?

Ebbene il Pinocchio di Guillermo del Toro è diverso dal solito, molto diverso. Ad esempio mancano alcune figure importanti all’interno della storia scritta da Collodi come il Gatto & la Volpe…anche se Mangiafuoco diventa il signor Volpe, per cui una strizzatina d’occhio allusiva c’è! 😉 Manca la figura della fata Madrina o Turchina, non esiste il Paese dei balocchi… non c’è nessun carabiniere che insegue il nostro protagonista per le strade cittadine… insomma, in questo caso definirlo un prodotto “diverso” dal solito, non è proprio un’esagerazione, ciononostante racchiude al suo interno tutti i sentimenti, gli insegnamenti e la moralità tipiche di questa storia scritta secoli fa.

Lo ammetto, non sono una gran fan del burattino di legno!

Nella mia vita ho visto tutte le versioni possibili: quella sceneggiata con Manfredi, quella della Disney, le due nipponiche a puntate e la più magica per me, quella che ho visto a teatro, con il mio amato e compianto Manuel Frattini, ma mi sono categoricamente rifiutata di vedere le due versioni di Benigni, sia quella dove lui interpretava il burattino, sia quella in cui impersonava Geppetto. Non chiedetemi di spiegarvi il perché, ma non mi hanno mai ispirato. E seppur abbia visto tutte le varianti possibili di Pinocchio, non sono mai riuscita ad amarlo per davvero (tolto quello di Frattini), ho sempre odiato il dolore (inconsapevole, per carità) che il burattino dava al povero Geppetto, ma questo è un mio limite personale: io odio chi fa soffrire il prossimo infischiandosene del dolore altrui, per cui ho sempre visto in Pinocchio una figura snervante e per certi versi crudele, anche se, ripeto, il personaggio in questione non è davvero consapevole del male che fa al prossimo attraverso la sua curiosità e i suoi capricci. Tuttavia devo ammettere che dopo quella del musical, questa di Guillermo del Toro è diventata una delle mie preferite: bella, emozionante, snervante, per carità, ma piena di una magia diversa, innovativa, con delle ambientazioni completamente diverse per me che non ho mai letto il libro e ignoro se si parli di queste particolari tematiche al suo interno. Quali direte voi? La guerra, solo per dirne una!

Eccovi il trailer in italiano per farvi un’idea della qualità dell’animazione in tutta la sua bellezza.

Cosa ne penso?

Innovativo, diverso, spettacolare! Questi sono i tre aggettivi che mi vengono in mente se penso a questo film.

E’ come aver davanti una storia di cui sai ogni particolare possibile per poi scoprire di non conoscerla affatto!

Animazione fluida, canzoni e musiche emozionanti e orecchiabili. Si vede che ogni dettaglio di questa pellicola è stato curato con amore e attenzione. Ho adorato particolarmente questo effetto “legnoso/legno intagliato” che è stato donato a tutti i personaggi all’interno del film sia umani che non, e poi lui, il Grillo parlante! La creaturina più picchiata, maltrattata ma al tempo stesso adorabile della storia delle storie! xD

In un contesto totalmente diverso dall’originale, troviamo una storia nuova, con un incipt innovativo ma che fa strizzare notevolmente l’occhio all’originale. Non voglio farvi spoiler, ma anche nel trailer si parla di un bambino, no? Ebbene il nome di questo bambino è già di per sé un omaggio al suo autore originale, che ho molto apprezzato.

All’interno del film ritroviamo gli stessi valori a cui Pinocchio ci ha abituati: non dire bugie, ascoltare quello che dicono gli adulti, andare diligentemente a scuola, non ascoltare o fidarsi degli sconosciuti, ma c’è di più! Qui troviamo uno spunto nuovo per certi versi, qualcosa di contemporaneo e attuale se vogliamo: il desiderio da parte degli altri di volerci diversi da come siamo, di plasmare il nostro carattere secondo i loro desideri, perché incapaci di amarci per quel che siamo davvero. Pinocchio è perennemente messo sotto un metro di giudizio, paragonato a una persona che non c’è più e che lui non potrà mai essere. Ma quanti di noi ci siamo trovati nella stessa situazione?

Quante volte ci siamo sentiti dire: ti credevo diverso/a, solo perché in quella specifica situazione non abbiamo assecondato chi ci era davanti?

Dietro questo film c’è molto di più, ma bisogna guardarlo con gli occhi del cuore e approcciarsi a lui come se si stesse guardando qualcosa di totalmente nuovo e non “la solita storia”.

Due piccoli, doverosi ps:
-la prima volta che appare Pinocchio, camminava tipo ragno e sono saltata, per cui, occhio!

-vedere questo film e il balletto finale del Grillo mi ha fatto tornare in mente Manuel e la magia che sprigionava quando danzava. Questo film è stato un personale salasso di ricordi più o meno dolorosi, ma che mi hanno comunque scaldato il cuore.

Consigliato! ♥

Blonde di Andrew Dominik.

Ciao a tutti, oggi parliamo di nuovo di film!
In questo periodo sto riuscendo a vedere molte cose, complice anche il fatto che il sabato dopo il lavoro è sempre un calvario e che spesso rimango impalata nel letto a causa dei dolori lancinanti, ma non parliamo di me, ma di lei, Marilyn e di una delle pellicole che penso più l’abbia rappresentata davvero, andando oltre le apparenze e i pregiudizi, Blonde di Andrew Dominik.

Ho da sempre avuto un rapporto conflittuale con la figura di Marilyn Monroe. Sinceramente non sono tra quelle che l’ammiravano, ma non mi era neanche antipatica, diciamo pure che era lì, punto. Tuttavia, in questi ultimi mesi, grazie a Netflix mi sono imbattuta in diverse opere a lei dedicate e ho scoperto qualcosa di più, e che ignoravo, e l’idea che mi sono fatta attualmente, ammetto mi ha un po’ turbata.

Blonde è un film crudo, forte, vero.

Tratto dal romanzo di Joyce Carol Oates che mescola fantasia a fatti reali in un mix sconcertante che dipinge non solo la diva, ma anche il lato umano e fragile di una donna vittima del successo e, per certi versi, carnefice di se stessa.

Essendo la trama fornita da Wikipedia troppo lunga, vi racconterò del film direttamente durante il passaggio sui miei pensieri personali, ma per ora, eccovi il trailer ufficiale:

Come anticipato su, non ho mai avuto un buon rapporto con la figura di Marilyn Monroe, ma questo film ha fatto crescere in me ancora più dubbi, creando ancora più conflitto tra l’odio (se così lo si può definire) e l’amore che da sempre provo per questa donna e la sua triste e folle storia. Il film inizia mostrandoci una Marilyn bambina, quando ancora tutti la chiamavano Norma Jeane. Norma è una bambina dolce, ma visibilmente turbata dal comportamento a volte violento della madre che arriva quasi ad ucciderla, perché in Norma vede la causa dell’abbandono dell’uomo che amava. Il padre della bambina è una figura onnipresente nella trama della storia, ma non la si vedrà mai per davvero, se non attraverso una vecchia foto che non fa intendere quale che sia davvero la sua identità. Dopo il tentato omicidio, la piccola Norma Jeane viene affidata ad un orfanotrofio e la madre internata in un ospedale psichiatrico.
Norma cresce, diventa una bellissima donna che vuole sfondare nel mondo del cinema ma qui, inizia il suo primo dramma… la prima realtà che lascia l’amaro in bocca, perché a quel tempo pareva una cosa normale: Norma Jeane si presenta per un provino dove viene violentata ed è così che nasce il mito di Marilyn Monroe. Se lei non avesse fatto quel provino, se non fosse stata violentata (prezzo da pagare per ottenere la parte), probabilmente il suo mito sarebbe arrivato molto dopo, oppure chissà, anche mai!

E’ triste e lascia riflettere. Sapevo già della violenza di Marilyn esattamente come so che è stato il destino di tantissime altre aspiranti attrici, soprattutto in quegli anni, ma non è da escludere che questo non avvenisse ancora negli ultimi decenni, prima del movimento del Me Too.

Per non essere troppo precisa e togliere il gusto a chi vorrà vedere questa pellicola di quasi due ore e mezza, Blonde parla dell’ascese e della fine di una donna che sostanzialmente si sentiva sola anche in mezzo a una folla di persone che l’adoravano come una diva.

Questa cosa mi ha fatto molto empatizzare per lei. Norma, vorrei chiamarla così perché nel film lei non si era mai sentita Marilyn, anzi, vedeva in lei una sorta di alter ego, un costume che era costretta ad indossare perché tutti lo volevano, la desideravano, ma non lei. Lei, Norma, desiderava solo essere Norma, desiderava solo essere amata, ma c’era anche qualcosa di rotto nel cuore e nella testa di questa donna tanto bella quanto fragile. La mia sensazione è che lei cercasse sempre la figura di un padre che non aveva mai conosciuto, che non l’aveva mai amata nei vari uomini della sua vita, ma al tempo stesso, doveva essere Marilyn, la donna frivola, tutta sorrisi e moine, una donna che non sentiva di essere, che quasi ripudiava come una estranea ma dalla quale non era in grado di sottrarsi e questo le costò il secondo matrimonio, quello con l’ex giocatore di baseball Jo di Maggio.

Marilyn aveva donato a Norma Jeane l’immortalità nei cuori della gente, ma le aveva portato via tutto: il suo candore, il suo diritto ad essere madre, la sua famiglia… il suo futuro.

Pellicola davvero di grandissimo impatto visivo, con scene crude, di nudo, ma vere al punto da percepirle fin dentro l’anima. Una fotografia interessante, un trucco impeccabile al punto che a volte fai fatica a capire quando la vera Marilyn dei filmati, è sostituita dalla sua grandiosa interprete che, oltre ad essere davvero una bellissima donna, è riuscita a sfiorare le corde del mio cuore attraverso una interpretazione magistrale.

Ambientazioni e cast, formidabili. Sinceramente ignoro dove finisce la verità e inizia la fantasia dell’autrice del romanzo a cui è stato ispirato il film, ma posso garantire che fino alla fine ho provato un senso di profondo disagio, dolore, tristezza per questa donna che sembrava aver avuto tutto dalla vita, ma che in verità le mancava la cosa più importante, l’amore per se stessa.

Anche la scelta degli attori è davvero ben azzeccata per quanto mi riguarda:
Ana De Amas nel ruolo di Marilyn, Adrian Brody interpreta il terzo marito, lo scrittore Arthur Miller, Bobby Cannavale nel ruolo di Joe Di Maggio, il secondo marito, Julianne Nicholson nei panni di Gladys, la madre di Marilyn e tanti, tantissimi altri.

Sinceramente è in film che consiglio di guardare per il forte impatto visivo, per vedere quanto spesso, dietro una facciata dorata, si nasconde una sofferenza palpabile costellata di piccoli e grandi drammi.
E’ un film che mi ha portata a riflettere e a mettere in discussione il modo in cui vedere questa donna, non che adesso sia diventata una sua fan, ma sento di capirla un po’ di più, di avvertirla più vicina al mio cuore.

Consigliato! ♥

Il lato pericoloso delle serie TV.

⚠️ATTENZIONE, SE SIETE FACILMENTE IMPRESSIONABILI, NON CONTINUATE LA LETTURA, GRAZIE. ⚠️

Ciao a tutti, vi ricordo che l’argomento trattato in questo post è delicato, per cui siete avvisati.
Per chi non mi segue da molto o non mi conosce bene, io sono fifona, motivo per cui evito i film horror o splatter, perché facilmente impressionabile a livello visivo, l’unico horror che riesco a guardare senza sentirmi turbata è Dracula di Coppola. Tuttavia, nonostante questa mia indole, amo i true crime, ossia opere che traggono fatti di cronaca realmente accaduti.

Sabato sera, dopo secoli, mi sono trovata al tavolo di un ristorante per una cena di famiglia + cinema annesso di cui vi parlerò in un altro post, e ho assistito a una discussione al tavolo accanto al mio su uno dei titoli più gettonati di Netflix, Dahmer.

In questa chiacchierata tra amici (i tavoli erano molto vicini, eravamo praticamente messi uno sopra l’altro e avvertivo distintamente parti della conversazione) le persone interessate parlavano di questa serie TV in positivo, dicendo quanto in verità Jeffrey Dahmer fosse coccoloso, dolce e tenero. Alla mia faccia sgomenta, anche mia cognata ha ammesso che persino al lavoro da lei, alcune sue colleghe hanno espresso lo stesso parere sulla figura di uno dei serial killer più crudeli e efferati della storia.

Dahmer coccoloso?

Dahmer tenero?

Qualcuno di voi ha visto la serie o conosce la storia di quest’uomo?

Dopo aver visto alcuni documentari con la voce originale del vero Jeffrey Dahmer e aver saputo per certo di cosa quest’uomo si sia macchiato negli anni, io sono la prima a dire che lui non andava imprigionato, ma curato. Era una persona che aveva bisogno di cure in un ospedale psichiatrico e non di un carcere dove poi è stato ucciso in circostanze “misteriose”.

Come si può pensare che una persona, un essere umano che ha fatto quello che ha fatto lui, possa essere considerato tenero, coccoloso o dolce?

Jeffrey Dahmer, a seconda dei vari casi, uccideva le sue vittime, le lobotomizzava trapanandogli il cranio e iniettando piccole quantità di acido nel cervello, le drogava, faceva sesso con i loro cadaveri (necrofilia, sì, avete capito bene), li mutilava, li smembrava, scioglieva alcune parti nell’acido mentre altre se le mangiava ed altre ancora le conservava per il suo personale altare della memoria. Al momento del suo arresto nel suo congelatore hanno trovato parti umane destinate alla cucina tra cui cuori e genitali… ha decapitato e conservato la testa di alcune sue vittime.. e qui mi fermo, perché non è proprio un argomento felice.

Sicuramente c’era della follia nella testa di quell’uomo, una follia che per quanto abbia cercato con tutte le sue forze di contrastare, è esplosa con una violenza inaudita, lasciando dietro sé una scia di sangue lunga 17 vittime, almeno questo è il numero delle vittime accertate, ma in questi casi si sa, la lista potrebbe essere più lunga.

E’ giusto provare simpatia per l’attore, Evan Peters che è stato magistrale.
E’ giusto provare ad empatizzare…
Ma quando si creano film o serie TV tratte da fatti veri e cruenti come questo, si dovrebbe sempre ricordare che dall’altra parte dello schermo ci potrebbe essere il parente di una di quelle vittime che guarda e che ancora soffre per quanto è successo.

Jeffrey Dahmer era un uomo che aveva bisogno di essere aiutato, studiato e protetto da sé stesso in primis, ma non confondiamo la finzione con la realtà. Quell’uomo, per quanto di bell’aspetto e reso ancora più affascinante dal suo interprete sul piccolo schermo, rimane un assassino che ha fatto cose orribili!

Scusatemi, non volevo fare la morale, ma quei discorsi mi hanno destabilizzata.
Fin dove può arrivare il potere della TV, dell’intrattenimento?
Fin dove la fragile mente umana, resa ancora più confusa dagli stimoli più o meno sbagliati che riceve di continuo nel quotidiano può arrivare?

Jeffrey Dahmer era vittima di sé stesso, della sua condizione.
Non era coccoloso.
Non era dolce.
Non era tenero.
Era solo un uomo solo, che avrebbe potuto essere aiutato a diventare quella persona migliore che tanto aveva desiderato diventare, ma che non gli era stato concesso.

Jeffrey Dahmer è:

Stephen Hicks19 anni
Steven Tuomi24 anni
Jamie Doxtator14 anni
Richard Guerrero21 anni
Anthony Sears24 anni
Eddie Smith28 anni
Ricky Beeks27 anni
Ernest Miller22 anni
David Thomas23 anni
Curtis Straughter19 anni
Errol Lindsey19 anni
Tony Hughes31 anni
Konerak Sinthasomphone14 anni
Matt Turner20 anni
Jeremiah Weinberger23 anni
Oliver Lacy23 anni
Joseph Bradehoft25 anni

Ecco, lui era le sue vittime, coloro che più di qualsiasi altra cosa meritavano di essere ricordate e le cui vite erano state stroncate troppo presto.

Peace e tanto Love. ♥

The Watcher (serie TV)

Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Sabato, al ritorno dal lavoro ero troppo stanca per stare al pc a lavorare al romanzo e ho letteralmente oziato a letto davanti alla televisione e la mia attenzione è stata subito attratta dal trailer di The Watcher dove si vedeva Bobby Cannavale, attore che sto imparando ad apprezzare attraverso varie sue interpretazioni. La cosa davvero buffa del mio rapporto con Bobby è che a parte per The Watcher, ogni volta che ho visto qualcosa con lui, non lo sapevo finché non è apparso! 🤣 Ma lasciamo perdere queste piccole sciocchezze e passiamo ai fatti: la serie TV targata Netflix, tratta da una storia vera “The Watcher“.
Eccovi il trailer:

Come potete vedere dal trailer, è la storia di una famiglia che si trasferisce in provincia nella casa dei loro sogni per lasciare la metropoli sempre più violenta e poco sicura quando si vive con un bambino e un’adolescente, ma al loro arrivo si accorgono subito di avere dei vicini poco gradevoli, percependo fin da subito un alone di ostilità.

Cosa ne penso?

Vi dico subito che ho visto l’intera serie in una giornata, anche perché è composta da soli 7 episodi che ti lasciano col fiato sospeso dal primo all’ultimo. Il cast è un mix di volti noti, tra i quali: Bobby Cannavale (The Irishman, Jumanji e La canzone della vita), Mia Farrow (ex moglie di Woody Allen), Naomi Watts (King Kong, 21 grammi e The Ring), Jennifer Coolidge (la MINF di American Pie, impossibile dimenticarla xD), Christopher McDonald (Thelma & Louise, Grease 2 e Flubber) e tanti, tantissimi altri attori i cui visi vi susciteranno un ricordo, soprattutto se siete ormai vecchietti come la sottoscritta. 😉

Qualcuno manda delle lettere anonime ai proprietari della casa situata al 657 Boulevard, osserva i loro proprietari e li stalkerizza facendoli cadere vittima di una rete fatta di angoscia e terrore. Non ci sono scene particolarmente impressionabili. L’intera serie è costellata più da una forte pressione psicologica che da veri e propri contenuti splatter. E’ il non sapere, il detto e non detto, quell’ombra che si aggira alle spalle dei protagonisti che ti fa sussultare… questa serie dalle forte tinte noir è piena di situazioni simili e tanto tanto mistero! Un’ovazione va fatta anche alla fotografia e al regista, per aver dato vita ad atmosfere così inquietanti da percepirle sulla pelle.

Ogni volta ti sembra di capire chi sia il misterioso The Watcher, ma poi tutto cambia, tutti gli indizi e la storia verte su altre figure, spostando l’attenzione dello spettatore. Io nel mio piccolo avevo da subito sospettato di due figure: la prima si è poi autoaccusata a fine serie (ovviamente non dico nulla per non fare spoiler), la seconda ha comunque avuto il fatto suo e non vi nego di aver anche un po’ gongolato. eheheh

Ma chi è davvero The Watcher?

Penso che per saperlo dovrete vedere la serie su Netflix o, se volete, in rete potrete trovare la “vera storia della casa situata al 657 Boulevard” ma, a prescindere, vi inviterei a non fare spoiler nei commenti per chi vorrà gustarsi questa bella serie che sarebbe davvero perfetta, se solo non fosse tratta da un fatto realmente accaduto: se penso all’angoscia vissuta da queste persone, mi vengono i brividi!

Da vedere, ma preparatevi a fare qualche piccolo salto dalla sedia! xD

Miyo – Un amore felino.

Buona domenica amici, come state?
Spero tutto bene. Io non mi lamento, è ricominciata la solita routine e si ritorna a districarsi tra le varie incombenze della vita: un virus intestinale di lì… un po’ di sano mobbing di là… insomma, il solito, dai! 😂Ma non parliamo delle solite, tristi, sfighettine, oggi parliamo di anime, anzi, di film d’animazione!

Miyo un amore felino è un film del 2020 disponibile su Netflix e narra le vicende della giovane Miyo, divisa a metà tra i sentimenti che porta nel cuore e la maschera che è costretta quotidianamente a indossare davanti alla sua famiglia e a scuola.

Affascinante tema quello delle maschere, non trovate?

Quanti di noi sono spesso costretti a fare buon viso a cattivo gioco?

Quanti si ritrovano spesso a dover sorridere mentre dentro stanno andando in pezzi?

Ecco, questo è ciò che sta accadendo alla nostra protagonista, ma prima di tutto, eccovi il trailer del film. 😊

Cosa ne penso…

Il film risulta da subito gradevole anche grazie a una splendida animazione con coloro molto vividi a cui ormai gli anime di nuova generazione ci stanno abituando. La storia poi era davvero graziosa e mi sono ritrovata a simpatizzare molto con Miyo e il suo smarrimento interiore, stesso discorso vale per Hinode, ambedue si portano dentro un tipo di sofferenza che ho provato e che ho percepito molto vivida. La parte che un po’ mi ha smontata è stata quella nella città dei gatti… troppo lunga.

***ATTENZIONE SPOILER***
La lotta per liberare Miyo dalla maledizione del gatto è stata davvero troppo allungata appesantendo di molto la parte finale del film, si poteva ridurre il tutto a cinque minuti, dieci, di film e invece a me è sembrata durasse ore, soprattutto se si pensa al modo in cui è stato poi sconfitto lo spirito “cattivo” del gatto, davvero molto semplificato e pertanto risolvibile in molto meno tempo, ma si sa, sono scelte da parte del regista o dell’autore e vanno rispettate. ^_^
***FINE SPOILER***

Tornando alla parte leggibile della recensione, mi sento comunque di consigliare questa pellicola che in un’ora e quaranta circa, riuscirà a catapultarvi nel cuore di due adolescenti spaccati a metà tra i sogni che custodiscono nel cuore e i desideri e l’egoismo degli adulti che gli stanno intorno e che ahimè spesso non coincidono. Miyo – Un amore felino è una storia dolce, ma folle al tempo stesso. Delicata ma anche per certi versi violenta, psicologicamente violenta, che potrebbe indurre anche a diverse riflessioni soprattutto far interrogare lo spettatore su quanto può celarsi dietro un sorriso. Sì, noi adulti spesso lo sappiamo perché l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, ma non riusciamo a vederlo negli altri perché troppo concentrati sui nostri problemi e poi, nessuno bada all’umore di un’adolescente perché notoriamente instabile: “E’ l’età”, non si dice forse così? Io sono stata spesso vittima di questa frase e della mancanza di empatia dimostrata dal mondo che mi circonda, per cui ho subito legato con la piccola Miyo e il vuoto che si portava dentro.

Consigliato ♥


Segnalazione “Animosa”

Ciao a tutti e buon inizio di settimana!
Anche se non ho ancora la certezza che quello che sto per scrivere, uscirà anche per la piattaforma Netflix Italia, non posso non segnalarvi una delle serie d’animazione che più ho amato negli ultimi dieci anni e per il quale provo un affetto smisurato: Tiger & Bunny“!

Segnatevelo sul calendario: venerdì 8 aprile, la seconda stagione di Tiger & Bunny sarà in chiaro su Netflix!

Cosa cosa? Non avete visto questa serie e non sapete come recuperare la prima stagione?

Netflix ha anche la prima, per cui, se avete l’abbonamento, siete a cavallo! 😉

Per farvi un’idea sulla storia, vi invito a leggere la mia recensione al manga scritta ormai una vita fa e che potete recuperare cliccando su “Tiger & Bunny recensione“.

E con questo è tutto, ricordate, l’8 aprile gli eroi torneranno a far danni (solo uno in verità 😂) nel tentativo di salvare il mondo! ♥

Eccovi il trailer, io non vedo l’ora!

Alice in Borderland

Ciao a tutti, oggi vi parlo di manga!
Sì, vi ricordate che sono anche un’appassionata del genere, vero? 😂
Beh, sabato scorso sono stata in fumetteria per il mio solito giro mensile e mi sono imbattuta in questa cover che potete vedere qui accanto e…boh, mi sono innamorata dei disegni!

Non conoscevo la storia di Alice in Borderland di Haro Aso e ignoravo che ne esistesse un live movie su Netflix, ma io sono più per il manga in questi casi: rapido e diretto e poi le tavole sono davvero ben disegnate, un piacere per gli occhi.

Questa che vedete è una riedizione, la prima risale al 2013/2017 ed era edita da Flashbook edizioni.

La saga riparte da capo con volumi da oltre 380 pagine editi da J-Pop. Alice in Borderland ti porta in un survival game che tanto vanno di moda ultimamente, basta vedere Squid Game, ma che nel mondo dei manga non è poi una rarità, basti pensare a titoli come Battle Royal, Mirai Nikki o Il gioco del Re (solo per citarne alcuni). Azione, paura, ingegno, suspense, sono solo alcuni degli ingredienti di questa storia piena di colpi di scene dove bisogna lottare se si vuole sopravvivere!

Trama presa da Amazon: Ryohei Arisu è all’ultimo anno di liceo e si considera già un fallito, senza prospettive ne idee per il futuro. Una notte è in giro a fare baldoria con i suoi amici, Chota e Karube, quando dopo degli impressionanti fuochi d’artificio si sveglia in uno strano luogo: “Borderland”, un mondo al confine con l’ignoto in cui per sopravvivere bisogna superare crudeli sfide!

La serie è composta da 9 volumoni al costo di € 12 cad. Un prezzo consistente, ma se si pensa al numero di pagine, neanche poi più di tanto: la carta costa, si sa…
Il genere è l’horror/soprannaturale per cui, se decidete di guardare la serie TV o sfogliare il manga o cercare altro sul web, potreste imbattervi a scene di violenza esplicita, per cui siete avvisati. 😉

Bene, spero di avervi incuriositi.

Alla prossima.

Shio ♥

PS: di Alice in Borderland esistono, oltre al manga, una seria da tre OAV e una live movie.

Sailor Moon Eternal – the movie

Buongiorno amici, come state?
Oggi torno a parlare di anime dopo credo secoli e lo faccio con una delle serie che più ho amato in vita mia, colei che ha dato letteralmente origine al mio caos personale nel mondo degli anime e manga: Sailor Moon!

Come sono diventata una seguace delle guerriere e, soprattutto un’appassionata del genere manga, l’ho già raccontato più volte, per cui non starò a ripetermi, e poi oggi sono qui per il film targato Netflix che, in due parti della durata di quasi due ore cad., narra le vicende della quarta stagione del manga, sì, perché esattamente come l’adattamento più recente, il Crystal, anche questo mostra la storia presente nel manga e non quella narrata dall’anime degli anni 90.

Ebbene… direi che è un grosso “NI” o, se preferite, un “SO“.

Guardando il trailer che vi lascio qui sotto, c’è da saltare dalla sedia per l’emozione, ma…

Beh, gustatevi il trailer:

Cosa ne penso:

E’ difficile da spiegare…
Da un lato c’è un’animazione di ottima qualità (ogni tanto il character design si deforma, ma bon, ci può stare), la storia è fedelissima al manga (come dovrebbe essere), ma manca di pathos. Dal mio personale punto di vista e spero che nessuno si offenda per questo (ormai sono circondata da persone con l’offesa facile 😅), manca di quelle atmosfere, musiche che hanno reso speciale l’edizione degli anni 90.

La quarta parte della serie è molto drammatica. Come si vede dal trailer, Mamoru (Marzio nella versione italiana) è affetto da un problema di salute serio, ma non ci sono musiche abbastanza coinvolgenti in questi momenti che creano quel trasporto emotivo che ti portava a piangere ogni 3×2.

Non mi sono emozionata.

Questo film è bello, visivamente bello, ma non mi ha trasmesso nulla e questo mi ha sconcertata perché io amo le Sailor, amo il manga, la vecchia serie degli anni 90 l’ho consumata, io AMO questo magico universo creato delle sapienti mani di Naoko Takeuchi, tuttavia, qui… il nulla.

Forse è solo un mio problema, forse sono cambiata o semplicemente invecchiata, ma non credo perché, se una cosa è commovente, con me sfonda una porta aperta.

Ripeto, è un bellissimo film, tecnicamente perfetto, ma vuoto… almeno per me, è vuoto di tutte quelle emozioni che nel manga mi hanno fatto fremere il cuore e nella vecchia versione (molto differente come storia), mi ha devastata.

Mi aspettavo sicuramente molto di più, forse avevo delle aspettative alte, ma non credo sia neanche questo, anche perché obiettivamente, è stato davvero fedelissimo al manga, per cui, per ogni appassionato che si rispetti, questo è un punto fondamentale. No, Sailor Moon Eternal è solo “freddo”, spoglio di quel coinvolgimento emotivo che delle belle immagini, abbinate a un’ottima musica (non dico quella della vecchia serie, che presumo non sia utilizzabile, ma investire su qualche buon compositore, quello sì), avrebbero dovuto creare, tutto qui.

Consigliato sicuramente per gli appassionati, ma occhio al senso di amarezza che potrebbe lasciare, potrebbe ho detto, eh? Non significa che tutti avranno la mia stessa impressione a riguardo, per cui, provate a guardarlo a cuor leggero e poi tirate le vostre somme! 😉

Shio.