Pinocchio, di Guillermo del Toro.

Vi racconterò una storia.
Una storia che credete di conoscere, ma non è così.

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla mia età 😑😂) ed uno che avevo messo da secoli nella mia lista.

Ebbene, inizierò dal primo che ho visto, quello che più mi ha incuriosita: Pinocchio!

Non credo sia il caso di spiegare la storia, dopotutto chi non ha almeno una volta sentito parlare di Pinocchio o visto le sue mille mila trasposizioni cinematografiche e/o animate?

Ebbene il Pinocchio di Guillermo del Toro è diverso dal solito, molto diverso. Ad esempio mancano alcune figure importanti all’interno della storia scritta da Collodi come il Gatto & la Volpe…anche se Mangiafuoco diventa il signor Volpe, per cui una strizzatina d’occhio allusiva c’è! 😉 Manca la figura della fata Madrina o Turchina, non esiste il Paese dei balocchi… non c’è nessun carabiniere che insegue il nostro protagonista per le strade cittadine… insomma, in questo caso definirlo un prodotto “diverso” dal solito, non è proprio un’esagerazione, ciononostante racchiude al suo interno tutti i sentimenti, gli insegnamenti e la moralità tipiche di questa storia scritta secoli fa.

Lo ammetto, non sono una gran fan del burattino di legno!

Nella mia vita ho visto tutte le versioni possibili: quella sceneggiata con Manfredi, quella della Disney, le due nipponiche a puntate e la più magica per me, quella che ho visto a teatro, con il mio amato e compianto Manuel Frattini, ma mi sono categoricamente rifiutata di vedere le due versioni di Benigni, sia quella dove lui interpretava il burattino, sia quella in cui impersonava Geppetto. Non chiedetemi di spiegarvi il perché, ma non mi hanno mai ispirato. E seppur abbia visto tutte le varianti possibili di Pinocchio, non sono mai riuscita ad amarlo per davvero (tolto quello di Frattini), ho sempre odiato il dolore (inconsapevole, per carità) che il burattino dava al povero Geppetto, ma questo è un mio limite personale: io odio chi fa soffrire il prossimo infischiandosene del dolore altrui, per cui ho sempre visto in Pinocchio una figura snervante e per certi versi crudele, anche se, ripeto, il personaggio in questione non è davvero consapevole del male che fa al prossimo attraverso la sua curiosità e i suoi capricci. Tuttavia devo ammettere che dopo quella del musical, questa di Guillermo del Toro è diventata una delle mie preferite: bella, emozionante, snervante, per carità, ma piena di una magia diversa, innovativa, con delle ambientazioni completamente diverse per me che non ho mai letto il libro e ignoro se si parli di queste particolari tematiche al suo interno. Quali direte voi? La guerra, solo per dirne una!

Eccovi il trailer in italiano per farvi un’idea della qualità dell’animazione in tutta la sua bellezza.

Cosa ne penso?

Innovativo, diverso, spettacolare! Questi sono i tre aggettivi che mi vengono in mente se penso a questo film.

E’ come aver davanti una storia di cui sai ogni particolare possibile per poi scoprire di non conoscerla affatto!

Animazione fluida, canzoni e musiche emozionanti e orecchiabili. Si vede che ogni dettaglio di questa pellicola è stato curato con amore e attenzione. Ho adorato particolarmente questo effetto “legnoso/legno intagliato” che è stato donato a tutti i personaggi all’interno del film sia umani che non, e poi lui, il Grillo parlante! La creaturina più picchiata, maltrattata ma al tempo stesso adorabile della storia delle storie! xD

In un contesto totalmente diverso dall’originale, troviamo una storia nuova, con un incipt innovativo ma che fa strizzare notevolmente l’occhio all’originale. Non voglio farvi spoiler, ma anche nel trailer si parla di un bambino, no? Ebbene il nome di questo bambino è già di per sé un omaggio al suo autore originale, che ho molto apprezzato.

All’interno del film ritroviamo gli stessi valori a cui Pinocchio ci ha abituati: non dire bugie, ascoltare quello che dicono gli adulti, andare diligentemente a scuola, non ascoltare o fidarsi degli sconosciuti, ma c’è di più! Qui troviamo uno spunto nuovo per certi versi, qualcosa di contemporaneo e attuale se vogliamo: il desiderio da parte degli altri di volerci diversi da come siamo, di plasmare il nostro carattere secondo i loro desideri, perché incapaci di amarci per quel che siamo davvero. Pinocchio è perennemente messo sotto un metro di giudizio, paragonato a una persona che non c’è più e che lui non potrà mai essere. Ma quanti di noi ci siamo trovati nella stessa situazione?

Quante volte ci siamo sentiti dire: ti credevo diverso/a, solo perché in quella specifica situazione non abbiamo assecondato chi ci era davanti?

Dietro questo film c’è molto di più, ma bisogna guardarlo con gli occhi del cuore e approcciarsi a lui come se si stesse guardando qualcosa di totalmente nuovo e non “la solita storia”.

Due piccoli, doverosi ps:
-la prima volta che appare Pinocchio, camminava tipo ragno e sono saltata, per cui, occhio!

-vedere questo film e il balletto finale del Grillo mi ha fatto tornare in mente Manuel e la magia che sprigionava quando danzava. Questo film è stato un personale salasso di ricordi più o meno dolorosi, ma che mi hanno comunque scaldato il cuore.

Consigliato! ♥

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Il castello errante di Howl

Guardando qua e la nel blog, mi sono resa conto che non ho mai parlato di una delle pietre miliari dell’animazione giapponese, colui i cui film, hanno ispirato e fatto sognare diverse generazioni, Hayao Miyazaki.

Qualcuno di voi lo conosce? Avete visto qualche suo film d’animazione?

Mi verrebbe da rispondere che è impossibile che qualcuno non lo conosca, difatti era perché l’ho dato troppo per scontato che ho evitato di parlare delle sue opere per anni, ma non credo di aver sbagliato a riguardo e che non bisogna mai dar nulla per scontato. Per cui mossa da questi pensieri e sentimenti, vi parlo di uno dei film del sensei che più amo: Il Castello errante di Howl.

Prodotto dal famoso Studio Ghibli, distribuito in Italia da Lucky Red, Il Castello errante di Howl, classe 2004, resta a parar mio uno dei più belli del maestro. Sarà perché mi sono sentita da subito in sintonia con il personaggio di Sophie, per le ambientazioni sempre magiche e particolari del sensei, ma Howl mi è da subito entrato nel cuore.

Ma di cosa parla questo film?

Tratto dall’omonimo romanzo del 1986 di Diana Wynne Jones, Il Castello errante di Howl, racconta la vita di una giovane di diciotto anni, Sophie che, dopo la morte del padre, decide di portare avanti l’attività nella cappelleria di famiglia fino a sacrificare la sua vita. Difatti mentre la madre è impegnata in viaggi e la sorella più piccola è perennemente circondata da pretendenti nella pasticceria dove lavora, Sophie è mite, una giovane matura, posata e sola non solo fisicamente, ma anche nell’anima. Ma la sua vita cambia nel momento in cui s’imbatterà nel potente e affascinante Howl che la salverà da due soldati molestatori. Questo avvenimento farà insospettire la strega delle Lande che effettuerà un maleficio su Sophie trasformandola in un’anziana donna. Ormai irriconoscibile, Sophie decide di lasciare la città alla ricerca di un modo per ritornare normale e… beh, direi che ho detto abbastanza, se vi ho incuriositi, provate a cercare questo film! 😉

Cosa ne penso…

Non sono nessuno per giudicare da un livello tecnico questa pellicola, per cui lo farò sempre nel mio particolare modo, lasciandomi guidare dall’empatia e dalle emozioni che mi ha lasciata addosso e, come detto prima, rimane una delle mie preferite del sensei insieme a La principessa Mononoke, La città incantata e Il castello di Cagliostro. Premetto che di tutti i film prodotti e creati del maestro, me ne mancano un paio che ho da anni in dvd, ma che poi per una cosa o l’altra non riesco mai a vedere, per cui la mia classifica potrebbe cambiare. 😉

Che dire di un’opera che ami se non che la ami?

Sembra un colmo ma è così.

Ho amato tutto, dalla musica alle ambientazioni, dalla storia ai personaggi e poi lei, Sophie, un personaggio che ho sentito tanto vicino al mio cuore per quello che si porta dentro, per il suo animo mite, per la sua vita sacrificata, per il suo non sentirsi affatto bella. Sophie ha molto di me, ho pianto tanto con lei quella volta che esplode davanti all’eccessiva preoccupazione di Howl per il suo aspetto fisico, per aver perso la sua bellezza (ma dove? Io lo preferivo bruno dopotutto xD) e gli urla: “Basta! Insomma Howl fai come ti pare! Per quanto mi riguarda io bella non lo sono stata neppure una volta!” Una frase forte che dice molto più di quel che sembra.

Ho anche adorato il modo in cui Sophie ringiovaniva ogni volta che splendeva d’amore verso Howl, perché solo accanto a lui riusciva a essere se stessa, ad accettarsi, amarsi e, di conseguenza, amare anche lui. Sono sfumature che magari non noti a una prima visione, ma che vanno a completare un’opera dalle mille sfaccettature, piena di sentimenti, d’amore e del desiderio di essere accettati. Succede un po’ a tutti, a Sophie, a Rapa (adoravo Rapa) e, soprattutto ad Howl, quello più devastato dentro, ma frivolo fuori. Il suo personaggio è bellissimo, il suo animo lo è, ma lo cela, lo nasconde dietro una murata di frivolezza e finta beatitudine. Chi proprio non è riuscita mai una volta ad entrare nelle mie simpatie è La strega delle Lande, nella scena finale, quando afferra il nucleo (non dico nulla di preciso, per non fare spoiler 🤫) di Calcifer (altro pg adorabile) l’avrei presa a testate! Scusate la finezza, ma davvero, l’ho detestata in quel momento. xD

Insomma, esattamente come in quasi tutti i film di Miyazaki, la magia, l’ecologia e la bellezza dell’animo, quella che non puoi vedere, ma solo percepire, è molto presente e soprattutto qui, cozza violentemente contro la superficialità. Questi temi mi hanno toccata molto. La gente si ferma molto alle apparenze. Succede per tutto: al lavoro, tra amici…il web, in giro… tra la gente. Viviamo in una società dove è meglio apparire che essere. Il Castello errante di Howl ha ormai diciotto anni eppure tocca tematiche ancora molto attuali: la diversità, la guerra creata dall’ottusità dell’uomo, l’ingannevolezza della bellezza effimera…

Consiglio questo film a chi ama l’animazione di qualità, a chi non si ferma solo all’apparenza, a chi non vede in un “cartone animato” solo un prodotto per bambini.

Consiglio questo film a chi vuole e sa guardare alle cose non solo con gli occhi, ma soprattutto col cuore, perché è quello che conta davvero. La bellezza estetica è effimera, passa, muta con gli anni, ma quella che ci portiamo dentro, non cambia mai.

Buona visione. ♥

Ritorno al passato

Buongiorno amici, come vi ho accennato nel post di un paio di giorni fa, durante il periodo di agonia…ehm, volevo dire, durante il periodo di convalescenza da vaccino, mi sono immersa in un mondo che ormai da anni avevo messo da parte: i videogames.

Sì, per qualche titolo in particolare, mi ero di nuovo concessa una giocatina qua e la, ma non è una cosa che faccio più in modo regolare, come tante altre cose ormai, però, sabato, il giorno di Capodanno, non ero ancora abbastanza lucida per stare al PC e, se mi fossi messa a cercare un film sui vari cataloghi Netflix o Amazon video, rischiavo soltanto di passare il pomeriggio nel loro labirinto di scelte per poi decidermi quando era ormai sera, quindi, ho optato per la PlayStation!

La prima cosa che ovviamente mi è saltata in testa è stata la domanda: a cosa gioco?

Consapevole che non avrei poi continuato, non aveva senso per me iniziare un gioco da zero e non avevo neanche voglia di qualcosa di molto impegnativo. Avevo da finire Uncharted 4, ma mi si è stretto il cuore al pensiero di far morire in tremila modi diversi il povero Nathan Drake anche a Capodanno 🤣 e così, alla fine, ho optato per una partita al remake di FF7 a cui avevo già giocato, facendomi tentare dalla grafica mozzafiato: errore, pessimo errore. 😑

Non ci crederete ma, forse colpa lo stato fisico in cui riversavo, avevo rimosso tutto il lato negativo legato a questo gioco e di cui vi avevo già parlato in un altro post che potete leggere qui, ma occhio agli spoiler!
Bene, inizio il gioco che avevo lasciato a un punto particolare: il ritorno della squadra nei bassifondi e, non appena ho rivisto Tifa e Jessie, tutta la mia frustrazione è ritornata a nuova vita! Ho resistito un’oretta scarsa prima di capitolare per non dover lanciare una ciabatta contro la TV col rischio di spaccare tutto.
Spengo la console, infastidita.

A cosa gioco?

Mi sembrava di essere ritornata al punto di partenza, poi mi sono ricordato dell’unico gioco le cui romance rappresentano per me una vera “zona di conforto“, sorrido, cerco nello scaffare, accendo la PS3 e inserisco il cd di Dragon Age Origins

Per quanto crudo e splatter, DA Origins è uno dei giochi più belli nel suo genere a cui abbia mai giocato, ma ammetto che non ne ho fatti molti, diciamo pure che ho conosciuto questo mondo grazie a lui e non mi è dispiaciuto! Ero abituata ai fantasy in stile Enix Square e derivati, molto colorati e luminosi, ma con DA, mi sono trovata catapultata in un modo più cupo e veritiero.

Ho ripreso una partita lasciata a metà credo da almeno due o forse tre anni ma per me non era un problema, ho concluso il gioco così tante di quelle volte che sapevo esattamente dove mi trovassi e cosa avrei dovuto fare e poi ero con il mio pg preferito della saga: il tonto, coccoloso, burbero Alistair. ♥

Adoro fare la romance con lui… ♥

Così, quello che sarebbe potuto essere un pomeriggio di noia e agonia, si è trasformato in un piacevole salto nel passato, tra vecchi amici virtuali, mostri, magia, spade e tanto, tanto amore.

Riprendere in mano quel gioco, è stato un po’ come tornare a casa, aprire una finestra su un mondo parallelo del mio passato, dove ho ritrovato me stessa e le sue passioni.

Shio.

Ethel Frost e il sussurro del bosco.

Ciao a tutti, amici!

Oggi vi parlo di una illustratrice, autrice dal talento smisurato: Victoria Francés.

Qualcuno di voi la conosce?

È un’artista di grande talento e le sue opere sono illustrate in modo impeccabile.

Per anni ha deliziato noi lettori/appassionati con storie in perfetto stile gotico: vampiri, sirene, pittori maledetti, nessuno è stato risparmiato e ogni sua storia è risultata un mix perfetto di dark art e racconti noir.

Negli ultimi anni, però, si era dilettata in tutt’altro genere, il suo tratto era cambiato e, sinceramente, ai miei occhi aveva perso in qualità. Ed è per questo che ora sono così emozionata del suo ritorno nel suo genere preferito e lo fa con una storia oscura che parla di rinascita.

Edito da Rizzoli Lizard, Ethel Frost e il sussurro del bosco parla di caccia alle streghe, di una terra ormai morente che attende di rinascere attraverso la sua musa. 64 pagine di emozione, sussurri, illustrazioni mozzafiato…

La sinossi: Sotto i detriti del tempo giace un dolore che non trova consolazione… I ricordi si nascondono, sepolti in una terra morente eppure ancora attraversata da un alito di vita con cui cercherà di farsi sentire. Ma la salvezza richiede di riesumare le ombre del passato, per elevare lo spirito al di sopra delle sue ferite e rinascere alla luce di una nuova alba. La foresta desidera invocare la musa dei suoi sogni; tesse la sua corona in attesa del suo ritorno.

Per tutti gli appassionati del genere e del bel disegno.

Di seguito, alcune foto personali fatte alla mia copia.

Buona lettura.

Shio. ❤️

Pomi d’ottone e manici di scopa di Mary Norton


Buongiorno amici, come state?
Io questa settimana non ho prodotto una singola sillaba del nuovo romanzo: non immaginate la mia gioia a riguardo, ma almeno ne ho approfittato per leggere un paio di romanzi, il primo era quello di Elena e Laura di cui vi ho parlato alcuni giorni fa “Il segreto degli alberi” e poi lui, il secondo che da il titolo al post:
Pomi d’ottone e manici di scopa” di Mary Norton edito in Italia da Salani Editore.
Cosa dite?
Questo titolo vi ricorda qualcosa?
Ebbene sì, avete ragione ma se pensate che tra le sue pagine possiate ritrovare la magia e la freschezza dell’omonimo film Disney, vi sbagliate di grosso! 😉
Il libro è, come dire? Simile? Stessi nomi, stesse situazioni…alcune più similari di altre, alcune completamente inedite, ma non è la stessa storia, proprio no!
Tuttavia, come sempre, andiamo con ordine ed eccovi la sinossi ufficiale presa dalla secondo di copertina:

Per Carey, Charles e Paul si prospetta un’estate ben noiosa, mandati a stare da una vecchia zia che non sorride molto, con una domestica anziana e severa in una casa enorme, dal giardino senza fiori. Ecco perché i giorni passano lentissimi, tutti uguali l’uno all’altro! Ma il giorno in cui Miss Price cade dalla scopa, per i tre ragazzi comincia la più incredibile delle avventure. La loro vicina di casa, infatti, è nientemeno che un’apprendista strega, anche se i suoi incantesimi non sempre funzionano come vorrebbe. Tra la matura signorina e i piccoli vicini si stabilisce subito una grande amicizia, e sarà grazie al pomo di ottone di un letto, stregato da Miss Price, che i quattro faranno i più straordinari viaggi nel tempo e nello spazio. E chissà che, viaggiando viaggiando, l’incerta e titubante strega non finisca per trovare nientemeno che l’amore… L’avventura che chiunque vorrebbe aver vissuto in un romanzo che, grazie anche al celebre film Disney con Angela Lansbury, ha lasciato un segno indelebile in generazioni di ragazzi. Età di lettura: da 8 anni.

E’ facile pensare che, l’edizione in mio possesso, la quinta, sia uscita dopo la realizzazione del film, direi che è evidente dalla sinossi e, sempre dalla stessa, è evidente che ero fuori target per la lettura ma… conta se dico che leggerlo è stato un po’ come realizzare un sogno di quando ero bambina e che, sostanzialmente, mi ha fatto regredire più o meno a quell’età? 😅 Forse non proprio otto anni, ma… è stato comunque abbastanza piacevole nonostante ho qualche annetto di più… giusto un paio.. 🙄 non mi sono sentita fuori posto!

Comunque, nonostante le varie premesse dovute all’età e che, sicuramente, ha tolto un po’ di “magia” alla storia, devo ammettere che, se questo era il genere di romanzo del tempo (la prima ed. risale al 1957) si pensava essere una storia per bambini… i nostri figli (anzi vostri, io non ne ho 😅) vengono trattati un po’ come dei piccoli soprammobili di cristallo. Ma non sono qui per polemizzare e parliamo del libro!
La prima cosa che ho pensato, man mano che andavo avanti con la lettura è stata: “Ora capisco quanto meraviglioso fosse il mondo magico racchiuso nella mente di Walt Disney“, perché ha preso una storia di avventura per bambini e l’ha trasformata in qualcosa di strepitoso, unico, magico!
La storia narrata da Mary Norton, ha molti punti in comune con quella del film, ma differenzia di tanto allo stessa maniera: niente nazisti, niente stregoneria per corrispondenza, niente isola degli animali, nessun castello con armature incantate, ma… c’è un’isola, seppur popolata da cannibali e c’è una prigione e una scopa che vola magicamente da sola con un finto cavaliere che è solo un mantello gonfio di magia.
La storia è incentrata sui tre bambini: Carey, Charles e Paul e sulle loro avventure. C’è un’intera parte dedicata ai tre bambini quando, per la prima volta, provano il letto incantato dal pomo.
C’è il loro rapporto affettuoso e al tempo stesso rispettoso per Miss Price.
Il buon Emelious che nel romanzo ha un ruolo, una locazione storica e un’aspetto completamente diverso è un uomo di trent’anni e non quasi sulla mezz’età come si vede nel film.
Insomma, è davvero difficile parlare di questo libro senza fare paragoni con la sua versione in pellicola!
Mentre leggevo, avevo ben a mente i volti degli attori e mi è sembrato di vedere un altro film con scene diverse forse, ma comunque emozionante.
Personalmente preferisco di più la versione Disney, senza nulla togliere al romanzo della Norton. Il finale, poi, mi ha lasciato l’amaro in bocca poi, ma all’ultima battuta di Carey, le mie labbra si sono increspate in un sorriso. E’ stato come sentire con le sue orecchie (se non leggete il romanzo non potete capire, scusate) e la voce della doppiatrice della Landsbury ha risuonato nella mia testa pronunciando quella frase e, nonostante mi sentissi un po’ giù per come si era concluso, per quel “happy ending” a metà, ho avvertito, finalmente, la magia di quella storia.

Sicuramente è un romanzo per bambini, ma non sottovalutatelo. Ci sono scene molto dure per il target a cui è rivolto. Avete presente Harry Potter? Non lo sto paragonando a lui, sono due generi e due epoche completamente diverse ma, anche il primo HP era un romanzo per un pubblico di bambini eppure aveva scene degne del miglior libro per adolescenti e anche qualcosina di più. Insomma, un’isola popolata di cannibali e uno stregone sul rogo, non sono proprio cosine che faresti leggere a un bambino di 8 anni, giusto?
Ecco, il contro senso di questo romanzo è un po’ come quello che avverti per Harry Potter: sai che è un romanzo per bambini ma può adattarsi tranquillamente a un pubblico adulto conservando dialoghi e situazioni un po’ infantili e altri che ti fanno esclamare: wow!

Questa mia riflessione personale mi induce a consigliare questo romanzo a tutti o, se avete figli, potreste leggerlo ai vostri bambini, così leggereste qualcosa di carino e avvincente e farete felice anche il vostro piccolo. ❤

E’ un romanzo per tutti coloro che riescono ancora a sognare, per chi ha una buona elasticità mentale, per chi non si ferma davanti alle difficoltà di un’epoca diversa con ritmi e situazioni non più consoni a noi. E’ un romanzo che ci fa ritornare un po’ bambini che parla di magia che non vedi come di aspetti ma che, se chiudi gli occhi, ti sembra di sentire ancora la Miss Price del film sussurrare: “treguna mekoides trecorum satis dee”.

Buona lettura.

Shio ❤

Weathering with You – il film

Sinceramente non ci speravo più in un’uscita per home video.
Ormai era passato più di un anno dall’uscita del cinema e avevo decisamente perso la speranza ma, non appena l’ho notato sugli scaffali di una delle ultime videoteca esistenti di Torino, sono saltata tipo i gabbiani de “Alla ricerca di Nemo” e ho esclamato: “MIO!!”.

Che dire?
Shinkai non delude mai!

Trailer:

Devo ammettere che in alcuni istanti della pellicola mi sono sentita smarrita, ma… come sempre, si va con ordine partendo da alcuni spunti di trama.

La storia è sostanzialmente incentrata su Hodaka, un giovane liceale che scappa di casa per andare a vivere a Tokyo dove incontra diverse difficoltà a stabilirsi essendo minorenne e, per tanto, non gli è concesso lavorare. Durante il suo girovagare, s’imbatte in Hina, una commessa del McDonalds che si mostra gentile con lui offrendogli un pasto.
Disperato Hodaka e ormai senza un soldo, si ritrova a dormire per strada e, quando viene pizzicato da un gestore di night, questo lo aggredisce e, nella confusione, il giovane trova una pistola che decide di tenere per se non rendendosi conto che è vera.

Quando ha ormai perso le speranze, si ricorda di Suga, un uomo che gli aveva salvato la vita sul tragetto diretto a Tokyo e decide di contattarlo, così, Hodaka trova lavoro in una mini redazione giornalistica che si occupa dell’occulto.
La nuova vita a Hodaka piace, inizia a sentirsi a suo agio nel suo nuovo lavoro ed è proprio grazie a esso che sente per la prima volta parlare delle sacerdotesse de “Le portatrici del bel tempo“.
Dopo un periodo in cui la sua vita si divide tra le pulizie nella redazione e i giri alla ricerca di storie e leggende metropolitane, Hodaka si imbatte nuovamente in Hina che sembra in evidente difficoltà. Riconoscente per quello che la giovane aveva fatto per lui, non esita a salvarla da due brutti ceffi e a usare la pistola per intimorirli prima di darsi alla fuga.
Da quell’incontro inizia una tenera storia di amicizia tra due ragazzi molto giovani e terribilmente soli: lui fuggito da una realtà violenta (lo dimostrano i lividi sul suo viso all’arrivo a Tokyo) e Hina che vive da sola prendendosi cura del fratellino più piccolo.
Ma chi sono le sacerdotesse de “Le portatrici del bel tempo”?
E cosa c’entra la bella e generosa Hina con loro?
In una Tokyo avvolta da una pioggia perenne, il sole appare solo quando la giovane Hina congiunge le mani pregando perché appaia, ma ogni cosa ha il suo prezzo e anche questo misterioso potere lo ha e ben presto, Hodaka e Hina dovranno fare i conti con questa realtà sconvolgente.

Dopo mesi a lavorare al nuovo romanzo come una pazza ogni volta che avevo un po’ di tempo a disposizione, mi sono voluta dedicare una pausa e l’ho fatto guardando un film che da tempo desideravo vedere:
Weathering with you” di Makoto Shinkai.

Devo ammettere che ha un certo non so che di apocalittico e, verso la fine mi sono anche detta: oddio forse è troppo, ma nell’insieme rimane un film molto gradevole, emozionante e con dei disegni e un’animazione mozzafiato.
Ho apprezzato e mi hanno anche emozionata i cameo dei due protagonisti di Your name (lavoro precedente del sensei e, a mio avviso ancora più bello di questo di cui vi sto parlando): Taki Tachibana e Mitsuha Miyamizu. Rivederli seppur in separata sede, mi ha dato la sensazione di aver rincontrato dei vecchi amici, è stato bello ed è una cosa che piace fare anche a me nei miei fumetti… quando li disegnavo… difatti in “Chasing You” (lavoro lasciato a metà a causa del mio problema di vista), appare Rei, un personaggio a cui sono molto legata che è uno dei protagonisti di “Brothers” altra mia serie a fumetti, ma… non parliamo di me!

La storia è bella, originale e misteriosa come ci sia aspetta da un opera giapponese. Un opera moderna dove misticismo e modernismo si fondono dando vita a una storia delicata, infantile per certi versi ma anche tanto forte e vera. Ci sono diverse realtà che s’incrociano in queste quasi due ore di film: il desiderio di un padre di poter stare più tempo con la propria figlia, due ragazzi costretti a vivere una realtà troppo grande per la loro giovane età, la ricerca spasmodica di un impiego che ti gratifichi e molto altro ancora. Non è solo un cartone animato (anime), è un piccolo scorcio di vita magistralmente mixato con tutti gli ingredienti soprannaturali a cui le pellicole di Shinkai (ma non solo, pensate anche a Miyazaki), ci hanno abituato.

Se vi piace il sensei e le sue opere, non potete perdervi anche questo lungometraggio emozionante e, già ve lo dico, preparate pure i fazzoletti.
Se avete poi amano Your Name, si, forse non è corretto fare un paragone anche perché, come detto su, YN, vince alla stragrande secondo me, allora avete un motivo in più per vederlo.
Nelle opere di Shinkai si respira quel genere di magia a cui Miyazaki ci ha abituato per anni e a cui, i fan più esigenti come me, non possono non apprezzare. Non è mai ridicolo il suo modo di fondere le due cose e niente è lasciato al caso. Quando finisce, non hai la sensazioni di esserti fatto di acidi come ultimamente mi succedeva dopo aver visto film d’animazione recenti: primo su tutti, “Fireworks“, è tutto più gradevole e completo.

Consigliatissimo!
Ah, per gli amanti dei manga, Star comics pubblicherà il romanzo che dovreste trovare in vendita da questo mese.
Per oggi è tutto, torno a dare la caccia ai refusi!! x°D

Big Kiss.

Shio

Una notte ho sognato New York di Armenti Piero

il mondo di shioren

Si potrebbe ribattezzare questo romanzo come “Un italiano a New York”, imitando il titolo di un musical di qualche anno fa, ma ritengo che Piero meriti la sua originalità da questo punto di vista.

Una notte ho sognato New York” è la storia di un giovane italiano che decide di mollare tutto e di trasferirsi nella Grande Mela alla ricerca della sua identità.
La sua città natale, per quanto la ami, gli sta stretta.
I suoi affetti, per quanto li adori, non riescono a tenerlo legato a quel luogo dove il protagonista si sente sempre più oppresso.
Lui sogna i grattacieli e le luci di Manhattan, sogna di perdersi per Time Square, di passeggiare per Central Park, lui ha solo un sogno: New York e, per realizzarlo, si lascia tutto alle spalle: una famiglia, una ragazza che, inevitabilmente diventa la sua ex e un posto sicuro nella pasticceria di famiglia nel sud Italia.

Pomi d’ottone e manici di scopa

Ciao amici e buon anno a tutti in ritardo! 😀

il mondo di shioren Quanti di voi conoscono questo titolo? In questi giorni di festa, è stato trasmesso un po’ ovunque con estremo piacere da parte della sottoscritta che nonostante lo conosca ormai a memoria, non perde mai occasione di rivederlo. ❤

“Pomi d’ottone e manici di scopa” di Robert Stevenson è una pellicola del 1971 targata Disney che ha, tra gli interpreti, una giovane e meravigliosa Angela Lansbury. Il film è tratto dall’omonimo libro di Mary Norton che ho acquistato proprio ieri e spero di riuscire a leggere nel breve tempo possibile… (se solo i giorni durassero 48 ore anziché 24 <.< sigh). Continua a leggere

Un po’ di Trieste

Le città, nei periodi festivi, si tingono di magia e Trieste, già magica di suo per diversi motivi, lo è ancora di più. Amo questa piccola città dal gran cuore. Qui trovi di tutto, e per quanto i triestini non sono famosissimi per la loro ospitalità, in questa meravigliosa città, si respira un’aria diversa… unica.