Pinocchio, di Guillermo del Toro.

Vi racconterò una storia.
Una storia che credete di conoscere, ma non è così.

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla mia età 😑😂) ed uno che avevo messo da secoli nella mia lista.

Ebbene, inizierò dal primo che ho visto, quello che più mi ha incuriosita: Pinocchio!

Non credo sia il caso di spiegare la storia, dopotutto chi non ha almeno una volta sentito parlare di Pinocchio o visto le sue mille mila trasposizioni cinematografiche e/o animate?

Ebbene il Pinocchio di Guillermo del Toro è diverso dal solito, molto diverso. Ad esempio mancano alcune figure importanti all’interno della storia scritta da Collodi come il Gatto & la Volpe…anche se Mangiafuoco diventa il signor Volpe, per cui una strizzatina d’occhio allusiva c’è! 😉 Manca la figura della fata Madrina o Turchina, non esiste il Paese dei balocchi… non c’è nessun carabiniere che insegue il nostro protagonista per le strade cittadine… insomma, in questo caso definirlo un prodotto “diverso” dal solito, non è proprio un’esagerazione, ciononostante racchiude al suo interno tutti i sentimenti, gli insegnamenti e la moralità tipiche di questa storia scritta secoli fa.

Lo ammetto, non sono una gran fan del burattino di legno!

Nella mia vita ho visto tutte le versioni possibili: quella sceneggiata con Manfredi, quella della Disney, le due nipponiche a puntate e la più magica per me, quella che ho visto a teatro, con il mio amato e compianto Manuel Frattini, ma mi sono categoricamente rifiutata di vedere le due versioni di Benigni, sia quella dove lui interpretava il burattino, sia quella in cui impersonava Geppetto. Non chiedetemi di spiegarvi il perché, ma non mi hanno mai ispirato. E seppur abbia visto tutte le varianti possibili di Pinocchio, non sono mai riuscita ad amarlo per davvero (tolto quello di Frattini), ho sempre odiato il dolore (inconsapevole, per carità) che il burattino dava al povero Geppetto, ma questo è un mio limite personale: io odio chi fa soffrire il prossimo infischiandosene del dolore altrui, per cui ho sempre visto in Pinocchio una figura snervante e per certi versi crudele, anche se, ripeto, il personaggio in questione non è davvero consapevole del male che fa al prossimo attraverso la sua curiosità e i suoi capricci. Tuttavia devo ammettere che dopo quella del musical, questa di Guillermo del Toro è diventata una delle mie preferite: bella, emozionante, snervante, per carità, ma piena di una magia diversa, innovativa, con delle ambientazioni completamente diverse per me che non ho mai letto il libro e ignoro se si parli di queste particolari tematiche al suo interno. Quali direte voi? La guerra, solo per dirne una!

Eccovi il trailer in italiano per farvi un’idea della qualità dell’animazione in tutta la sua bellezza.

Cosa ne penso?

Innovativo, diverso, spettacolare! Questi sono i tre aggettivi che mi vengono in mente se penso a questo film.

E’ come aver davanti una storia di cui sai ogni particolare possibile per poi scoprire di non conoscerla affatto!

Animazione fluida, canzoni e musiche emozionanti e orecchiabili. Si vede che ogni dettaglio di questa pellicola è stato curato con amore e attenzione. Ho adorato particolarmente questo effetto “legnoso/legno intagliato” che è stato donato a tutti i personaggi all’interno del film sia umani che non, e poi lui, il Grillo parlante! La creaturina più picchiata, maltrattata ma al tempo stesso adorabile della storia delle storie! xD

In un contesto totalmente diverso dall’originale, troviamo una storia nuova, con un incipt innovativo ma che fa strizzare notevolmente l’occhio all’originale. Non voglio farvi spoiler, ma anche nel trailer si parla di un bambino, no? Ebbene il nome di questo bambino è già di per sé un omaggio al suo autore originale, che ho molto apprezzato.

All’interno del film ritroviamo gli stessi valori a cui Pinocchio ci ha abituati: non dire bugie, ascoltare quello che dicono gli adulti, andare diligentemente a scuola, non ascoltare o fidarsi degli sconosciuti, ma c’è di più! Qui troviamo uno spunto nuovo per certi versi, qualcosa di contemporaneo e attuale se vogliamo: il desiderio da parte degli altri di volerci diversi da come siamo, di plasmare il nostro carattere secondo i loro desideri, perché incapaci di amarci per quel che siamo davvero. Pinocchio è perennemente messo sotto un metro di giudizio, paragonato a una persona che non c’è più e che lui non potrà mai essere. Ma quanti di noi ci siamo trovati nella stessa situazione?

Quante volte ci siamo sentiti dire: ti credevo diverso/a, solo perché in quella specifica situazione non abbiamo assecondato chi ci era davanti?

Dietro questo film c’è molto di più, ma bisogna guardarlo con gli occhi del cuore e approcciarsi a lui come se si stesse guardando qualcosa di totalmente nuovo e non “la solita storia”.

Due piccoli, doverosi ps:
-la prima volta che appare Pinocchio, camminava tipo ragno e sono saltata, per cui, occhio!

-vedere questo film e il balletto finale del Grillo mi ha fatto tornare in mente Manuel e la magia che sprigionava quando danzava. Questo film è stato un personale salasso di ricordi più o meno dolorosi, ma che mi hanno comunque scaldato il cuore.

Consigliato! ♥

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Un amore di città – Atto 1

Conoscendo il triestino medio probabilmente sarebbe seccato al pensiero di avere in giro troppi turisti, ma ormai sono diversi anni che vado periodicamente in questa città ed ogni volta, trovo un motivo in più per amarla.

Trieste è piccola, ma ha tutto: teatri, cinema, locali, negozi di ogni genere, cartolerie enormi che, per gli amanti della cancelleria come me, è come entrare in Paradiso e poi il mare… Puoi non amare il caldo, puoi non amare fare il bagno in esso o, come dicono qui, andare al bagno e stare a mollo per ore… ma il mare come elemento, come spettacolo della natura non puoi non amarlo. Forse sono io ad essere troppo sempliciotta, ma ogni volta che mi trovo davanti a una parete rocciosa di montagna o a uno specchio d’acqua del mare, ne resto incantata. Ammirerei immobile quello spettacolo di colori e forme per ore, la beatitudine che mi trasmettono, non ha prezzo ed è difficile da spiegare a parole perché credo che per ognuno di noi sia diverso e unico.
E poi ci sono i musei, le chiese…
Per chi ama l’arte e la storia in ogni sua forma (io non proprio tutto, ma non sono perfetta, lo sapete), Trieste è un piccolo gioiellino tutto da scoprire e la cosa davvero interessante è che alcune di queste massime artistiche e architettoniche sono gratis! Sì, avete capito bene, GRATIS! In musei come il Civico d’Arte Orientale o il Sartorio, non viene chiesto nessun biglietto d’ingresso ma solo una libera offerta nel caso abbiate uno spicciolo da donare per una giusta causa, la cultura. Un bene prezioso che soprattutto in questa epoca super tecnologica, viene spesso e volentieri messa da parte, sacrificata per qualcosa di più futile.

State scoprendo una Shio più secchiona?

No, non è proprio così. Ma sono di quelli che pensa che senza il nostro passato, non possiamo capire il presente e guardare al futuro. I beni culturali… l’Italia è piena di queste cose, ci sono città come Firenze, Venezia, la mia Torino… in ogni città che vai, trovi un pezzo di storia, una testimonianza concreta di quanto il popolo italiano è stato grande e potrebbe ancora esserlo se solo fosse possibile…

Se poi siete disposti a investire una piccola cifra, ed è davvero piccola se si pensa ai grandi musei delle grandi città, ci sono anche il Museo Revoltella con la visita agli appartamenti da mozzare il fiato e il castello di Miramare con i suoi giardini immensi (gratis) e il castello il cui interno è un piccolo gioiellino tutto d’ammirare.

Bene, adesso vi lascio alcune foto tratte dai musei sopracitati e prese da internet, buona visita virtuale e chissà che un giorno non possiate ammirare tutto questo splendore di persona.

Big kiss. ♥

Galleria immagini:
(tutte le immagini sono prese da Google, per tanto potrebbero essere soggette a copyright.)

*Museo Civico D’Arte Orientale*
(dose sono presenti molte tavole del maestro Hokusai)

*Museo Revoltella*
(visitabile con una cifra davvero molto contenuta)

*Museo Civico Sartorio*
(gratuito)

*Castello di Miramare*
(visitabile con biglietto acquistabile)

PS: Una doverosa precisazione. Non so se questi musei solo solitamente gratis o se non abbia pagato perché mi sono recata lì in un determinato periodo dell’anno, né se alcuni di essi aprono solo periodicamente ai visitatori ma se vi capita di recarvi a Trieste e avete un po’ di tempo per visitare la città, cercate queste chicche, sono meravigliose e riempiono gli occhi oltre che il cuore.

Avrei potuto usare le foto che ho scattato personalmente (dov’era possibile, ovviamente), ma ci tenevo che le immagini fossero di una certa qualità, pertanto le ho prese in prestito dal web, fermo e restando che questo articolo non è in alcun modo a scopo di lucro, anzi, è solo un omaggio a una città che merita di essere scoperta e amata.

E per ora è tutto, alla prossima. ♥

Danny Collins – La canzone della vita di Dan Fogelman.

Ciao a tutti amici, come state?
Io dico solo questo: lotto.
Lotto contro il caldo, la sfiga, la sfiga di avere caldo, i problemi, la vita, la vita problematica…insomma… lotto su e con tutto! ♥
Ma oggi parliamo di film dopo secoli e lo facciamo con una pellicola davvero carinissima: “Danny Collins – La canzone della vita” di Dan Fogelman, qualcuno di voi lo conosce e l’ha visto?

Come sempre, si incomincia dalla trama. Pronti? Via!
Danny Collins è un cantante ormai non più giovanissimo e consumato dall’uso di droga ed alcol. La sua vita privata è un disastro: sposato con una donna molto più giovane di lui che sperpera il suo patrimonio e la sua vita professionale è come congelata da anni tenendolo legato a un gruppo di fan ormai poco esigente che si accontentano delle solite canzoni ormai considerate i suoi cavalli di battaglia. Danny è come consumato da tutto questo, è insoddisfatto della sua carriera e da un successo che gli sta stretto ma proprio durante la festa del suo compleanno, il manager gli regala una lettera vecchia di 40 anni che John Lennon aveva scritto a Dan dopo aver ascoltato una sua intervista radiofonica e qualcosa in Danny cambia irreversibilmente, dandogli la forza per scrollarsi di dosso quella vita fatta di compromessi e vizi in favore di una nuova esistenza alla ricerca di redenzione a incominciare dal figlio col quale non aveva mai avuto un vero rapporto.

Cosa ne penso?

Lo ammetto, questo film è stata una piccola rivelazione.
Ora dirò una cosa che per molti suonerà come una bestemmia: non sono una fan di Al Pacino! Lo so che è una figura importante del cinema mondiale, un mostro sacro come De Niro, Stallone, Hoffman ecc ecc…ma non è tra i miei attori preferiti. Per quanto lo abbia visto in diversi film (ma solo perché imposti e comunque non li ho mai seguiti con la giusta attenzione), il buon Al non è mai riuscito a regalarmi belle emozioni… almeno fino a questo momento! 😉

In questa pellicola del 2015 Pacino ha compiuto un vero miracolo con me!

Sono riuscita a simpatizzare col suo personaggio.
Mi ha fatto sorridere e arrabbiare, ma ho anche provato pena e compassione per lui e gli avrei tirato dietro una scarpa quando cede e manda tutto in vacca (si può scrivere vacca? <.<).
Insomma Danny Collins è simpatico, brillante, ma anche disperato e nonostante circondato da tantissime persone… solo (una sensazione che mi appartiene e che conosco molto bene, purtroppo).
E’ un film che ti fa riflettere tra un sorriso e l’altro, che ti mette davanti a delle domande a cui non sei sicuro di voler dare o conoscere la risposta. Dopotutto chi è davvero soddisfatto della propria vita e di quello che ha? Solitamente l’essere umano è sempre alla ricerca di qualcosa, di quel genere di gratificazione che non sa neanche lui e che probabilmente non troverà mai perché non in grado di riconoscerla quando finalmente ce l’ha davanti al naso.
Danny Collins aveva tutto: soldi, successo, una moglie giovane e bellissima, una vita da rockstar come la intendeva Vasco nelle sue canzoni, ma gli mancava la cosa più importante di tutte: la famiglia, quella vera, che lui non aveva praticamente mai voluto conoscere, anzi, non aveva mai avuto il tempo per farlo perché travolto da quello tsunami chiamato successo.

Con questi pensieri potrei andare avanti all’infinito, ma non voglio perdermi in discorsi troppo profondi o rischio che poi le persone non lo vedano perché pensano a una immensa “sega mentale” lunga un’ora e mezza e “La canzone della vita” non è affatto così!

E’ una storia come probabilmente ce ne sono tante: il ricco che si redime quando incontra il calore famigliare o il ricco annoiato che decide di voler cambiare perché ormai neanche più i soldi gli regalano emozioni…

No, non è proprio così. Ma lascio come sempre a voi il giudizio finale.

La storia prende, gli interpreti perfetti. Annette Bening e Al Pacino insieme fanno scintille, c’è così tanta alchimia tra loro che non puoi non adorare i loro siparietti insieme. Poi ci sono Jennifer Garner nel ruolo della nuora di Danny e un fantastico Bobby Cannavale (nipote di Enzo Cannavale 😉) che interpreta il figlio di Danny in modo semplicemente magistrale, ma la ciliegina sulla torta è sicuramente Christopher Plummer che interpreta il manager. Insomma un cast ricco e super stellare per un film che va sicuramente visto con il piacere della commedia a cui sono stati aggiunti degli elementi di drammaticità che rendono la pellicola particolare, unica.

Per questo ruolo Al Pacino si è aggiudicato il Golden Globe.
Il regista ha dichiarato che aver voluto Al fin dalla prima stesura della storia, come se Danny fosse stato cucito appositamente addosso alla pelle dell’attore. (una piccola rarità che ho visto poche volte, finora solo per Sheen avevo sentito dire la stessa cosa). E poi la chicca delle chicche: è basata su una storia vera!
Avete letto bene: la parte della lettera di John Lennon è vera!!
Ho trovato questa cosa straordinaria e affascinante al tempo stesso.
Quest’uomo ha davvero ricevuto una lettera da Lennon dopo 40 anni… incredibile!
Per quanto riguarda il resto della storia, non si sa quanto ci sia di vero e quanto è stato inventato di sana pianta per esigenze narrative ma di una cosa sono certa: La canzone della vita va visto! Per Al Pacino, per Bobby Cannavale, per la particolarità della storia, per la piccola Hope, per la simpatia di Annette… Va visto senza troppe pretese e gustato lentamente come un buon vino.

Buona visione. ♥

PS: Attenzione! Tutte le immagini presenti nel post sono state prese da Google e pertanto potrebbero essere soggette a copyright.

Trama librosa!

Ciao a tutti e scusate la quasi assenza di questi giorni, ma mi sono spremuta fino all’ultima goccia di energia per portare a termine la lavorazione del terzo romanzo e, finalmente, sono in grado di farvi leggere la trama ma, prima di lasciarvi al risultato delle mie ultime fatiche, vi dico due paroline sul romanzo che, se tutto va bene, potrete leggere a brevissimo. ♥

Pronti?

Ritorno a Breuddwyd nasce come una storia a sé, un romanzo autoconclusivo che vi porterà nel sud del Galles in una cittadina immaginaria il cui nome significa letteralmente “sogno” in gallese.
Dopo due storie ambientate in America (New York), ho sentito l’esigenza di cambiare location, ma a breve potrei sempre decidere di ritornare nella mia amata New York magari per il seguito tanto atteso di Complicated Love, chissà… 😉
Detto questo e come ormai i miei lettori sapranno, i miei romance si allontanano spesso dall’idea comune che solitamente si ha su questo genere. In Ritorno a Breuddwyd non ci sarà solo amore, ma anche azione, segreti, violenza e un mistero tutto da risolvere che porterà la protagonista davanti a delle scelte da cui non potrà scappare.
Esattamente come per il personaggio di Edward di Complicated Love, anche Ann è un po’ incasinata, impacciata e per alcuni versi egoista anche se a me non piace definirla così. È una donna indipendente, con un vissuto traumatico alle spalle, che incontra un uomo con un passato doloroso e una realtà pesante da sostenere.
Il romanzo è scritto in terza persona, al suo interno ci sono quasi una ventina di personaggi tra protagonisti, secondari, comprimari, ecc…ecc… ed è impensabile, secondo me, usare la prima persona se si vuole raccontare davvero una storia a 360° ma spero che questo non spaventerà i lettori, anzi. Dietro questa scelta un po’ azzardata, c’è la volontà di narrare qualcosa al meglio delle mie capacità e spero con tutto il cuore che Ann, Christopher e tutti i personaggi di Ritorno a Breuddwyd sapranno conquistarsi un posto speciale nei cuori dei lettori perché, dopotutto, tutti abbiamo bisogno di essere e sentirci un po’ amati, no? 😉

Bene, dopo queste dovute premesse, ecco di cosa parlerà il mio nuovo romanzo, “Ritorno a Breuddwyd“, un romance noir/drammatico di prossima vendita su Amazon.

Sinossi:

«Tutti abbiamo un’etichetta cucita addosso, non siamo noi a sceglierla, è la società che ce la impone».

Ann Hughes è una donna forte, intraprendente, incasinata,  istintiva e avventata.

Dopo aver trascorso gli ultimi cinque anni a Londra, ritorna nella sua città natale, Breudwydd, una piccola località marittima sulla costa sud del Galles dove ritrova i suoi affetti e un mistero da risolvere: perché tutta la comunità chiama “mostro”  il solitario Christopher Davies? Cos’ha mai fatto per meritare tanto odio?

Il senso di giustizia di Ann pizzica, mentre la giornalista che è in lei scalpita all’idea di conoscere la verità: ma sarà in grado di trovarla? E l’intera comunità come prenderà questo suo ficcanasare? 

Odio, risentimenti e vecchie ferite che riprenderanno a sanguinare, saranno alcuni degli elementi principali di questa storia dalle tinte noir dove, a volte, l’amore può ferire più di uno schiaffo.

Cosa ne pensate?

A volte è difficile scrivere la trama, perché è come un biglietto da visita per il romanzo e non sai mai se hai scritto troppo o troppo poco, ma spero di avervi incuriosito almeno un pochino. 😊

Beh per ora è tutto, a breve svelerò anche la cover e la data ufficiale.

A presto. ❤️

Anna Esse.

Il maledetto United di Tom Hooper

Buongiorno a tutti e buon lunedì!
Come state? Spero tutto ok!
Oggi si torna a parlare di film e, come ben sapete, nel mio caso non è per forza detto che si tratta di titoli recenti, anzi, io sono più dell’idea che consigliare un film non più “giovane”, aiuti ad accrescere il bagaglio personale di ognuno di noi e di chi è magari troppo piccino per guardare con occhio diverso queste pellicole.
Con queste premesse, penserete che sto per parlarvi di un film anni 50 (che comunque erano bei film), ma no, state tranquilli, il titolo di oggi è del 2009 e si basa sulla vita di un grande atleta realmente esistito: Brian Clough.

Chi era Brian Clough?

Il signor Clough era stato un calciatore e uno dei più grandi allenatori inglesi della storia portando due squadre diverse da lui allenate a vincere il campionato nazionale per due anni consecutivi e vincendo anche per ben due volte la Coppa dei Campioni.
Un’ottima carriera come calciatore, stroncata da un infortunio e una ancora più grande carriera come allenatore. Tuttavia non passò alla storia solo per i suoi talenti o la sua spiccata parlantina, no, ci passò anche per un particolare record: allenatore del Brighton per soli 44 giorni.

Ed è di questo periodo della sua vita che parla questo film ma, prima delle mie impressioni personali, vi lascio la trama direttamente presa dal sito

Coming Soon:
Il maledetto United è un film del 2009 basato sull’omonimo romanzo di David Peace.
Brian Clough (Micheal Sheen) è un ex calciatore e allenatore storico del Derby County, una squadra inglese che milita da anni nelle leghe minori. Brian nutre un odio viscerale nei confronti del Leeds United, a causa dello stile di gioco violento e del suo allenatore storico, Don Revie (Colm Meaney). L’astio di Clough ha radici profonde: il Leeds United e il Derby County si erano infatti incontrati in una partita di Coppa d’Inghilterra, persa 2-0. Piuttosto che essere deluso per la sconfitta – prevedibile a causa dello scarso valore tecnico del Derby – Clough si legò al dito la mancata stretta di mano al termine del match da parte dell’allenatore avversario. Da quel momento, Brian e il suo assistente Peter Taylor (Timothy Spall) lavorano giorno e notte per costruire una squadra competitiva in grado di battere il Leeds.
I due ingaggiano dunque il veterano Dave Mackay e molti altri giocatori promettenti. Il presidente Sam Longson (Jim Broadbent) è estremamente preoccupato per il rischioso investimento e per il fatto che Clough non lo abbia consultato prima di concludere la trattativa per il calciatore. Tuttavia, il Derby County disputa un ottimo campionato e viene promosso in prima divisione. Purtroppo, la prima partita contro il Leeds United decreta una sconfitta pesantissima per Clough, che però non si dà per vinto. Il desiderio di rivalsa costerà caro al talentuoso ma orgoglioso allenatore…

Il trailer del film:

Cosa ne penso…

Premetto che non sono una grande appassionata di film sportivi e, soprattutto, se riguardano il calcio, sport a me molto indifferente… ma quando ho visto il trailer e Sheen (lui non poteva mancare), mi sono detta: perché no? Al massimo, se mi annoia, smetto! E, la cosa bella, è stato che non sono riuscita a smettere! Ero completamente affascinata dalla storia, dalla forza e la purezza di quell’uomo al punto che poi, in un secondo momento, ho cercato altre informazioni su Brian Clough e la sua brillante carriera.

Il film è molto bello, scorrevole e per nulla banale.
Mi sono emozionata sia nelle parti relative la vita privata dei vari personaggi, sia quelle giocate che erano quelle che più temevo, ma ripeto, è stata una vera rivelazione a riguardo.

L’ascesa e il declino di un uomo, per poi ritornare a rinascere e, tutto questo, è stato trattato con delicata cura e attenzione.
Per il personaggio di Brian fu espressamente richiesto Michael Sheen che, a detta dello sceneggiatore che ha dovuto adattare il libro di Peace alla pellicola, Peter Morgan, man mano che la lettura del romanzo andava avanti, nella sua mente, l’immagine di Sheen si sovrapponeva a quella di Clough. Non tutti lo sanno, ma Michael è un ottimo calciatore e, per questo film, furono scelti solo attori con una discreta bravura calcistica. Non ci sono controfigure, ogni scena con un pallone in mano o tra i piedi, è girata dagli attori in questione, rivelandosi non solo bravi nella recitazione, ma anche come atleti.

Come? Il nome Peter Morgan vi suona famigliare?

Ovvio che sì. La collaborazione tra Morgan e Sheen è storica, molti dei film a cui il famoso attore gallese ha preso parte, sono stati sceneggiati da Morgan, tra i più importanti, ci sono The Queen, Frost/Nixon, I due presidenti e, ovviamente, Il maledetto United. Ma non è tutto, tra gli interpreti, come già detto su, ci sono diversi attori inglesi di spicco tra cui Timothy Spall (Harry Potter, Sweeney Tod e L’ultimo samurai), Jim Broadbent (Harry Potter, Narnia e Doolittle) e Colm Meaney (Star Trek, Tolkien e Giustizia privata).

La vita, le ambizioni, l’arroganza, il declino di un uomo che aveva fatto del calcio la sua ragione di vita, che credeva nel calcio pulito in un momento in cui non lo era affatto, soprattutto in Inghilterra dove le scorrettezze e le violenze fuori e dentro al campo, erano all’ordine del giorno.
Ho ammirato tantissimo lo spirito di Clough e a volte mi chiedo cos’avrebbe pensato nel vedere come David Peace e successivamente Peter Morgan l’hanno dipinto nel libro omonimo e, successivamente, nel film, purtroppo, il vero Brian, è venuto a mancare nel settembre 2004 per un tumore.

Rimangono alcune belle immagini di filmati originali che compongono i titoli di coda del film e, sicuramente, la sua genialità nel vivere e reinterpretare il calcio, mettendoci una passione unica e tanto, tantissimo amore.

Da vedere e rivedere!!

Shio



Last Train to Christmas di Julian Kemp

Buonasera e buona vigilia a tutti, a poche ore dal Natale, torno a parlarvi di uno dei miei attori preferiti: Michael Sheen e del suo ultimo film “Last train to Christmas“, un movie original di Sky Cinema UK.

Non è facile dare la giusta locazione a questo film, non è solo una commedia, ma neanche il classico film di natale, tuttavia ha un pizzico di così tante categorie, da renderlo affascinante e interessante al tempo stesso.

La trama:
Natale 1985. Tony Towers, un manager di successo, sale sul treno diretto a Nottingham per una riunione di famiglia in vista del Natale insieme alla fidanzata Sue e al cugino Roger ma, qualcosa di inaspettato in quel viaggio, cambierà per sempre la vita di Roger e Tony, difatti, quest’ultimo, scoprirà di poter viaggiare nel tempo semplicemente attraversando gli scoparti tra una carrozza e l’altra ed è così che, magicamente, Tony si ritroverà a passare dagli anni 80 ai 70, ai 90 e persino a quelli della sua infanzia, gli anni 40 dove impedirà che un evento traumatico, porti a quel presente doloroso per i suoi cari.


Non posso svelarvi di più, questo film va decisamente gustato ma, purtroppo, non esiste in italiano e non è facile neanche reperirlo sul web… ma se vi dovesse capitare di vederlo, non fatevelo sfuggire, perché merita davvero tanto!
Vi ricordate quando vi ho detto che Michael Sheen è un attore camaleontico?
Ebbene, in questo film da decisamente il meglio di sé, grazie ovviamente a un ottimo team di make up, Michael riesce a interpretare così tante versioni diverse di se stesso, da renderle una più affascinante delle altre.
Il talento di quest’uomo non ha fine e io non smetterò mai di elogiarlo, per cui, fatevene una ragione! 😂

La storia ingrana lenta, quasi come se voglia prima preparare lo spettatore, assicurandosi la sua massima attenzione poi, man mano che le carrozze spazio temporali vengono attraversare, il ritmo diventa sempre più incalzante in un turbinio di emozioni agrodolci, colpi di scena e sensi di colpa.
Particolare apprezzamento va fatto anche alle scenografie e ai costumi: sia gli interni delle carrozze ferroviarie, sia l’abbigliamento, il look e gli accessori degli occupanti cambia in base agli anni arricchendo il tutto di deliziosi dettagli che rendono la visione ancora più appagante.
Accanto a Sheen, tra i tanti, troviamo Carl Elwes (La storia fantastica e Robin Hood un uomo in calzamaglia), nei panni del cugino Roger, Natalie Emmanuel (Fast & Furious 6 e 9 e Il trono di spade) nei panni di Sue, Phyllis Logan (Downton Abbey) e Hayley Mills (famosissima per i ruoli di Pollyanna nei film Disney degli anni sessanta).
E ora, solo per darvi un idea, ecco i mille volti di Tony Towers:

Se vi capita di vederlo in giro sul web, fateci un pensierino, perché merita!
Di seguito, vi lascio anche il trailer del film. ♥


Serena vigilia a tutti.
Shio ♥

Segnalazione mangosa! #2

Udite udite, gente!
Per chi, come me, ama il mondo dell’animazione giapponese e, soprattutto i manga, sarà ben lieto di questo ritorno in tutte le fumetterie d’Italia di uno dei manga cult degli anni 80/90: CITY HUNTER!
Sì, lo so che ultimamente nel settore stanno rieditando anche le mutande ma, personalmente, di questa nuova edizione, ne sono particolarmente felice.
Lessi le gesta di Ryo Saeba, (eh sì, non si chiama City Hunter come lo hanno erroneamente battezzato nella versione italiana dell’anime, anche lui ha un nome e un cognome da essere umano) nella seconda metà degli anni 90 grazie alla versione “slime” edita da Star comics, ma è così vecchia che, se provo ad aprire un albo, questo scricchiola come un cancello in un film dell’orrore, senza contare che c’è il rischio che si stacchino le pagine essendo davvero molto vecchia, per cui, ne sono particolarmente entusiasta perché mi permetterà di rileggere questa emozionate, folle, depravata (xD), avvincente storia dal principio, in un formato più grande (ogni albo varia tra le oltre 500 e le 300pag.), con contenuti speciali inediti…o almeno così ci promette la Panini comics e noi non possiamo far altro che fidarci, giusto? 😉

La serie completa dovrebbe essere composta da un totale di 12 maxi volumoni al costo circa di € 15 cad.
Edito da Panini comics (ex Planet manga).
Nome dell’edizione: City Hunter XYZ
Autore: Tsukasa Hojo (di cui vi ho parlato in questo articolo, clicca -> QUI)
Uscita ufficiale: 19/08/2021.

L’attesa è quasi finita!
Questa è un ottima occasione per scoprire il mondo di City Hunter o, per chi come me già lo conosce, rincontrare dei vecchi, cari amici con le loro avventure e disavventure e poi tantissimo “mokkori”!! e martelli da 100 tonnellate! x°D

Buona lettura!

Shio. ❤

Segnalazione librosa!!

Ciao a tutti amici!
Oggi ho scoperto una cosa che spero vi piacerà!
Io sto letteralmente scalpitando e non vedo l’ora di andare domani da Feltrinelli per vedere se lo trovo, ma… keep calm and spiega bene, cara Shio o penseranno che sei impazzita!
Ok…
coff coff…
dunque…

Cosa vi viene in mente se vi dico: Pomodori verdi fritti alla fermata del treno?

Quanti di voi stanno pensando al famosissimo film degli anni 90?
Se non sapete di cosa sto parlando, vi invito a leggere la mia recensione cliccando sulla parola: –> QUI.

E, quanti di voi stanno pensando all’omonimo romanzo scritto da Fannie Flagg, la cui recensione è disponibile –> QUI?

Ebbene, se non avete mai sentito parlare di questo titolo, potete sempre recuperare il film o il romanzo o entrambi ma, se come me, avete amato in modo spudorato entrambe le versioni di questa fantastica storia, non potrete non gioire con me nell’apprendere che dal 6 luglio, Fannie Flagg è ritornata in tutte le librerie con il seguito dal titolo:

Ritorno a Whistle Stop“.

Edito da Rizzoli.

Questo seguito ci riporterà indietro nel tempo attraverso i ricordi di Buddy, il figlio di Ruth, in un viaggio nostalgico nella memoria di un posto senza tempo quando la città popolava di viandanti e il treno passava ancora a pochi passi dalla tavola calda di Whistle stop.

Sinossi: Buddy Threadgoode è nato e cresciuto a Whistle Stop, Alabama. Da bambino, il fischio allegro dei treni che passavano per la piccola stazione ferroviaria scandiva il corso delle sue giornate. Sua madre Ruth, donna mite, misurata, e la zia Idgie, eccentrica, volitiva, passionale, erano le proprietarie del caffè della cittadina, noto nel raggio di chilometri per i suoi irresistibili pomodori verdi fritti; un punto di incontro e di ristoro sempre pronto ad accogliere tutti. Poi, col passare del tempo, Whistle Stop andò via via spopolandosi, i treni smisero di passare e il caffè chiuse una volta per tutte. Dopo molti anni di assenza, di quel posto immerso tra i campi di granturco l’ottantaquattrenne Buddy conserva ricordi dolci e nostalgici, che condivide con sua figlia Ruthie e con chiunque abbia voglia di ascoltare le sue storie. Ed è lì, ai luoghi della sua infanzia, che decide di fare ritorno, sgattaiolando fuori dalla casa di riposo per un viaggio carico di avventure, dando il via a un susseguirsi di eventi dai risvolti imprevedibili. Con candore e ironia, Fannie Flagg porta ancora una volta il lettore tra gli indimenticabili protagonisti e le atmosfere senza tempo di “Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop”.

Che dire?

Non so voi, ma io sono letteralmente elettrizzata e non vedo l’ora di leggerlo!

Potete trovare “Ritorno a Whistle Stop” in tutte le librerie e store online, disponibile sia in formato ebook che cartaceo.

Buon ritorno a Whistle Stop e buona lettura. ❤

Shio.

The Passion of Port Talbot – (The Gospel of Us)

Esattamente nell’aprile di dieci anni fa, la piccola città di Port Talbot (Galles) fu trasformata in un’immenso palco all’aria aperta.
Tutti i cittadini, i curiosi, insomma chiunque, si trovò a vivere la passione di Cristo in una chiave moderna e sicuramente insolita ma, non per questo di meno impatto.

Direi che non potevo scegliere un giorno migliore per parlarvi di questo film innovativo essendo domani Pasqua.
Una delle cose più impressionanti di questa grande opera teatrale all’aperto è la presenza di un scioccante numero di comparse.

Gli attori, tutti del posto, hanno recitato i loro ruoli ininterrottamente per tre giorni arrivando a dormire sulle colline che circondano la città durante la notte. L’antivigilia, la vigilia e il giorno di Pasqua sono stati i giorni della rappresentazione sul luogo e anche delle riprese in tempo reale, non c’erano scene da ripetere, no. Esattamente come quando ci si esibisce a teatro, l’intero cast ha fatto tutte le prove al chiuso, dov’era possibile e poi, nei tre giorni prestabiliti, hanno trasformato la città in un enorme palco, mettendo in scena l’ascesa del maestro del popolo, “The Teacher“, nella versione originale, il battesimo avvenuto nelle acque gelate (povero Sheen, chissà che freddo!! x°D), il suo seguito, l’ultima cena e, infine, la crocefissione avvenuta in un altura che da sul mare davanti a una folla allucinante di cittadini, attori e quant’altro.

Se non vedete alcuni filmati, forse non potete capire la vastità di questo progetto che sicuramente ai più “puristi” legati alla religione e alla tradizione, farà storcere il naso indignati ma che, a mio avviso, è invece una gran bella trovata anche per sensibilizzare i giovani al culto della chiesa.
Eccovi di seguito uno dei tanti trailer con sottotitoli in inglese, ovviamente la ma su Youtube potrete trovare altri video sull’argomento:


In questa versione, il nuovo Gesù è un senzatetto (argomento molto a cuore a Michael Sheen che si è indebitato fino al collo lapidando il suo patrimonio per risolvere la loro situazione in Galles).
I discepoli sono persone disadattate, emarginati della società in alcuni casi o, comunque, persone “invisibili” ai più.
La minaccia da cui “The Teacher” viene chiamato a salvare tutti è lo sfruttamento da parte di una società edilizia senza scrupoli che vuole industrializzare la città sfruttandone ogni singola goccia a scapito dei cittadini.
La prima apparizione del maestro avviene per salvare una donna da un terrorista che le fa indossare un gitel pieno di esplosivo e potrei andare avanti per ore…

Ovviamente questo film non esiste in versione italiana.
Io l’acquistai su Amazon prima della Brexit, ma penso possa essere ancora recuperabile da qualche parte e sul web.

Bene, con questo post un po’ insolito, vi lascio e vi auguro una Felice Pasqua nel limite consentito dalle restrizioni che questo orribile e lungo periodo ci sta imponendo.

Tanta cioccolata e amore a tutti 😉

Buona Pasqua.

Shio ❤

MINI GALLERIA IMMAGINI:

“Objects In The Rear View Mirror May Appear Closer Than They Are” – Meat Loaf

Buongiorno amici miei e buon mercoledì!
La vostra Shio continua a scavare nel pozzo dei ricordi legati soprattutto alla sua adolescenza e, oggi, ripensando a quel periodo, mi è tornata in mente questa canzone dal titolo super lungo che mi ha accompagnata per interi pomeriggi.

Il cantante è Meat Loaf, qualcuno lo conosce o ne ha mai sentito parlare?
E’ un cantante/attore che bene o male, è in attività dai primi anni 70.
Quello che mi aveva colpito tantissimo al tempo in cui ascoltai per la prima volta questa canzone erano due cose fondamentali: la presenza di Robert Patrick (al tempo volto famoso per la sua interpretazione di Terminator 2) e la bellezza pura e cristallina della voce dell’interprete.
La storia narrata nel video, poi, sembra davvero la trama di un film e, sinceramente, non ho mai capito se lo fosse o meno, ma rammento quanto mi incantavo a guardarlo ogni volta che veniva trasmesso da MTV (quando era un’emittente seria).

Beh, non mi resta che lasciare la parola a Meat Loaf e alla sua (per me bellissima) “Objects In The Rear View Mirror May Appear Closer Than They Are”.

Buon ascolto.

Kiss.

Shio ❤