Pinocchio, di Guillermo del Toro.

Vi racconterò una storia.
Una storia che credete di conoscere, ma non è così.

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla mia età 😑😂) ed uno che avevo messo da secoli nella mia lista.

Ebbene, inizierò dal primo che ho visto, quello che più mi ha incuriosita: Pinocchio!

Non credo sia il caso di spiegare la storia, dopotutto chi non ha almeno una volta sentito parlare di Pinocchio o visto le sue mille mila trasposizioni cinematografiche e/o animate?

Ebbene il Pinocchio di Guillermo del Toro è diverso dal solito, molto diverso. Ad esempio mancano alcune figure importanti all’interno della storia scritta da Collodi come il Gatto & la Volpe…anche se Mangiafuoco diventa il signor Volpe, per cui una strizzatina d’occhio allusiva c’è! 😉 Manca la figura della fata Madrina o Turchina, non esiste il Paese dei balocchi… non c’è nessun carabiniere che insegue il nostro protagonista per le strade cittadine… insomma, in questo caso definirlo un prodotto “diverso” dal solito, non è proprio un’esagerazione, ciononostante racchiude al suo interno tutti i sentimenti, gli insegnamenti e la moralità tipiche di questa storia scritta secoli fa.

Lo ammetto, non sono una gran fan del burattino di legno!

Nella mia vita ho visto tutte le versioni possibili: quella sceneggiata con Manfredi, quella della Disney, le due nipponiche a puntate e la più magica per me, quella che ho visto a teatro, con il mio amato e compianto Manuel Frattini, ma mi sono categoricamente rifiutata di vedere le due versioni di Benigni, sia quella dove lui interpretava il burattino, sia quella in cui impersonava Geppetto. Non chiedetemi di spiegarvi il perché, ma non mi hanno mai ispirato. E seppur abbia visto tutte le varianti possibili di Pinocchio, non sono mai riuscita ad amarlo per davvero (tolto quello di Frattini), ho sempre odiato il dolore (inconsapevole, per carità) che il burattino dava al povero Geppetto, ma questo è un mio limite personale: io odio chi fa soffrire il prossimo infischiandosene del dolore altrui, per cui ho sempre visto in Pinocchio una figura snervante e per certi versi crudele, anche se, ripeto, il personaggio in questione non è davvero consapevole del male che fa al prossimo attraverso la sua curiosità e i suoi capricci. Tuttavia devo ammettere che dopo quella del musical, questa di Guillermo del Toro è diventata una delle mie preferite: bella, emozionante, snervante, per carità, ma piena di una magia diversa, innovativa, con delle ambientazioni completamente diverse per me che non ho mai letto il libro e ignoro se si parli di queste particolari tematiche al suo interno. Quali direte voi? La guerra, solo per dirne una!

Eccovi il trailer in italiano per farvi un’idea della qualità dell’animazione in tutta la sua bellezza.

Cosa ne penso?

Innovativo, diverso, spettacolare! Questi sono i tre aggettivi che mi vengono in mente se penso a questo film.

E’ come aver davanti una storia di cui sai ogni particolare possibile per poi scoprire di non conoscerla affatto!

Animazione fluida, canzoni e musiche emozionanti e orecchiabili. Si vede che ogni dettaglio di questa pellicola è stato curato con amore e attenzione. Ho adorato particolarmente questo effetto “legnoso/legno intagliato” che è stato donato a tutti i personaggi all’interno del film sia umani che non, e poi lui, il Grillo parlante! La creaturina più picchiata, maltrattata ma al tempo stesso adorabile della storia delle storie! xD

In un contesto totalmente diverso dall’originale, troviamo una storia nuova, con un incipt innovativo ma che fa strizzare notevolmente l’occhio all’originale. Non voglio farvi spoiler, ma anche nel trailer si parla di un bambino, no? Ebbene il nome di questo bambino è già di per sé un omaggio al suo autore originale, che ho molto apprezzato.

All’interno del film ritroviamo gli stessi valori a cui Pinocchio ci ha abituati: non dire bugie, ascoltare quello che dicono gli adulti, andare diligentemente a scuola, non ascoltare o fidarsi degli sconosciuti, ma c’è di più! Qui troviamo uno spunto nuovo per certi versi, qualcosa di contemporaneo e attuale se vogliamo: il desiderio da parte degli altri di volerci diversi da come siamo, di plasmare il nostro carattere secondo i loro desideri, perché incapaci di amarci per quel che siamo davvero. Pinocchio è perennemente messo sotto un metro di giudizio, paragonato a una persona che non c’è più e che lui non potrà mai essere. Ma quanti di noi ci siamo trovati nella stessa situazione?

Quante volte ci siamo sentiti dire: ti credevo diverso/a, solo perché in quella specifica situazione non abbiamo assecondato chi ci era davanti?

Dietro questo film c’è molto di più, ma bisogna guardarlo con gli occhi del cuore e approcciarsi a lui come se si stesse guardando qualcosa di totalmente nuovo e non “la solita storia”.

Due piccoli, doverosi ps:
-la prima volta che appare Pinocchio, camminava tipo ragno e sono saltata, per cui, occhio!

-vedere questo film e il balletto finale del Grillo mi ha fatto tornare in mente Manuel e la magia che sprigionava quando danzava. Questo film è stato un personale salasso di ricordi più o meno dolorosi, ma che mi hanno comunque scaldato il cuore.

Consigliato! ♥

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Masters of sex

Buongiorno a tutti, amici!
Chi mi legge, è a conoscenza del mio amore malato, cioè, volevo dire…smisurato per Michael Sheen e il suo lavoro e questo è stato abbastanza evidente dall’articolo che pubblicai tempo fa (potete recuperarlo cliccando su –>Michael Sheen: quando si dice “an actor chameleon”.) e che mi ha dato l’idea di parlarvi, una tantum giusto per non rompere troppo, anche di altri film o serie tv, interpretati dal mio attore preferito. Bene, dopo questa piccola premessa, oggi vi parlo di una serie tv di qualche annetto fa dove il bravo Sheen interpreta per l’ennesima volta un personaggio realmente esistito e a cui tutta l’umanità gli è debitore: il dottor William “Bill” Masters.

-Attenzione ai possibili spoiler

La serie ripercorre un arco narrativo che va degli anni cinquanta agli anni settanta e ha come protagonisti la coppia di studiosi del sesso: il dottor Bill Masters interpretato appunto da Michael Sheen e la sua socia Virginia Johnson impersonata dall’attrice Lizzy Caplan.

A sinistra i veri Virginia Johnson e il dottor Bill Masters a destra, Lizzy Caplan e Michael Sheen che li interpretano.

Basato sulla biografia di Thomas Maier: “Masters of Sex – La vera storia di William Masters e Virginia Johnson, la coppia che ha insegnato il sesso all’America“. Questa serie tv un po’ fuori dagli schemi, ripercorre passo passo la storia di questi due pionieri del sesso, dal loro primo fugace incontro fino al successo internazionale che i loro libri saggistici sull’argomento hanno avuto.

I due protagonisti: Bill e Virginia, sono due persone un po’ fuori dagli schemi:

Lui, William Masters, è un brillante studioso e ginecologo di fama, imprigionato in un matrimonio sterile, in cui sembra sentirsi soffocato. Prova affetto per la moglie, ma non sembra provare la giusta carica sessuale e, così, la loro intimità è pressoché inesistente e la loro vita coniugale minata dai continui spettri del passato dell’uomo e dalla sua ossessione dello studio sul sesso.

Bohemian Rapsody

Come ben sapete, io ho i miei tempi per vedere le cose. Per me, il discorso “Freddie Mercury” è importante al punto che, quando dopo l’uscita di questo film tutti erano improvvisamente fan dei Queen, mi irritai al punto da mandarmi in urta anche la pellicola e fui costretta ad accantonare l’idea di vederlo. Penserete che sono esagerata, forse, ma ritengo che l’amore per un’artista è sacro e non deve mai essere confuso con la moda del momento e, in quel caso, fu così ma… andiamo con ordine. 😉
Ciao amici, oggi vi parlo di un film che, quando è uscito, è stato uno tsunami di emozioni contrastanti: “Bohemian Rapsody” di Bryan Singer.

Come tutti saprete, e spero sia così, “Bohemian Rapsody” è una delle canzoni più famose dei Queen (e anche una delle mie preferite 🥰), essa ha, per certi versi, segnato il cambiamento nella storia del gruppo che, da sempre, era intenzionato a non fare un unico genere musicale (il rock), ma spaziare e allargare i loro orizzonti musicali. Nata soprattutto dalla passione di Freddie per la lirica, Bohemian Rapsody, diventa uno dei brani più lunghi fino a quel momento nella storia della band che ne ha voluto fare il suo singolo di lancio andando contro il parere del loro produttore.

Il film parte dalla partecipazione della band al Live Aid una delle manifestazioni canore per beneficienza più importanti del secolo scorso, e finisce con l’esecuzione dei Queen al Live Aid, appunto. Ma, tra i due momenti che rappresentano il “presente” della band all’interno del film, parte la vera storia, quella di Freddie come uomo, figlio, amante e performer. Vediamo un Freddie molto giovane che non accetta le sue origini, il suo nome ed è perennemente in rotta col padre. Il primo incontro con Bryan e Roger e, poco dopo anche con John avvenuto durante i loro anni all’università e, sempre nello stesso periodo, Freddie conoscerà l’unica donna che abbia mai amato: Mary Austin.

L’intero film ripercorre con delicata e rispettosa narrazione, i momenti salienti della band: dalla loro prima esibizione insieme in un locale notturno, alle vette di Wimbledon. Entra nel particolare vissuto del leader della band, mostrando i due volti di Freddie: quello forte, grintoso e sicuro di sé che osteggiava in pubblico e quello fragile e delicato del suo privato. I litigi, l’affetto e la complicità della band, la sua natura bisessuale sempre più incalzante e il suo “ritorno” in famiglia.

Cosa ne penso:

Partiamo subito dal presupposto che non sono una fan di Rami Malek e che, a parte quando faceva il faraone ne “Una notte al museo”, non mi ha neanche mai entusiasmato a livello estetico, ma questi sono gusti personali che non hanno nulla a che vedere con la bravura artistica di un attore. Malek è stato bravo, questo è un dato di fatto e, l’Oscar, è stata un’ulteriore conferma. E poi, resta il fatto che, per imitare le movenze di Freddie, deve aver fatto un lavoraccio non indifferente.