Blog nato per condividere tutto quello che le mie "modeste" doti artistiche mi permettono di fare che siano esse recensioni, disegni, racconti e quant'altro.
Buona domenica amici! Come sempre, quando annuncio che sto per pubblicare, non solo Saturno, ma l’intero sistema solare conosciuto e sconosciuto si allea per farmi andare tutto storto! Ammetto che ci vuole ancora un po’ per la data di uscita che mi ero prefissata e meno male che non ho iniziato a comunicarla perché altrimenti ciaone, Ma che dire? Se la quantità di sfiga fosse minimamente paragonabile alle vendite, potrei vivere di rendita, questo è sicuro!
Spero di avere presto buone nuove e che la situazione di per sé si sblocchi, ma la vedo duretta…
Riuscirò a pubblicare?
Mah!
Ricordo che per Ritorno a Breuddwyd ho dovuto far slittare l’uscita per mesi sempre per situazioni spesso non dipendenti dalla mia volontà e quando ho pubblicato, avevo anche un bel bug nel file che ha fatto scappare i pochi lettori curiosi… 😅 ma sapete che sono testona, vero?
Sicuramente non demorderò anche se spesso sono tentata di mandare tutto all’aria perché la mia autostima fa cilecca da tutti i pori in questi casi, e da qui mi collego al post di alcuni giorni fa… non per lagnarmi, ma spesso vivo certi conflitti bellici interiori che non mi spiego perché il mio cuore non sia ancora stato polverizzato.
Ho bisogno di positività e di tanti in bocca al lupo da salvare la specie.
Insomma, per la serie: tranzollo ma non mollo… almeno per ora!
Penso che il 2019 sarà l’anno che non dimenticherò mai finché avrò vita, perché ha segnato con cicatrici incurabili il mio cuore e, una di queste, è lui: Manuel Frattini.
Manuel se n’è andato due anni fa, in punta di piedi, mentre partecipava a un ballo per beneficienza e, subito dopo la sua performance, il suo cuore si è fermato e, con lui, il cuore di tantissimi suoi fan che ancora non ci credono e che, probabilmente, non ci crederanno mai.
Per questo secondo anno, voglio ricordarlo così, con uno dei musical che l’ha reso famoso in tutto il mondo: Pinocchio.
Ciao a tutti! Come ben sapete, ho incominciato quest’avventura letteraria iniziando a leggere la saga de “La casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e, considerato che sono 8 libri, ho pensato di fare le recensioni a coppie. ^_^ Proprio ieri ho finito la lettura del secondo, lo sapete che sono molto lunga e già vi annuncio che metterò in pausa la saga per iniziare il seguito di Pomodori verdi fritti, cioè “Ritorno a Whiste Stop“. Allora, che dire di questa saga? Sicuramente la prima cosa che mi ha colpito è la semplicità. E’ una serie di libri dedicata soprattutto ai bambini ma, come dice la quarta di copertina, sono consigliati dagli 11 ai 99 anni ed è vero, non c’è un limite d’età se non quello che tu, lettore, ti imponi nella tua testa.
Il primo romanzo: “La casa nella prateria“, narra le vicende della famiglia che si sposta nel Kansas fino a fermarsi a vivere nel territorio indiano, mentre nel secondo, “Sulle rive del Plum Creek“, Laura e la sua famiglia, dopo aver lasciato il territorio indiato ed essersi separati dagli amici tra cui il buon signor Edwards, arrivano in una nuova prateria andando dapprima a vivere in una casa posizionata sottoterra e, solo in un secondo momento, in quella che la serie televisiva ci ha abituato a vedere, la piccola e accogliente casa a pochi chilometri dal paese.
Sia nel primo che nel secondo libro, una delle cose che più mi ha colpito è la vita narrata da Laura. Una vita fatta di responsabilità, doveri, piena di giochi ma solo dopo aver adempiuto ai propri compiti. Un’esistenza di fatica dove anche un tempesta poteva vanificare gli sforzi di un intero anno di lavoro e poi la semplicità insita nei cuori delle persone e dei bambini in generale. Leggendo è impossibile non fare dei paragoni su quando adesso noi abbiamo, su quanto noi siamo fortunati e i nostri figli (nel mio caso parlo per quelli degli altri), siano fortunati e abbiano davvero troppo. Un esempio? Nel primo romanzo, Laura e Mary avevano una tazza in comune per bere che loro usavano a turno durante il pasto. Nel Natale descritto in quel romanzo, alle bambine viene regalata una tazza nuova di metallo a testa e loro sono le persone più felici ed emozionate sulla faccia della Terra, riconoscenti e commosse… se regali una tazza a dei bambini di adesso con un’età che va dagli 8 agli 11 anni per Natale, quale pensate che sarebbe la loro reazione? Io una mezza idea ce l’avrei! <.<
Che a quei tempi i bambini non potevano essere bambini, si sa. Erano tempi duri e tutti dovevano contribuire al benessere delle famiglia in base alle loro forze: grandi e piccini. Così non era strano che le bambine accudissero gli animali, o assistevano il padre mentre scuoiava una povera bestiola o, ancora, provvedessero al fratellino o alla sorellina più piccola come se non meglio di una madre. Erano sicuramente altri tempi, tutto era diverso, la vita lo era, tuttavia sono cose che mi colpiscono davvero tanto e mi danno molto da pensare. Adesso ci sono persone che non riescono neanche a cuocere un uovo sodo a trent’anni, mentre una volta, a dieci, sapevano già come mungere una mucca, impastare il pane o cosa era meglio fare in caso di un’inondazione o un incendio.
In questi due romanzi, la famiglia Ingalls ne passerà tante: animali selvatici, indiani ostili, piena dei fiumi, bufere di neve e l’avvento di uno sciame di cavallette così grande da mettere in ginocchio l’economia e il futuro degli abitanti dell’intero paese.
Come detto, il primo romanzo si conclude con la famiglia costretta a rimettersi in viaggio dopo essere stati nel territorio indiano, mentre il secondo e già più un momento di giubilo: la tempesta di neve aveva bloccato le donne della famiglia in casa mentre il padre era disperso fuori da qualche parte poi, finalmente il ricongiungimento e ora? Cos’accadrà nel terzo?
Già in questo secondo romanzo, facciamo la conoscenza di alcuni personaggi iconici che sono poi stati interpretati nella serie tv come, a esempio, la famiglia Oleson, con la terribile Nellie.
Alcuni personaggi, differenziano esteticamente dalla loro versione nella serie tv, come il reverendo Alden o lo stesso Charles Ingalls che in verità ha una barba molto lunga e gli occhi azzurri mentre è risaputo che il povero Michael Landon, aveva gli occhi verdi ed era completamente rasato.
Bene, appena andrò avanti, vi parlerò anche degli altri, ovviamente, con le mie lunghissime tempistiche, ma… abbiate fede!
DATI TECNICI:
L’intera saga è composta da 8 libri di cui attualmente, la casa editrice Gallucci ha pubblicato i primi 7. Il prezzo varia tra le € 9.90 e le 13.50. Disponibile in tutte le librerie e nei negozi online dov’è possibile acquistarlo anche in versione ebook.
Questo che si è concluso è stato sicuramente un anno difficile, ne abbiamo superate tante e la strada del 2021 è ancora in salita ma possiamo farcela! Io ho speranza. Io voglio credere che entro la fine del 2021 vedremo la proverbiale luce in fondo a questo tunnel oscuro che è stato questo 2020. Continuiamo ad amare e ad amarci. Continuiamo per la nostra strada, non importa se difficoltosa, non importa se incerta, noi siamo qui e abbiamo ancora una strada da percorrere! Viviamola al meglio delle nostre forze! Il mio augurio per tutti voi è quello di avere degli scarponcini abbastanza resistenti da essere più veloci di uno stambecco nelle scalate sulle montagne della vita, di avere una buona salute e l’amore di chi vi è intorno e poi sorridere, sorridere sempre.
E siamo arrivati alla fine di questo lungo, faticoso, sconvolgente, pandemico, stancante anno. Nessuno ci garantisce che il 2021 cambierà qualcosa. In parte, il cambiamento è già iniziato dato che ora esiste un vaccino, ma la strada è ancora lunga e in salita. Siamo tutti un po’ stanchi, un po’ provati. Tutti abbiamo avuto degli addii chi più e chi meno importanti. Tutti abbiamo avuto delle ansie che ci hanno messo spesso alla prova. Tutti abbiamo avuto voglia di fuggire su un altro pianeta ma, essendo in zona rossa, non potevi neanche scendere a portare giù il cane! x°D (permettetemi di sdrammatizzare)
E’ stato un anno difficile, tutti continuiamo a dire e a insultare questo 2020 per quello che ci ha tolto: la libertà, i nostri cari, la forza di vivere… e, non è per essere pessimista ma, se il 2020 è stato l’anno della privazione, colui che ha dato una scossa sismica di magnitudo 10 alla nostra vita, il 2021 sarà un’immensa distesa di scosse di assestamento.
Non è pessimismo è realtà.
Nessuno può dirci con certezza che l’anno che verrà sarà migliore di quello che se ne sta andando. Io pensavo lo stesso del 2019, anno in cui ho perso mia madre e un’artista che era molto vicino al mio cuore, eppure, il 2020 è stato comunque terrificante.
Ma c’è una cosa che il 2020 o il 2019 prima di lui, non è riuscito a togliermi. Certo, ogni tanto vacillo, chi non lo fa? Ma quest’anno che sta per concludersi… questo mostro chiamato COVID non è riuscito a togliermi la speranza. (la fiducia verso il genere umano sì, quella ormai ce la siamo giocata dopo alcuni esempi di egoismo e stupidità avvenuti non solo per il virus)… quella proprio… ma, la speranza… l’idea e il desiderio che nonostante tutto, qualcosa può ancora cambiare, c’è! E’ lì, forte e determinata a non lasciare il mio cuore ed è l’unica cosa a cui riesco ad appigliarmi. Oggi è l’ultima. Tra poche ore, saluteremo quest’anno col cuore gonfio di dolore e risentimento e pretenderemo dal prossimo che magicamente risolva tutti i nostri problemi, ma non funziona proprio così, però, possiamo sperare che succeda, giusto?
Buona vigilia amici miei, grazie per essere entrati a far parte del mio mondo. ❤ Ci vediamo l’anno prossimo. Vi amo tutti.
Come ben sapete, io ho i miei tempi per vedere le cose. Per me, il discorso “Freddie Mercury” è importante al punto che, quando dopo l’uscita di questo film tutti erano improvvisamente fan dei Queen, mi irritai al punto da mandarmi in urta anche la pellicola e fui costretta ad accantonare l’idea di vederlo. Penserete che sono esagerata, forse, ma ritengo che l’amore per un’artista è sacro e non deve mai essere confuso con la moda del momento e, in quel caso, fu così ma… andiamo con ordine. 😉 Ciao amici, oggi vi parlo di un film che, quando è uscito, è stato uno tsunami di emozioni contrastanti: “Bohemian Rapsody” di Bryan Singer.
Come tutti saprete, e spero sia così, “Bohemian Rapsody” è una delle canzoni più famose dei Queen (e anche una delle mie preferite 🥰), essa ha, per certi versi, segnato il cambiamento nella storia del gruppo che, da sempre, era intenzionato a non fare un unico genere musicale (il rock), ma spaziare e allargare i loro orizzonti musicali. Nata soprattutto dalla passione di Freddie per la lirica, Bohemian Rapsody, diventa uno dei brani più lunghi fino a quel momento nella storia della band che ne ha voluto fare il suo singolo di lancio andando contro il parere del loro produttore.
Il film parte dalla partecipazione della band al Live Aid una delle manifestazioni canore per beneficienza più importanti del secolo scorso, e finisce con l’esecuzione dei Queen al Live Aid, appunto. Ma, tra i due momenti che rappresentano il “presente” della band all’interno del film, parte la vera storia, quella di Freddie come uomo, figlio, amante e performer. Vediamo un Freddie molto giovane che non accetta le sue origini, il suo nome ed è perennemente in rotta col padre. Il primo incontro con Bryan e Roger e, poco dopo anche con John avvenuto durante i loro anni all’università e, sempre nello stesso periodo, Freddie conoscerà l’unica donna che abbia mai amato: Mary Austin.
L’intero film ripercorre con delicata e rispettosa narrazione, i momenti salienti della band: dalla loro prima esibizione insieme in un locale notturno, alle vette di Wimbledon. Entra nel particolare vissuto del leader della band, mostrando i due volti di Freddie: quello forte, grintoso e sicuro di sé che osteggiava in pubblico e quello fragile e delicato del suo privato. I litigi, l’affetto e la complicità della band, la sua natura bisessuale sempre più incalzante e il suo “ritorno” in famiglia.
Cosa ne penso:
Partiamo subito dal presupposto che non sono una fan di Rami Malek e che, a parte quando faceva il faraone ne “Una notte al museo”, non mi ha neanche mai entusiasmato a livello estetico, ma questi sono gusti personali che non hanno nulla a che vedere con la bravura artistica di un attore. Malek è stato bravo, questo è un dato di fatto e, l’Oscar, è stata un’ulteriore conferma. E poi, resta il fatto che, per imitare le movenze di Freddie, deve aver fatto un lavoraccio non indifferente.
Buongiorno e buon lunedì a tutti, amici. Come state? Io non sto passando un bel periodo… anzi, ormai i miei “periodi cattivi”, stanno diventando “anni”, ma carichiamo sulle spalle e andiamo avanti.
Oggi è un anno esatto dalla scomparsa di un artista che non voglio e nessuno dovrebbe dimenticare, perché qui in Italia, si fa in fretta a dimenticare se non si chiamano Gassman, Mastroianni, Totò (senza nulla togliere a queste grandi figure del cinema italiano) o simili, ma ci sono stati altri grandi artisti che, col loro lavoro, hanno reso l’Italia famosa nel mondo. Lui se n’è andato improvvisamente, durante una gala di beneficenza dove si sarebbe dovuto esibire ma, si è accasciato al suolo e non si è più svegliato. Manuel ci ha lasciati così, in silenzio. Se n’è andato in punta di piedi come se stesse eseguendo la sua ultima danza e a me, manca tantissimo.
Un anno senza te, Manuel Frattini… Io non dimentico. ❤
Blog nato per condividere tutto quello che le mie "modeste" doti artistiche mi permettono di fare che siano esse recensioni, disegni, racconti e quant'altro.
♡~Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.~♡ Carlos Ruiz Zafón