Blog nato per condividere tutto quello che le mie "modeste" doti artistiche mi permettono di fare che siano esse recensioni, disegni, racconti e quant'altro.
Suzume, il nuovo lungometraggio di Makoto Shinkai ormai famoso anche in Italia grazie a titoli come Your Name, Il giardino delle parole, Weathering with you è ufficialmente uscito in tutti i cinema italiani da ieri, 27 aprile.
Sicuramente era una notizia attesa da molti fan che negli ultimi mesi avevano un po’ perso le speranze, me compresa, ma spero di aver il tempo di andare a vederlo al cinema: uno perché i cinema vanno sostenuti, visto che grazie a tutte queste paytv ormai la gente non smuove neanche il culo dalla sedia perché il nuovo film di rito arriva prima a casa loro e poi nelle sale quasi, e poi, soprattutto, perché un film visto al cinema è un’emozione unica di cui nessuno dovrebbe privarci, né la pigrizia, né il dio denaro.
Andate al cinema se vi va, non facciamo morire anche questo piccolo miracolo. ♥
E dopo il pippone a cui ormai sembra non riesca a fare a meno, eccovi il trailer del film in lingua originale, ma con i sottotitoli in italiano.
Ciao a tutti, è tanto che non vi parlo delle mie letture, in questi mesi ne ho fatte alcune, ma alla fine vuoi per impegni, vuoi per altro, non riesco mai a dedicare un po’ di tempo per scrivere quattro righe, ma oggi il tempo voglio trovarlo, perché questo romanzo è troppo, troppo carino per non essere omaggiato e letto.
L’emporio dei piccoli miracoli è il quarto libro che leggo di Keigo Higashino, dopo “La seconda vita di Naoko”, “Il mistero del lago” e “La colpa”, eccomi di nuovo qui a raccontarvi di questo talentuoso scrittore nipponico e della sua magia.
Questa non è una storia facile da raccontare a parole, è così perfettamente intrecciata e ogni personaggio e situazione, è così ben incastrata con altre, che non si può non parlare di una storia, senza rischiare uno spoiler, perché è di storie che si tratta. L’Emporio dei piccoli miracoli, racconta tante piccole storie, una per capitolo, che unite tra loro, ne creano una ancora più unica e meravigliosa.
Tutto inizia con un gruppo di tre ladruncoli in fuga dopo il misfatto. Mentre sono alla ricerca di un rifugio dove trascorrere la notte, si imbattono nel vecchio emporio di quartiere, ormai abbandonato da anni. Qui i tre discutono sul da farsi, e proprio quando si stavano sistemando per la notte, ecco che sentono recapitare della posta, introdotta direttamente nel negozio attraverso la la buca delle lettere situata nella saracinesca. I giovani avevano scoperto del particolare passatempo dell’ex proprietario del negozio attraverso una rivista dell’epoca, secondo cui, il signor Namiya, l’anziano titolare dell’emporio, aveva intrapreso un’attività di consulenza in forma anonima che consisteva nel recapitare una missiva nella buca per la posta sulla parte anteriore del negozio a cui lui avrebbe fornito una risposta che avrebbe posizionato nella cassetta per il latte, posizionata nella parte anteriore del locale.
Curiosi, i tre giovani la aprono e la leggono la posta che è espressamente intestata all’emporio Namiya, trovandosi davanti a una richiesta di consiglio da parte di una donna che si firma “Lepre nella luna“. Attraverso uno scambio epistolare con Lepre nella luna, non solo i tre scoprono che questa donna in verità scrive dal passato, ma che le lettere che dovrebbero essere recapitate in un lasso di tempo che varia da 24h a giorni, a loro arrivano in pochi minuti.
Ma com’è possibile?
Per saperlo dovrete per forza leggere questo libro, perché non mi sarebbe possibile spiegarlo senza dovervi raccontare per filo e per segno la trama, e dato che sono intollerante agli spoiler, fatevi un regalo e, se vi piacciono le storie con intrecci e una punta di fantastica, surreale magia, L’Emporio dei piccoli miracoli è il vostro libro!
Edito da Sperling & Kupfer, il romanzo conta ben 341 pagine ricche di magia e mistero.
Cosa ne penso?
Sicuramente L’Emporio dei piccoli miracoli è stata una bellissima lettura, lo dimostra il fatto che l’ho letto tutto in pochissimi giorni, perché ne ero letteralmente innamorata. Ho adorato ogni storia, ogni intreccio, ogni piccolo miracolo scaturito da queste pagine che parlano di amore, di nuove opportunità, di gratitudine, vita e, ahimè, morte.
Tante vite che si uniscono e si incrociano tra di loro, dando la sensazione di essere parte di un disegno più grande che mi ha affascinata.
Unica nota leggermente dolente (ma questo è un mio limite) è che quando ho a che fare con romanzi che parlano di soprannaturale, tendo un po’ ad annoiarmi quando questo non si manifesta. E così spesso ho trovato pesanti le parti in cui l’autore preparava il lettore narrando la parte ordinaria della storia dei vari personaggi, fino al “miracolo“, ma a parte questa mia piccola limitazione, ritengo che questo libro sia una bellissima storia, una coccola emotiva che ti fa sentire in pace col mondo e che ti porta per certi versi a chiederti se non ci sia ancora qualcosa di buono nel prossimo.
Ciao a tutti, dopo tanto, che ne dite di parlare di manga?
Quello che vi propongo oggi è una serie composta in 10 volumi, conclusa in patria, ma che in Italia dovrebbe essere uscito da poco il secondo se non erro, edito dalla J-Pop: La nave di Teseo di Toshiya Higashimoto.
Conoscete il paradosso della nave di Teseo?
Dovete sapere che la nave del mitico eroe greco Teseo si mantenne nel tempo grazie al fatto che man mano che una parte di essa deteriorasse, veniva cambiata, ma questo a portato a un cambiamento totale del materiale della nave che, però, è rimasta originale nella sua forma, anche se non nel suo contenuto. Sì, lo so che è un concesso un po’ difficile da spiegare in breve, ma sostanzialmente il paradosso consiste in un oggetto (la nave in questo caso) che nell’arco del tempo ha subito un cambio di componenti con materiali nuovi che hanno preso il posto di quelli danneggiati, riuscendo però a mantenere la sua originalità.
Come dite? Non ci avete lo stesso capito nulla?
Se volete documentarvi meglio, eccovi il link di wikipedia: CLICCA QUI.
Pensando al paradossi, si spiegano tante cose sulla storia base del manga…, ma prima la trama presa direttamente dal sito della J-pop: Nella vita di Shin Tamura sembra stare per germogliare finalmente il primo barlume di felicità. 28 anni fa, suo padre è stato responsabile di un avvelenamento di massa che uccise più di 20 bambini di una scuola elementare e, da allora, Shin è cresciuto con addosso lo stigma di essere il figlio di un criminale. Ma ora, la vergogna e il disprezzo che prova verso la sua figura paterna stanno per essere lavati via dal fatto che egli stesso sta per diventare genitore. Una tragedia inaspettata scaraventa però di nuovo Shin nel baratro della disperazione e lo spinge a tornare tra le nebbie dell’Hokkaido, là dove tutto ebbe inizio, per affrontare il suo passato e fare luce, una volta per tutte, sulle colpe della sua famiglia… da molto più vicino di quanto non avrebbe mai immaginato.
Cosa ne penso?
Finora ho letto solo il primo volume e devo ammettere che mi ha intrigato molto! Si parla di una tematica molto sensibile in Giappone: i crimini dei parenti che ricadono sulla famiglia. Dovete sapere che questa mentalità è molto sentita in Giappone, lessi anche un libro tempo fa, s’intitolava proprio “La Colpa” (per leggere la recensione, cliccate QUI) in cui si leggeva proprio la difficoltà del protagonista, il cui fratello aveva commesso un omicidio, di poter continuare a vivere senza essere additato come il parente di un’assassino. Ebbene questo avviene anche al nostro protagonista, Shin, e a sua madre, che da quel momento hanno interrotto ogni rapporto con il parente criminale .
Shin ha dei ricordi molto sbiaditi del padre e, ancora meno, di quelle che erano le indagini che riguardavano il caso di cui si era macchiato. La madre, ormai diventata l’ombra di sé stessa, non ne parla volentieri e l’unica che sembra intenzionata a scoprire la verità sui fatti avvenuti 28 anni prima è solo sua moglie ormai pronta al parto.
Mi piacerebbe dirvi molto di più, ma vi rovinerei la sorpresa. Posso però dirvi che è una storia molto carina, scritta bene e che se anche la tematica non è proprio originale, ma già sfruttata da film e/o libri, devo ammettere che non mi ha annoiata, anzi. I disegni sono molto particolari e ti fanno sentire parte della storia. Mistero, indagini e colpi di scena non mancheranno ed è solo il primo volume!
Consigliato agli amanti del genere soprannaturale, del mistero e del poliziesco. ♥
Buongiorno e buon lunedì a tutti! Sabato, al ritorno dal lavoro ero troppo stanca per stare al pc a lavorare al romanzo e ho letteralmente oziato a letto davanti alla televisione e la mia attenzione è stata subito attratta dal trailer di The Watcher dove si vedeva Bobby Cannavale, attore che sto imparando ad apprezzare attraverso varie sue interpretazioni. La cosa davvero buffa del mio rapporto con Bobby è che a parte per The Watcher, ogni volta che ho visto qualcosa con lui, non lo sapevo finché non è apparso! 🤣 Ma lasciamo perdere queste piccole sciocchezze e passiamo ai fatti: la serie TV targata Netflix, tratta da una storia vera “The Watcher“. Eccovi il trailer:
Come potete vedere dal trailer, è la storia di una famiglia che si trasferisce in provincia nella casa dei loro sogni per lasciare la metropoli sempre più violenta e poco sicura quando si vive con un bambino e un’adolescente, ma al loro arrivo si accorgono subito di avere dei vicini poco gradevoli, percependo fin da subito un alone di ostilità.
Cosa ne penso?
Vi dico subito che ho visto l’intera serie in una giornata, anche perché è composta da soli 7 episodi che ti lasciano col fiato sospeso dal primo all’ultimo. Il cast è un mix di volti noti, tra i quali: Bobby Cannavale (The Irishman, Jumanji e La canzone della vita), Mia Farrow (ex moglie di Woody Allen), Naomi Watts (King Kong, 21 grammi e The Ring), Jennifer Coolidge (la MINF di American Pie, impossibile dimenticarla xD), Christopher McDonald (Thelma & Louise, Grease 2 e Flubber) e tanti, tantissimi altri attori i cui visi vi susciteranno un ricordo, soprattutto se siete ormai vecchietti come la sottoscritta. 😉
Qualcuno manda delle lettere anonime ai proprietari della casa situata al 657 Boulevard, osserva i loro proprietari e li stalkerizza facendoli cadere vittima di una rete fatta di angoscia e terrore. Non ci sono scene particolarmente impressionabili. L’intera serie è costellata più da una forte pressione psicologica che da veri e propri contenuti splatter. E’ il non sapere, il detto e non detto, quell’ombra che si aggira alle spalle dei protagonisti che ti fa sussultare… questa serie dalle forte tinte noir è piena di situazioni simili e tanto tanto mistero! Un’ovazione va fatta anche alla fotografia e al regista, per aver dato vita ad atmosfere così inquietanti da percepirle sulla pelle.
Ogni volta ti sembra di capire chi sia il misterioso The Watcher, ma poi tutto cambia, tutti gli indizi e la storia verte su altre figure, spostando l’attenzione dello spettatore. Io nel mio piccolo avevo da subito sospettato di due figure: la prima si è poi autoaccusata a fine serie (ovviamente non dico nulla per non fare spoiler), la seconda ha comunque avuto il fatto suo e non vi nego di aver anche un po’ gongolato. eheheh
Ma chi è davvero The Watcher?
Penso che per saperlo dovrete vedere la serie su Netflix o, se volete, in rete potrete trovare la “vera storia della casa situata al 657 Boulevard” ma, a prescindere, vi inviterei a non fare spoiler nei commenti per chi vorrà gustarsi questa bella serie che sarebbe davvero perfetta, se solo non fosse tratta da un fatto realmente accaduto: se penso all’angoscia vissuta da queste persone, mi vengono i brividi!
Da vedere, ma preparatevi a fare qualche piccolo salto dalla sedia! xD
Ciao a tutti, dopo il lungo delirio per la pubblicazione del mio terzo romanzo, finalmente, torno a parlare dei romanzi degli altri e, più nello specifico, del secondo romanzo di Yannick Roch, autore di libri gialli e amministratore del blog “Inchiostronoir“.
Ma partiamo dalla sinossi: Tra i melodiosi boulevard parigini negli anni Trenta, la vita della pianista prodigio Mathilde Levannier è completamente assorbita dagli spartiti, dai concerti e dalle rigide aspettative familiari fino a quando, poco prima del suo debutto nella prestigiosa Salle Gaveau, “La Fatina dalle mani d’avorio” improvvisamente scompare. Lo studio investigativo di Renard e Tortue dovrà adesso essere pronto ad affrontare, dopo la risoluzione del caso nel primo romanzo poliziesco Il Maestro dei Morti, una nuova e intricata indagine ambientata nell’affascinante e spietato mondo della musica classica.
Come vi dissi già tempo fa durante la segnalazione, in passato ho avuto il piacere e l’onore di leggere la prima opera di Roch con protagonisti i tuoi investigatori Renard e Tortue e sono felice che mi sia stata data l’opportunità di leggere anche questo seguito, dove i nostri bravi detective sono stati chiamati a risolvere un caso di scomparsa molto particolare che profuma di mistero in una Parigi dei primi del novecento.
Scheda libro: Titolo: Si chiamava Mathilde Autore: Yannick Roch Genere: Giallo storico/Mistery Casa Editrice: Les Flâneurs Edizioni Data di pubblicazione: 20 gennaio 2022 Numero pag. edizione cartacea: 168. Disponibile in entrambi i formati e GRATIS per gli abbonati a Kindle Unlimeted.
Impressioni personali: A distanza dalla precedente recensione, quella per il suo primo romanzo: “Il maestro dei morti” che potete recuperare cliccando QUI, la mia esperienza col genere non si è ampliata, ma come già detto, è un mondo che non ho mai voluto approfondire più di tanto, per cui, le mie impressioni rimangono genuine ma “da non addetta ai lavori“, tuttavia saranno sicuramente più veritiere ed empatiche, ma meno tecniche. In primis dico subito che anche questo romanzo mi è piaciuto! E’ stato bello ritornare a Parigi al fianco di Renard e Tortue, ritrovare vecchie conoscenze e farne di nuove. Il caso inizia un po’ come il precedente, con una misteriosa scomparsa, ma si scosta completamente dalla prima opera creando intorno al nuovo “fatto”, un alone di mistero e ambiguità che solleticherà la curiosità del lettore.
Scritto anche questo in terza persona, il testo risulta scorrevole e per nulla scontato, con un delizioso approfondimento su alcuni fatti storici dell’epoca che non guasta e arricchisce ancora più la particolarità di questa storia che, secondo me, potrebbe avere anche un seguito… proprio così, leggendo il finale ho avuto la sensazione che il bravo Yannick tornerà ancora a Parigi e che in un futuro spero non troppo lontano, sentiremo ancora parlare di Renard, Tortue e Lequeuf. 😉
Ps: io ho risolto il caso prima della metà del libro, quanti di voi ci riuscirebbero? Vi sfido a provarci! Leggete il romanzo a fatemi sapere in quanti ci sono arrivati prima dei nostri bravi detective ma, ovviamente, senza spoilerare o guai! 😉
Stamani iniziamo la giornata con una bella segnalazione librosa: siete pronti a tornare a Parigi?
Siete pronti per un nuovo caso di Renard e Tourte?
Yannick Roch tornare con una nuova indagine dei due famosi e abili detective parigini edita da Les Flâneurs Edizioni.
Correte a leggere l’articolo qui sotto!
Buona lettura.
Shio ❤️
Ciao amici! Eh sì, avete letto bene: il mio nuovo romanzo sarà disponibile a breve in versione cartacea e in e-book! Ma lasciate che vi racconto tutto… Fonte: “Paris at Night” by x-horizon, su DeviantArt Se siete dei lettori regolari di questo blog, saprete sicuramente che il mio primo romanzo “Il Maestro dei morti” è […]
Ciao a tutti, amici e buon lunedì! Oggi vi parlo di un romanzo che esce un po’ dai miei soliti canoni. Più o meno a metà febbraio, sono stata contattata dall’autore che mi ha proposto il suo romanzo per una recensione. Come ben sapete, difficilmente faccio recensioni su richiesta, perché ho tempistiche molto lunghe e, quando leggo, preferisco farlo puntando su titoli che desideravo davvero approfondire e non su altri che mi vengono chiesti/imposti, ma Yannick non solo è stato di un’educato disarmante e ha accettato di invecchiare a causa dei miei tempi lunghi, ma ha due caratteristiche che mi hanno fatto subito tentennare verso un sì: è francese e il suo romanzo è ambientato a Parigi, città che amo. Con queste premesse un po’, se vogliamo dire, infantili. Sono entrata nel mondo degli investigatori Renard e Tortue in una misteriosa Parigi del 1933, ma prima, la sinossi: Settembre 1933. Mentre nell’alta borghesia della Ville Lumière esplode la moda degli spettacoli di magia dell’enigmatico Monsieur Larnac, la scomparsa improvvisa di madame Géraldine getta la famiglia Lathune nella disperazione. La polizia annaspa, finché l’intervento di due investigatori privati – lo stravagante Renard e il più posato Tortue – non riesce a districare la fitta trama tessuta dalle menti criminali che si nascondo dietro le facciate maestose dei palazzi parigini. Fra cervellotiche sciarade e incursioni nell’occultismo, Il Maestro dei morti offre al lettore il gusto classico del romanzo poliziesco e una riflessione sulle inquietudini che si annidano nell’animo umano.
Dati: Titolo: Il maestro dei morti Autore: Yannick Roch Genere: Giallo storico/Mistery Edito: Les Flâneurs Edizioni Data di pubblicazione: 25 agosto 2019 Numero pagine: 118
Impressioni personali: Come già detto su, non è un genere di romanzo che solitamente cerco. Non sono mai stata molto attratta da gialli o romanzi polizieschi e, anche se in passato qualcosina ho letto, come ad esempio Sherlock Holmes (restando nel genere gialli storici), sostanzialmente negli ultimi anni, ho letto molti autori asiatici, pochissimi italiani e qualcosina di americano. Questa mia piccola mancanza non mi permette di avere un termine di paragone ma posso dirvi fin da subito che la storia mi ha preso. Si parte da un’indagine su una misteriosa scomparsa di una nobildonna dell’alta società. Agli inizi si ipotizza addirittura una scomparsa volontaria ma poi, attraverso indagini, enigmi e metodi a volte ai limite della legge, si scoperchierà un vaso di Pandora che ingoierà l’intera borghesia francese facendola tremare fin nelle fondamenta.
La storia è avvincente. I due detective sono così naturali nei loro atteggiamenti che, in più occasioni, ho avuto l’impressione di essere seduta con loro nello studio a sorseggiare un tè o a scrutare la mappa cittadina alla ricerca di indizi. Molto intricante l’enigma che porta alla soluzione del caso e i rapporti personali tra i vari componenti. Adorabili e dovute sono anche le note a bordo pagina per chi non conosce Parigi e, soprattutto, i costumi e le usanze della città negli anni 30. Il romanzo è scritto in terza persona, la narrazione è scorrevole e solo in pochissimi passaggi, si perde il “punto di vista” del narratore che, però non toglie pathos e significato a un libro che vale sicuramente la pena di leggere, sia per le atmosfere, sia per la storia intricata e avvincente. Yannick, con la sua narrazione è riuscito a portarmi davvero indietro nel tempo, avete presente quando guardate una serie storica e gli atteggiamenti, i modi di fare, tutto ti fa rivivere quel determinato periodo? Ecco, questo avviene anche nel romanzo di Yannick Roch: “Il maestro dei morti“. Soprattutto quando racconta delle strade di Parigi o in quelle scene in cui i due investigatori si trovano soli nel loro studio a consultarsi, è come entrare in una piccola capsula del tempo e apparire accanto a loro, in una Parigi umida e cupa del 1933.
Consigliato.
PS: potete trovare il romanzo online su tutti gli app store, fateci un pensierino. 😉
Ciao a tutti, oggi vi parlo del primo romanzo di una coppia di esordienti: Elena e Laura Canepa e il loro: “Il segreto degli alberi“. Per essere il loro primo romanzo, direi che di carne al fuoco ne hanno messa e tanta. Suddiviso in due distinti periodo temporali, le “sorelle del web”, ci portano prima in Inghilterra nel presente dove una vedova di mezz’età si prepara a fare la sua offerta per l’acquisto di una prestigiosa villa che desidera far diventare un orfanotrofio e poi in Polonia dove, la donna ha vissuto la sua infanzia tra le mura di un convento gestito da suore ma, dato che come sempre faccio pena nel spiegare le cose, vi lascio la sinossi direttamente estrapolata da Amazon: Inghilterra, 1948. Sulle verdi colline di Pineswood, Villa Lemon sorge elegante e sontuosa: il magnifico giardino e le stanze ampie e luminose non possono che far innamorare la nuova proprietaria, Endelaman Crosel, che ha finalmente l’opportunità di iniziare una nuova vita e realizzare il suo sogno di aprire un orfanotrofio. Il ricco e arrogante Lucas Blake, però, vede in questo progetto una minaccia alle sue lussuose ambizioni. Endelaman non si lascerà intimidire, lungo il suo cammino conoscerà molte persone animate dalle sue stesse buone intenzioni, degli amici fidati e un affascinante giardiniere. Ma l’inaspettato arrivo di un neonato a Villa Lemon risveglierà un’ondata di ricordi: un convento in Polonia nel 1910 e un terribile segreto, sepolto per anni, che tornerà alla luce cambiando per sempre il suo destino.
Cosa ne penso: Allora, partiamo dal presupposto che non è il mio genere. Io, come potete vedere dalle poche recensioni da me pubblicate, difficilmente leggo romanzi rosa e, soprattutto, storici. In passato ci ho provato, ma con scarsi risultati, tuttavia in questo delle sorelline Elena e Laura non c’è solo amore, c’è mistero, intrighi e una serie infinita di intrecci che compongono quell’immensa matassa che è la trama e che, pian piano e con sapienza, le due attrici sbrogliano attraverso le azioni della sua protagonista: Endelaman Crosel. La lettura è scorrevole e il testo scritto bene e non si fa fatica ad arrivare fino alla fine. E’ un romanzo che può essere letto da tutti, non bisogno necessariamente essere un fan dei romance per leggerlo anche perché ogni sentimento al suo interno non vieni sfibrato e osannato come può avvenire nei romanzi di quel genere. E’ tutto molto bilanciato e ben congeniato, pertanto consiglio questo romanzo non solo a coloro che amano i romance non troppo sdolcinati, ma anche a chi ama gli intrecci e le trame fitte con qualche buon colpo di scena. Mia piccola postilla personale, ma premetto che è da sempre un mio problema: i nomi! Ho fatto una fatica bestiale a tenere a mente i nomi dei bambini dell’orfanotrofio in Polonia e quello della protagonista che, nella mia testa ormai suonava come Endel. Pertanto, chiedo ufficialmente alle autrici di venirmi in contro nel loro prossimo romanzo e di ricordarsi che la vecchia Shio fa fatica a ricordare i nomi troppo elaborati o fuori dai classici Giuditta e Gelsomina e di non congegnarne di così complicati. xD (scherzo ovviamente sulla richiesta, ma non sulla mia difficoltà mentale).
Spero di avervi incuriositi un po’. “Il segreto degli alberi” di Elena e Laura Canepa, vi aspetta su Amazon sia in formato ebook che cartaceo.
Questa generazione di americani, la vostra generazione di americani, ha un appuntamento col destino…
[Franklin Delano Roosevelt e John Frizgrald Kennedy].
Ciao a tutti e buona domenica! Oggi vi parlo della mia ultima lettura: “Il Complotto” di James Hepburn. Questo non è un romanzo, qui si parla di date, fatti, avvenimenti precedenti e successivi all’omicidio tra i più cruenti del genere umano. Presentato come la contro inchiesta della famiglia sull’omicidio del presidente Kennedy, “Il complotto“, vanta di far luce sulle macchinazioni avvenute negli anni che precedettero la morte del presidente degli Stati Uniti d’America, ma sono sincera, dalla sinossi e da tutto quello che viene riportato sulla quarta di copertina, mi aspettavo qualcosa di decisamente diverso. La particolarità di questo libro è la versione tradotta e quasi completamente sconosciuta ai più. Difatti, in verità, questo manoscritto e la sua esistenza è il mistero nel mistero. Apparso per la prima volta in Francia, fu poi pubblicato in Inghilterra e qualche copia fu stampata anche qui in Italia in una casa editrice torinese ma, fino a quando “Il complotto” non è stato ripreso in mano e ripubblicato in modo serio, la vecchia edizione italiana era pressoché inesistente. Possiamo dire che la storia e l’esistenza di questo romanzo, sono di per sé un enigma che si prefissa di portare il lettore man mano nei retroscena di questa indagine che fu anche materia di spunto e studio del famoso sostituto procuratore di New Orleans, Jim Garrison che forse, molti di voi, ricorderanno anche grazie al suo ruolo nel film di Oliver Stone: “JFK – un caso ancora aperto”, di cui vi ho parlato tantissimo tempo fa e che, aveva il volto di Kevin Costner.
Cosa ne penso… Posso dirvi che mi ha lasciata molto spiazzata. Non per le ipotesi in esso contenuti, ma perché fino a più di metà del libro, non si parla affatto dell’assassinio di Kennedy, ma l’intera opera delinea un quadro a 360° su quello che era l’ambiente militare, mafioso, prospero… su quello che era il potere e chi lo deteneva in America in quegli anni e il loro rapporto conflittuale con la politica Kennedy. E’ un libro che racconta cosa ha indotto queste persone tanto potenti quanto pericolose a organizzare l’assassinio di uno degli uomini più importanti del mondo e di quanto marciume propagava intorno al presidente. Ci sono state macchinazioni, negligenze, tradimenti. Che Kennedy non fosse morto per mano di un solo uomo, questo era chiaro a chiunque e, prima ancora del film di Olivers Stone, prima ancora dell’indagine di Garrison che si opponeva alla commissione Warren che dichiarò e indicò in Osvald l’unico artefice materiale dell’assassinio, c’era questo libro scritto con l’auto dei servizi segreti francesi e russi, ma non solo… “Il Complotto”, nella sua precedente edizione uscita negli anni 70, fu il primo a spiegare, attraverso un grafico tracciato da un cecchino esperto, le varie traiettorie dei proiettili che colpirono Kennedy e parte della sua scorta e che, ne decretarono la fine. La verità dietro la morte di quest’uomo è ancora parzialmente secretata negli archivi di stato americano. Forse non avremo mai una conferma ufficiale di quello che è realmente successo o forse sì. Sicuramente questo libro solleva il sipario su uno scenario alternativo da alcuni punti di vista, ma già conosciuti grazie al film interpretato da Kevin Costner. Non dico che non mi sia piaciuto ma, sostanzialmente, non dice nulla di più di quello che tutti già sappiamo. Sono da sempre stata affascinata dal mistero che avvolge questa sfortunata famiglia e i suoi componenti, ma sinceramente avrei preferito leggere più di Kennedy come uomo, come politico… avrei preferito avere tra le mani una sorta di dossier dove venivano spiegate per bene le traiettorie, i piccoli e grandi intrighi e i collegamenti, mentre in alcuni parti, ho trovato la lettura dispersiva. Sembrava stessero solo allungando il brodo prima di dare quelle uniche due/tre nozioni che il lettore medio si aspettava di leggere. A fine lettura, comunque, non si resta delusi o a bocca asciutta, anzi… In me è nata ancora di più la voglia di rivedere per la centesima volta il film di Oliver Stone e leggere il libro di Garrison ormai introvabile ovunque.
Non è una lettura da consigliare a cuor leggero. Va letta se piace questo genere di cose e se ci si vuole scostare dai soliti “romanzi”. Questo libro inchiesta, sicuramente merita di essere letto e, seppur vanta di essere stato tra i primi in materia, non lo metto nell’olimpo dei migliori per quanto riguarda l’argomento dell’omicidio del presidente, tuttavia, merita di essere letto.
Ciao a tutti e buona domenica, come va? Spero bene. Oggi vi parlo di una serie tv che mi ha tenuta incollata alla sedia. Vi dico solo che guardavo una media di 4/5 episodi al giorno, a volte anche 6, difatti contando una sola stagione, l’ho conclusa molto in fretta. Ero in mutua (mesi fa ormai) e potevo permettermi di stare davanti alla tv/pc anche perché non ero in grado di andare avanti col romanzo, per cui ne ho approfittato e, ragazzi… Spettacolo!
Prodigal Son ai miei occhi poco esperti di questo genere di storia, è apparso da subito avvincente, brillante, coinvolgente. Tom Payne (The walkin death) è fantastico: il giusto mix tra schizofrenia, genio e simpatia. Michael Sheen è il serial killer che tutti vorremmo (hahahaha, lo so, questa affermazione è inquietante): burbero, glaciale e affabile. E poi, il resto del cast, attori del calibro di Lou Diamond Phillips (molto in voga negli anni 80) e Bellamy Young (volto ricorrente in diverse serie tv). Ma, di cosa parla esattamente questa serie tv?
Da subito è chiaro che Martin Whitly, un illuminare della chirurgia, padre di famiglia, marito devoto è, in realtà, “il chirurgo (the surgeon), un serial killer che ha ucciso 23 persone. La serie, difatti, inizia col suo arresto avvenuto davanti tutta la sua famiglia: la moglie Jessica, la figlia piccola Ainsley e il “figliol prodigo“, Malcolm coinvolto direttamente nell’arresto nonostante sia solo un bambino. Ed è proprio sulla figura di Malcolm che si concentra principalmente la storia. È un giovane traumatizzato dai ricordi legati al padre e dal ritrovamento del corpo di una donna, nello scantinato di casa sua ma, perché tutti negano l’esistenza di quel corpo che non figura tra le vittime del padre?
Che fine ha fatto la ragazza nel baule? È con questi interrogativi che la narrazione continua mostrandoci il disagio di questo giovane profiler tormentato dagli spettri del passato e costretto a imbottirsi di psicofarmaci per mettere a tacere i suoi demoni interiori. Tuttavia, man mano che le puntate si susseguono e la storia va avanti, la trama, già abbastanza ingarbugliata, si arricchisce di nuovi dettagli e colpi di scena.
Cosa ne penso?
Lo ammetto, non sono un’appassionata del genere e, se non ci fosse stato Michael Sheen nel cast, probabilmente non l’avrei neanche notato ma posso dirvi che, alla luce di tutta la storia, se mi fossi imbattuta accidentalmente in una puntata, probabilmente avrei continuato a guardarlo, perché molto avvincente.
Il rapporto tra Malcolm e Martin è il perno su cui ruota la storia e la mia curiosità. Sono sempre lì, in equilibrio precario, in una perenne sfida di sguardi, parole dette e non dette eppure si percepisce amore da entrambe le parte (almeno io lo sento xD) ed è questo a piacermi tanto. Martin è un manipolatore, schizofrenico e sociopatico eppure, a modo suo, ama profondamente il figlio e la sua famiglia che lo ha bolla (giustamente) come un mostro. Malcolm è fragile, instabile, ma anche forte e determinato. Non si ferma davanti a nulla, esprime la sua frustrazione, il suo disappunto, la sua riluttanza nei confronti del padre, ma ne è anche attratto.
Adoro vederli insieme. Vedere i loro giochi di sguardi e, in alcuni momenti, il loro eterno giocare al gatto col topo.
I casi trattati poi, sono molto avvincenti per i miei standard, ovviamente. E gli altri componenti del cast rendono piacevole la serie nella sua completezza. Chi proprio non riescono a risaltare come dovrebbero ai miei occhi, sono gli altri due agenti che si dimostrano da subito ostili verso Malcolm senza un apparente motivo e, anche dopo, ci sono questi momenti di “freddezza” gratuita che non mi spiego. Gill Arroyo, il personaggio interpretato da Lou Diamon Phillips è una sorta di figura paterna per Malcolm, è onesto, protettivo, l’amico buono che veglia su di te e che tutti vorremmo e Jessica, la madre di Malcolm è cinicamente perfetta: o la odi o la ami. Io ho fatto entrambe le cose, ma sono sempre stata più sull’amore. xD
Boh, più che continuare a dire che ho adorato questa serie, c’è poco da aggiungere. Purtroppo, attualmente, Prodigal Son è visibile solo sul canale a pagamento Fox Crime o, da qualche parte in streaming sul web 🙄🙄🙄 ❤️
A causa del covid, le riprese della seconda stagione sono iniziate con estremo ritardo e, salvo ulteriori imprevisti, la premier di stagione in America, andrà in onda a fine gennaio. C’è da sperare che arrivi presto anche da noi e che qualche emittente non a pagamento, decida la distribuzione per noi comuni mortali. 😁
Come sempre, non esiste un trailer in italiano o, meglio, io non ne ho trovati, per cui vi lascio il promo della prima stagione, quella che ho già visto.
Ci tengo a precisare che in questa serie c’è un alta dose di tutto: sangue, adrenalina, humor… non manca niente. Il mio unico consiglio? GODETEVELA SENZA PRETESE! Prendete la storia per quello che è, senza aspettarvi nulla, senza farvi condizionare dalla critica e, soprattutto, senza bollarla con stupidi paragoni: Prodigal Son è Prodigal Son come un altro prodotto simile, è un altro prodotto simile!
Blog nato per condividere tutto quello che le mie "modeste" doti artistiche mi permettono di fare che siano esse recensioni, disegni, racconti e quant'altro.
♡~Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.~♡ Carlos Ruiz Zafón