Il clamore a casa nostra di Benjamin Taylor

Buon 1° novembre amici, oggi voglio spendere due parole su questo libro che sinceramente ha rappresentato da parte mia due mancanze importanti che non hanno nulla a che vedere con la sostanza del libro ma che, sicuramente, hanno contribuito e pilotato il mio giudizio a riguardo.

Inizierò col dire le mie mancanze ma, per farlo, devo spiegarvi come mi comporto solitamente prima di acquistare un libro. Ebbene, di solito se non ho un titolo specifico in mente o un autore, la prima cosa che deve convincermi sono titolo e/o cover (non necessariamente entrambi), poi leggo la trama e, se anche questa mi convince, apro su una pagina a caso per vedere il genere di scrittura e capire se la narrazione sia troppo pensante per i miei canoni o meno. Se l’esito è positivo, il libro finisce nella mia libreria, diversamente, lo lascio sugli scaffali. Ma quando acquistai questo romanzo, mi sono ciecamente fidata del libraio. Avevo appena finito di leggere JFK, un caso ancora aperto di cui prima o poi farò la recensione e volevo leggere altro sull’argomento, così chiesi al titolare della libreria se c’era qualcosa di analogo e mi ha consigliato questo e, qui, partono le mie due mancanze:

1- mi sono fidata di una persona anziché affidarmi come sempre al mio istinto.
2- era stato così convincente che non avevo ritenuto necessario leggere la trama.

Tutto questo per dirvi che NON E’ UN LIBRO SUL CASO DELL’ASSASSINIO DEL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI! Vorrei precisarlo perché già dalla post fazione, mi ero accorta che qualcosa non andava, si parlava di persone morte, di famigliari, ma non del presidente e poi ho iniziato la lettura e… il nulla!

Non è un brutto romanzo, anzi, è un mix di memorie di una vita passata fatta di sogni, sentimenti, malattia, ossessioni, ma il presidente Kennedy viene nominato di tanto in tanto solo perché il bambino che è il narratore della storia (nonché l’autore), lo incontra la mattina che poi viene assassinato. Il libro non è neanche ambientato a Dallas!! Per cui se volete un romanzo ambientato negli anni 70, in un America segnata dallo shock per la morte del Presidente e minacciata da una guerra nucleare (non che ora siamo poi messi tanto meglio… <.<), di una storia dove si narrano i momenti salienti che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza del protagonista fino all’incontro in più occasioni con la malattia e la perdita di persone a lui care, leggetelo, ma se pensate di aver preso un romanzo su Kennedy… resterete delusi come la sottoscritta. Purtroppo non ero pronta per questo genere di lettura a tratti sofferta e questo non mi ha permesso di gustarmi il libro come meritava. Questa non è una vera recensione, ma solo un avvertimento e un promemoria per me: mai fidarmi di un libraio sconosciuto!

Vi lascio la terza di copertina affinché possiate avere un idea più ampia del contenuto:

Quando, la mattina del 22 novembre 1963, John Fitzgerald Kennedy termina il suo breve discorso di fronte all’Hotel Texas prima di lasciare Fort Worth per recarsi a Dallas, tra la folla di persone riunite per salutarlo, desiderose di stringergli la mano, c’è anche l’undicenne Benjamin Taylor accompagnato da sua madre. Solo poche ore più tardi, a scuola, un’insegnante in lacrime comunicherà a lui e ai suoi compagni di classe che il presidente degli Stati Uniti è stato assassinato. A partire da questo ricordo, Taylor ripercorre i dodici mesi successivi a quell’evento drammatico. Al centro del suo racconto ci sono le vicende personali – l’amore e le tensioni in casa, le amicizie destinate a durare, le prime passioni, il ricordo di un memorabile viaggio a New York – ma anche i sentimenti collettivi: il dolore, la perdita delle certezze, a testimonianza del modo brutale in cui spesso la storia di una nazione influenza le singole esistenze dei suoi cittadini. Il toccante memoir di uno stimato narratore e saggista americano, tra i migliori amici di Philip Roth, che gli ha dedicato il romanzo “Il fantasma esce di scena”.

Scheda tecnica:
Autore: Benjamin Taylor
Editore: Nutrimenti
Anno di pubblicazione: 2018
Numero pagine: 124 p., Brossura
Prezzo di copertina: € 15 (ma su alcune piattaforme online lo trovi a meno)
Costo Ebook: € 7.99

In conclusione, ripeto, non è un brutto romanzo, ma quando si sceglie qualcosa, lo si fa consci di quello che si sta apprestando a leggere e, quando quello che hai in mano non rispecchia le tue aspettative e, anzi, ha al suo interno momenti disturbanti per il proprio attuale stato d’animo, non si può sperare in un giudizio positivo al cento per cento, ma mi riservo di riprenderlo in mano quando sarò psicologicamente pronta a farlo. ^_^

Baci Baci.

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Il Complotto

Questa generazione di americani, la vostra generazione di americani, ha un appuntamento col destino…

[Franklin Delano Roosevelt e John Frizgrald Kennedy].

Ciao a tutti e buona domenica!
Oggi vi parlo della mia ultima lettura: “Il Complotto” di James Hepburn.
Questo non è un romanzo, qui si parla di date, fatti, avvenimenti precedenti e successivi all’omicidio tra i più cruenti del genere umano. Presentato come la contro inchiesta della famiglia sull’omicidio del presidente Kennedy, “Il complotto“, vanta di far luce sulle macchinazioni avvenute negli anni che precedettero la morte del presidente degli Stati Uniti d’America, ma sono sincera, dalla sinossi e da tutto quello che viene riportato sulla quarta di copertina, mi aspettavo qualcosa di decisamente diverso.
La particolarità di questo libro è la versione tradotta e quasi completamente sconosciuta ai più. Difatti, in verità, questo manoscritto e la sua esistenza è il mistero nel mistero. Apparso per la prima volta in Francia, fu poi pubblicato in Inghilterra e qualche copia fu stampata anche qui in Italia in una casa editrice torinese ma, fino a quando “Il complotto” non è stato ripreso in mano e ripubblicato in modo serio, la vecchia edizione italiana era pressoché inesistente. Possiamo dire che la storia e l’esistenza di questo romanzo, sono di per sé un enigma che si prefissa di portare il lettore man mano nei retroscena di questa indagine che fu anche materia di spunto e studio del famoso sostituto procuratore di New Orleans, Jim Garrison che forse, molti di voi, ricorderanno anche grazie al suo ruolo nel film di Oliver Stone: “JFK – un caso ancora aperto”, di cui vi ho parlato tantissimo tempo fa e che, aveva il volto di Kevin Costner.

Cosa ne penso…
Posso dirvi che mi ha lasciata molto spiazzata.
Non per le ipotesi in esso contenuti, ma perché fino a più di metà del libro, non si parla affatto dell’assassinio di Kennedy, ma l’intera opera delinea un quadro a 360° su quello che era l’ambiente militare, mafioso, prospero… su quello che era il potere e chi lo deteneva in America in quegli anni e il loro rapporto conflittuale con la politica Kennedy.
E’ un libro che racconta cosa ha indotto queste persone tanto potenti quanto pericolose a organizzare l’assassinio di uno degli uomini più importanti del mondo e di quanto marciume propagava intorno al presidente.
Ci sono state macchinazioni, negligenze, tradimenti.
Che Kennedy non fosse morto per mano di un solo uomo, questo era chiaro a chiunque e, prima ancora del film di Olivers Stone, prima ancora dell’indagine di Garrison che si opponeva alla commissione Warren che dichiarò e indicò in Osvald l’unico artefice materiale dell’assassinio, c’era questo libro scritto con l’auto dei servizi segreti francesi e russi, ma non solo… “Il Complotto”, nella sua precedente edizione uscita negli anni 70, fu il primo a spiegare, attraverso un grafico tracciato da un cecchino esperto, le varie traiettorie dei proiettili che colpirono Kennedy e parte della sua scorta e che, ne decretarono la fine.
La verità dietro la morte di quest’uomo è ancora parzialmente secretata negli archivi di stato americano.
Forse non avremo mai una conferma ufficiale di quello che è realmente successo o forse sì.
Sicuramente questo libro solleva il sipario su uno scenario alternativo da alcuni punti di vista, ma già conosciuti grazie al film interpretato da Kevin Costner.
Non dico che non mi sia piaciuto ma, sostanzialmente, non dice nulla di più di quello che tutti già sappiamo.
Sono da sempre stata affascinata dal mistero che avvolge questa sfortunata famiglia e i suoi componenti, ma sinceramente avrei preferito leggere più di Kennedy come uomo, come politico… avrei preferito avere tra le mani una sorta di dossier dove venivano spiegate per bene le traiettorie, i piccoli e grandi intrighi e i collegamenti, mentre in alcuni parti, ho trovato la lettura dispersiva. Sembrava stessero solo allungando il brodo prima di dare quelle uniche due/tre nozioni che il lettore medio si aspettava di leggere.
A fine lettura, comunque, non si resta delusi o a bocca asciutta, anzi…
In me è nata ancora di più la voglia di rivedere per la centesima volta il film di Oliver Stone e leggere il libro di Garrison ormai introvabile ovunque.

Non è una lettura da consigliare a cuor leggero.
Va letta se piace questo genere di cose e se ci si vuole scostare dai soliti “romanzi”.
Questo libro inchiesta, sicuramente merita di essere letto e, seppur vanta di essere stato tra i primi in materia, non lo metto nell’olimpo dei migliori per quanto riguarda l’argomento dell’omicidio del presidente, tuttavia, merita di essere letto.

Alla prossima.

Big Kiss.
Shio ❤

22.11.63 – la serie TV

il mondo di shioren Ciao a tutti amici, in questi ultimi 3 giorni, quando mettevo in pausa il cervello dal romanzo, mi sono dedicata a questa serie scoperta quasi per caso.
Come ben sapete, anche perché non ne ho fatto un segreto, sono sempre stata attratta dal mito di “Kennedy” e “JKF- Un caso ancora aperto“, è uno dei miei cult movie preferiti; uno dei tanti. Per cui, comprenderete che, non appena sono entrata a conoscenza di questa serie, non potevo farmela scappare! Ed è inutile dire che, con fatica, sono riuscita a recuperare anche il romanzo che dovrebbe arrivarmi intorno a metà mese. Ma ora, concentriamoci sulla serie TV.
Dunque, per chi non lo sapesse, “22.11.63” è una serie televisiva americana del 2016 tratta dal romanzo omonimo di Stephen King.
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Vecchio si, ma di gran classe!

Ciao a tutti amici, come state?
Qui fa di nuovo caaaaaaaaaaaaaaaaldo caldissimo al punto che mi sento un incrocio tra una marmotta (perché ho perennemente sonno) e un polipo (per via dei liquidi che esplello in modo abnorme), ma in questi giorni di estate, quando non sei tra i fortunati che magari escono a prendersi un gelato o a farsi una passeggiata in riva al mare o a fare qualsiasi altra cosa che non sia stare in casa come la sottoscritta, la cosa più innocua e piacevole da fare è riscoprire i cult i film di un tempo.

il mondo di shioren

Non so voi, ma io a furia di remake, mi sta davvero passando anche solo la voglia di accendere la TV o andare al cinema. Ormai i film mi sembrano in parte tutti uguali, mancano di talento, quello vero, quello con la “T” maiuscola. Mi mancano i “vecchi” grandi del passato, quelli che ai loro tempi hanno fatto storia e che ormai sono in là con gli anni e difficilmente li si vede ancora a ricoprire dei ruoli di una certa dinamicità o importanza. Ditemi quello che volete, ma a me i nuovi attori emergenti non dicono ancora molto, non tutti almeno. Non dico che non sono bravi, ma gli manca quel qualcosa in più!
E così, qualche giorno fa ho spolverato un vecchio film degli anni 90.
Un film il cui cast fa ancora invidia secondo me e che affronta un “caso ancora aperto”: L’omicidio del 35° presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy.
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