Cervello iperattivo, tempo zero.

Ciao a tutti e scusate l’assenza forzata, a quanto pare questo 2023 mi vuole impegnata su più fronti e non riesco a dedicarmi a ciò che amo fare: il blog e la scrittura in primis. A pensarci bene, forse il mio subconscio aveva già previsto che questo sarebbe stato un anno pieno di “magagne”, e mi ha invogliata a fare le cose con più calma, a non darmi scadenze editoriali. Ma lo sapete qual è il problema in questi casi? Che poi ti fai prendere dalla pigrizia, dal discorso “massì, tanto non ho fretta!”

Sbagliato! Sbagliatissimo!

Per carità, a me anziché pensare che non ho fretta, mi incacchio perché ho delle idee che non riesco a sviluppare e che poi rischio di non fare in tempo ed è orribile passare la tua esistenza a rincorrere il tuo cervello iperattivo, mentre tu hai i piedi cementati nel terreno.

Voglio scrivere, andare avanti con i miei progetti, ma per ora posso solo brontolare e sperare in un miracolo… 😞

Potrei affidarmi a qualcuno, lo so, ma sono abituata a cavarmela da sola e non riuscirei a fidarmi di nessuno che non sia me stessa, senza contare che nell’editoria (o per lo meno nella mia idea di editoria spiccia) l’ ultima parola sulle decisioni spetta a me, all’autore. Io sono l’unico responsabile di me stesso, pertanto qualsiasi figura mi affiancasse dovrebbe comunque rivolgersi a me, ma se io non ci sono perché non ho il tempo di esistere? 😅

Voi cosa fate quando sentite un vulcano di pensieri in testa e zero tempo per realizzarle?

Io solitamente mi dico: Anna respira, fai le cose con i tuoi ritmi, una cosa per volta…

Ma accetto consigli. 😊

Big kiss. 😘

Pubblicità

La casa tra le onde, di Hiroyasu Hishida.

Ciao a tutti e buon lunedì!
Siamo infine giunti all’ultimo film visto la settimana scorsa, quello che avevo salvato nella mia lista da tempo e che non mi decidevo mai di guardare: La casa tra le onde, di Hiroyasu Hishida.

Qualcuno di voi conosce questo film o ne ha mai sentito parlare?

No?

Tranquilli, ci pensa la vostra Shio! ♥

Inizio col dire che questo è il secondo film del sensei Hishida, papà anche di Penguing Highway, altro film molto particolare che ho apprezzato discretamente ma di cui ahimè non ho mai avuto il tempo di parlarvi.

Ma di cosa parla La casa tra le onde?

Prima di tutto è un film d’animazione con un target molto giovane dato che i protagonisti sono bambini delle medie, ma questo non implica che non possa essere comunque visto ed apprezzato dagli adulti, anzi, per certi versi questo film ha molto da insegnare in quest’epoca contrassegnata dal consumismo e dall’abbondanza.

La storia è incentrata su Kosuke e Natsume, due bambini che per i primi anni della loro infanzia si sono ritrovati a vivere insieme nello stesso condominio in cui viveva il nono di Kosuke, crescendo di fatti insieme, in più, Natsume, arriva da una situazione famigliare molto particolare che si verrà a scoprire i corso d’opera.
A inizio film tuttavia tra Kosuke e Natsume non sembra scorrere buon sangue, e i due seppur è evidente che si vogliano bene, non sembrano in grado di comunicare apertamente, a questa situazione si aggiunge la perenne gelosia isterica di Reina e l’allegra compagnia degli altri compagni del gruppo dei sei bambini che ci terranno compagnia per tutto il film; Yuzuru, Taishi e Yuri, a cui si aggiungerà anche Noppo.


Dissapori e incomprensioni sembrano al centro della storia, ma non solo. Tutto inizia quando si diffonde la notizia che nel vecchio complesso di appartamenti dove un tempo abitavano Kosuke, Natsume e le rispettive famiglie, ormai in disuso e in via di demolizione, viene avvistato il fantasma di un bambino. Incuriositi, il gruppo dei maschietti decide di indagare trovandosi a vagare in per il palazzo abbandonato e imbattendosi in Natsume e nel misterioso Noppo, a loro si aggiungono anche le altre due ragazze e il gruppo è al completo. Tra i due protagonisti nasce una discussione e una bomba d’acqua estiva arriva con la sua violenza inaudita, travolgendo tutti i presenti che nel mentre si erano spostati sulla terrazza dell’edificio.

I ragazzi si sveglieranno alla deriva, in un oceano immenso a bordo della casa che per l’occasione funge da nave, ma cos’è successo esattamente? Come mai la casa è stata trasportata in questo mare sconfinato e che fine hanno fatto tutti?

Eccovi il trailer:

Come potete vedere dal trailer, l’animazione è fluida e spettacolare, l’espressività dei personaggi, perfetta. Diciamolo, La casa tra le onde, a livello tecnico è di buona qualità, ma mi ha trasmetto una lenta agonia verso la fine.

Avete presente quando sembra che la fine non debba arrivare mai?

Ecco, a un certo punto, quando credevi di aver capito, si aggiungeva un pezzo, un tassello, un decisione presa dai personaggi che allungava il “brodo” narrativo.

Chi è Noppo l’ho capito a metà del film, tuttavia, ci metti un’infinità di tempo prima che la rivelazione ufficiale.

E’ un film brutto?

No, assolutamente, anzi, si lascia guardare.

I colori e l’animazione lasciano per certi versi incantati e la trama con tutte le sue metafore della vita, la rendono molto ricca e per nulla infantile, ma sinceramente avrei preso a schiaffoni Natsume per almeno metà del film. A un certo punto, verso la fine, volevo davvero menarla!! 😂 (ora capisco le persone che hanno odiato il mio piccolo Ed di Complicated Love 🤣🤣🤣)

Scherzi a parte, La casa tra le onde nasconde una morale molto bella e realistica. Invita al rispetto non solo delle persone, ma anche degli oggetti che ci circondato, della loro spiritualità. Nella cultura giapponese ogni cosa ha un anima, che questa sia una pianta, una sedia o una persona e per tanto va rispettata e ringraziata per il bene che ci ha fatto, per ciò che ci ha donato. In questo film spesso questa tematica si fonde con l’affetto che ci lega a una determinata cosa, a un determinato luogo e alle persone che lo hanno reso ancora più speciale. E’ sicuramente un film che va visto con il cuore e la mente aperta, consapevoli di trovarsi davanti qualcosa di speciale, soprannaturale, a cui non è possibile dare una vera spiegazione logica, ma va amato per quel che è. Le tempeste e le prove che i ragazzi affronteranno in quest’avventura alla deriva in un oceano sconfinato, a bordo di un palazzo galleggiante li farà crescere, maturare attraverso un percorso non sempre facile. Spesso si da per scontati che perché si è bambini, la loro vita sia facile, spensierata, ecco, questo film ci insegna in modo anche molto teatrale, che non sempre è così. Che anche il mondo dei bambini può nascondere delle ombre e che anche un giovane cuore può farsi carico di sofferenze e sensi di colpa per cose fatte o non dette.

Consigliato. ♥

Cose belle ♥

Come già sapere oltre la scrittura mi piace anche disegnare. Non potendo più far molto affidamento sulle mie scarse doti, continuo ad ammirare quelle altrui e ultimamente sto adorando il tratto particolare di questo artista. Lui è Benjamin Lacombe e questa è la sua arte gentilmente regalatami per Natale da una persona davvero molto speciale! ♥

Le strade del male, di Antonio Campos.

Buon venerdì ♥
Eccomi per parlarvi del secondo film che ho visto sabato scorso sempre sulla piattaforma Netflix: lui è il secondo che mi avevano consigliato dopo Pinocchio e, ovviamente, ho provato a guardarlo!
Spiegare Le strade del male senza fare spoiler non è facile. Ci sono così tanti avvenimenti concatenati tra loro che è quasi impossibile nominarne uno senza farsi catturare nella spirale di quello successivo, ma ci proverò!

Le strade del male è un film del 2020 ispirato all’omonimo romanzo scritto da Donald Ray Pollock nel 2011 e con un cast davvero molto ricco e talentuoso.

Ma di cosa parla?

-Siamo a Ohio, America, nel 1945, subito dopo il secondo conflitto mondiale. Il film si apre con due incontri importati, due uomini che non si conoscono che incontrano due donne nella stessa caffetteria e che, nel bene e nel male, contribuiranno a cambiare la loro vita per sempre. Questi due uomini sono Willard Russel (interpretato da Bill Skarsgård) e Carl Henderson (interpretato da Jason Clarke). Passano gli anni e, dopo uno spoiler fatto dalla voce narrante su quello che succederà in una microscopica parte nel futuro, ritroviamo Willard e Charlotte, che nel mentre ha sposato, alla ricerca di una casa per mettere su famiglia e la trovano a Knockemstiff. La coppia seppur non propriamente accettata dalla piccola comunità è felice, si amano e hanno anche un figlio, in più Willard, che è un uomo molto religioso, appena trovato casa costruisce un piccolo santuario in una boscaglia a pochi passi dall’abitazione per raccogliere le preghiere della famiglia. Dovete sapere che i Russel sono molto religiosi per natura al punto che la madre di Willard, quando lui era in guerra, aveva pregato tanto e fatto un voto a Dio dove gli prometteva che se avesse fatto tornare a casa il figlio sano e salvo, gli avrebbe fatto sposare una ragazza della comunità, anche lei molto credente… una ragazza che non era Charlotte, ovviamente.-

Ho cercato di semplificare i primi 30 minuti del film, ma da qui sarebbe uno spoiler dietro l’altro e sinceramente non so fin dove potrei spingermi, per cui ho deciso di lasciarvi al trailer che vale più di mille parole. E’ in lingua inglese, ma le immagini parlano già chiaro. 😉

Dal trailer si capisce un po’ il genere e lo stile. E’ un film lungo più di due ore dove succede davvero di tutto, dove la violenza fisica e mentale fa i conti con un bigottismo religioso che mette a dura prova la fede. E’ un film che parla del mostro che si nasconde dietro un simbolo (in questo caso di chiesa), è un film che parla di storie, di vite che s’intrecciano e che alla fine sono costrette a scontrarsi. E’ un film che parla di solitudine dell’anima, di fatalità, di dolore, morte, crudeltà, disperazione, coraggio… L’amore presente è paragonabile all’odio, alla violenza e al disagio che si respira in ogni frammento di pellicola.

E’ un film disturbante?

Per certi versi, sì.

Ci sono dei momenti in cui ti chiedi come sia possibile che tutto sia collegato, che tutto debba accadere per un disegno divino più grande di noi e seppur queste riflessioni si possono spesso e volentieri applicare anche nella vita quotidiana di ognuno di noi (sempre sperando non in questi termini così estremi e violenti), lascia un senso di vuoto, di fatalismo, come se non ci fosse altra soluzione.

Mi sono imbattuta in questo film perché durante un discorso con mio nipote in cui si parlava di attori, avevo dichiarato che non amavo particolarmente gli Spider-man di Holland, perché in questa nuova versione dell’uomo ragno c’erano troppi elementi frivoli che toglievano attenzione alla bravura dell’attore in sé. So che probabilmente sto per bestemmiare, ma per me Tom Holland non è un grande attore, è bravo, ma non mi fa urlare al mostro sacro!
Come dire?
Quando lo vedo recitare, non mi trasmette nulla, tutto qui.
Non dico che non è bravo, ma in passato ho visto attori che sono riusciti a commuovermi anche solo con uno sguardo, vedi Michael Sheen, Al Pacino o Jim Sturgess, lui questo non riesce a farlo. Dopotutto si tratta solo di gusti personali che nulla tolgono al talento dell’attore in questione. Così mio nipote mi dice: “se vuoi vedere Holland in un ruolo serio e adulto, guarda Le strade del male, lo trovi su Netflix“.
Mugugno un secondo indecisa, ma so per certo che mio nipote ha dei buoni gusti, molto maturi per la sua età e mi metto subito a cercare il trailer sul cellulare: America del dopoguerra? Film che sembra una storia vera? Bill Skarsgård? Robert Pattinson?

Ok, mio!

Ed è così che mi sono immersa in questa storia dalle tinte molto noir che seppur non mi ha emozionata come se stessi guardando un capolavoro, mi ha comunque lasciata attaccata allo schermo per più di due ore, con in testa una sciame di domande, tristezza e compassione e, soprattutto, voglia di capire dove sarebbe andata a concludersi la storia. ^_^

Come dite? Cosa penso ora di Tom Holland?
Sostanzialmente il mio giudizio su di lui non è cambiato chissà che, rimane un’attore che non riesce a smuovermi emozioni forti o intense come hanno fatto altri in passato, ma devo anche ammettere che in questo film è stato bravo e meritevole di lodi. ^_^

E non solo lui, come già detto su, il cast è talentuoso: Tom Holland (Spider-Man, Avanger, Terre Selvagge), Robert Pattinson (Twilight, Batman, Remember Me), Bill Skarsgård (IT, Deadpool 2, Eternals), Harry Melling (Harry Potter saga, La regina degli scacchi, Waiting for the Barbarians), Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, Blackbird, Madame Bovary) solo per citarne alcuni…

Ammetto che nonostante il lato molto cruento e per certi infame della trama, il film nell’insieme mi è piaciuto e mi ha fatto pensare molto a quanto a volte il mondo sia pieno di tanti proverbiali “lupi travestiti da agnelli”. Grazie a moltissimi fatti di cronaca, italiani e non, non mi è stato difficile credere al lato oscuro del predicatore, alla sua lussuria, al suo credere estremo che porta ad atti di libidine e allucinazione, tuttavia se da una parte troviamo una figura “fragile” nelle sue convinzioni al punto da restarne soggiogata, dall’altra c’è la gente comune, quella che non ha altro a cui aggrapparsi che a Dio, a questa entità superiore che rivedono nell’uomo che lo rappresenta e di cui hanno una fiducia smisurata e completa.

Il bene e il male sono ovunque e questo film, seppur tratto da un’opera di fantasia, me l’ha ricordato attraverso un vortice di violenza e disperazione inaudito.

Non è un film per tutti e sicuramente da evitare se siete facilmente sensibili all’argomento religione o facilmente impressionabili.

Consigliato ma con qualche postilla.


La nave di Teseo, di Toshiya Higashimoto.

Ciao a tutti, dopo tanto, che ne dite di parlare di manga?

Quello che vi propongo oggi è una serie composta in 10 volumi, conclusa in patria, ma che in Italia dovrebbe essere uscito da poco il secondo se non erro, edito dalla J-Pop: La nave di Teseo di Toshiya Higashimoto.


Conoscete il paradosso della nave di Teseo?

Dovete sapere che la nave del mitico eroe greco Teseo si mantenne nel tempo grazie al fatto che man mano che una parte di essa deteriorasse, veniva cambiata, ma questo a portato a un cambiamento totale del materiale della nave che, però, è rimasta originale nella sua forma, anche se non nel suo contenuto.
Sì, lo so che è un concesso un po’ difficile da spiegare in breve, ma sostanzialmente il paradosso consiste in un oggetto (la nave in questo caso) che nell’arco del tempo ha subito un cambio di componenti con materiali nuovi che hanno preso il posto di quelli danneggiati, riuscendo però a mantenere la sua originalità.

Come dite? Non ci avete lo stesso capito nulla?

Se volete documentarvi meglio, eccovi il link di wikipedia: CLICCA QUI.

Pensando al paradossi, si spiegano tante cose sulla storia base del manga…, ma prima la trama presa direttamente dal sito della J-pop:
Nella vita di Shin Tamura sembra stare per germogliare finalmente il primo barlume di felicità. 28 anni fa, suo padre è stato responsabile di un avvelenamento di massa che uccise più di 20 bambini di una scuola elementare e, da allora, Shin è cresciuto con addosso lo stigma di essere il figlio di un criminale. Ma ora, la vergogna e il disprezzo che prova verso la sua figura paterna stanno per essere lavati via dal fatto che egli stesso sta per diventare genitore. Una tragedia inaspettata scaraventa però di nuovo Shin nel baratro della disperazione e lo spinge a tornare tra le nebbie dell’Hokkaido, là dove tutto ebbe inizio, per affrontare il suo passato e fare luce, una volta per tutte, sulle colpe della sua famiglia… da molto più vicino di quanto non avrebbe mai immaginato.

Cosa ne penso?

Finora ho letto solo il primo volume e devo ammettere che mi ha intrigato molto!
Si parla di una tematica molto sensibile in Giappone: i crimini dei parenti che ricadono sulla famiglia. Dovete sapere che questa mentalità è molto sentita in Giappone, lessi anche un libro tempo fa, s’intitolava proprio “La Colpa” (per leggere la recensione, cliccate QUI) in cui si leggeva proprio la difficoltà del protagonista, il cui fratello aveva commesso un omicidio, di poter continuare a vivere senza essere additato come il parente di un’assassino. Ebbene questo avviene anche al nostro protagonista, Shin, e a sua madre, che da quel momento hanno interrotto ogni rapporto con il parente criminale .

Shin ha dei ricordi molto sbiaditi del padre e, ancora meno, di quelle che erano le indagini che riguardavano il caso di cui si era macchiato. La madre, ormai diventata l’ombra di sé stessa, non ne parla volentieri e l’unica che sembra intenzionata a scoprire la verità sui fatti avvenuti 28 anni prima è solo sua moglie ormai pronta al parto.

Mi piacerebbe dirvi molto di più, ma vi rovinerei la sorpresa. Posso però dirvi che è una storia molto carina, scritta bene e che se anche la tematica non è proprio originale, ma già sfruttata da film e/o libri, devo ammettere che non mi ha annoiata, anzi. I disegni sono molto particolari e ti fanno sentire parte della storia.
Mistero, indagini e colpi di scena non mancheranno ed è solo il primo volume!

Consigliato agli amanti del genere soprannaturale, del mistero e del poliziesco. ♥

Pinocchio, di Guillermo del Toro.

Vi racconterò una storia.
Una storia che credete di conoscere, ma non è così.

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Sabato scorso sono stata costretta a letto dai classici dolori post lavorativi, e dato che non avevo la forza di strisciare fino ai miei amati dvd, ho sfruttato Netflix guardando 3 film: due che mi erano stati consigliati da mio nipote (sono zia, guai a chi mi fa passare per nonna alla mia età 😑😂) ed uno che avevo messo da secoli nella mia lista.

Ebbene, inizierò dal primo che ho visto, quello che più mi ha incuriosita: Pinocchio!

Non credo sia il caso di spiegare la storia, dopotutto chi non ha almeno una volta sentito parlare di Pinocchio o visto le sue mille mila trasposizioni cinematografiche e/o animate?

Ebbene il Pinocchio di Guillermo del Toro è diverso dal solito, molto diverso. Ad esempio mancano alcune figure importanti all’interno della storia scritta da Collodi come il Gatto & la Volpe…anche se Mangiafuoco diventa il signor Volpe, per cui una strizzatina d’occhio allusiva c’è! 😉 Manca la figura della fata Madrina o Turchina, non esiste il Paese dei balocchi… non c’è nessun carabiniere che insegue il nostro protagonista per le strade cittadine… insomma, in questo caso definirlo un prodotto “diverso” dal solito, non è proprio un’esagerazione, ciononostante racchiude al suo interno tutti i sentimenti, gli insegnamenti e la moralità tipiche di questa storia scritta secoli fa.

Lo ammetto, non sono una gran fan del burattino di legno!

Nella mia vita ho visto tutte le versioni possibili: quella sceneggiata con Manfredi, quella della Disney, le due nipponiche a puntate e la più magica per me, quella che ho visto a teatro, con il mio amato e compianto Manuel Frattini, ma mi sono categoricamente rifiutata di vedere le due versioni di Benigni, sia quella dove lui interpretava il burattino, sia quella in cui impersonava Geppetto. Non chiedetemi di spiegarvi il perché, ma non mi hanno mai ispirato. E seppur abbia visto tutte le varianti possibili di Pinocchio, non sono mai riuscita ad amarlo per davvero (tolto quello di Frattini), ho sempre odiato il dolore (inconsapevole, per carità) che il burattino dava al povero Geppetto, ma questo è un mio limite personale: io odio chi fa soffrire il prossimo infischiandosene del dolore altrui, per cui ho sempre visto in Pinocchio una figura snervante e per certi versi crudele, anche se, ripeto, il personaggio in questione non è davvero consapevole del male che fa al prossimo attraverso la sua curiosità e i suoi capricci. Tuttavia devo ammettere che dopo quella del musical, questa di Guillermo del Toro è diventata una delle mie preferite: bella, emozionante, snervante, per carità, ma piena di una magia diversa, innovativa, con delle ambientazioni completamente diverse per me che non ho mai letto il libro e ignoro se si parli di queste particolari tematiche al suo interno. Quali direte voi? La guerra, solo per dirne una!

Eccovi il trailer in italiano per farvi un’idea della qualità dell’animazione in tutta la sua bellezza.

Cosa ne penso?

Innovativo, diverso, spettacolare! Questi sono i tre aggettivi che mi vengono in mente se penso a questo film.

E’ come aver davanti una storia di cui sai ogni particolare possibile per poi scoprire di non conoscerla affatto!

Animazione fluida, canzoni e musiche emozionanti e orecchiabili. Si vede che ogni dettaglio di questa pellicola è stato curato con amore e attenzione. Ho adorato particolarmente questo effetto “legnoso/legno intagliato” che è stato donato a tutti i personaggi all’interno del film sia umani che non, e poi lui, il Grillo parlante! La creaturina più picchiata, maltrattata ma al tempo stesso adorabile della storia delle storie! xD

In un contesto totalmente diverso dall’originale, troviamo una storia nuova, con un incipt innovativo ma che fa strizzare notevolmente l’occhio all’originale. Non voglio farvi spoiler, ma anche nel trailer si parla di un bambino, no? Ebbene il nome di questo bambino è già di per sé un omaggio al suo autore originale, che ho molto apprezzato.

All’interno del film ritroviamo gli stessi valori a cui Pinocchio ci ha abituati: non dire bugie, ascoltare quello che dicono gli adulti, andare diligentemente a scuola, non ascoltare o fidarsi degli sconosciuti, ma c’è di più! Qui troviamo uno spunto nuovo per certi versi, qualcosa di contemporaneo e attuale se vogliamo: il desiderio da parte degli altri di volerci diversi da come siamo, di plasmare il nostro carattere secondo i loro desideri, perché incapaci di amarci per quel che siamo davvero. Pinocchio è perennemente messo sotto un metro di giudizio, paragonato a una persona che non c’è più e che lui non potrà mai essere. Ma quanti di noi ci siamo trovati nella stessa situazione?

Quante volte ci siamo sentiti dire: ti credevo diverso/a, solo perché in quella specifica situazione non abbiamo assecondato chi ci era davanti?

Dietro questo film c’è molto di più, ma bisogna guardarlo con gli occhi del cuore e approcciarsi a lui come se si stesse guardando qualcosa di totalmente nuovo e non “la solita storia”.

Due piccoli, doverosi ps:
-la prima volta che appare Pinocchio, camminava tipo ragno e sono saltata, per cui, occhio!

-vedere questo film e il balletto finale del Grillo mi ha fatto tornare in mente Manuel e la magia che sprigionava quando danzava. Questo film è stato un personale salasso di ricordi più o meno dolorosi, ma che mi hanno comunque scaldato il cuore.

Consigliato! ♥

Green Book, di Peter Farrelly

Il talento non basta, ci vuole coraggio per cambiare il cuore della gente.

Sono stata attratta per anni da questo film, ne avevo visto spesso il trailer ed ero persino pronta ad andare a vederlo da sola al cinema ma uscì nelle sale italiane il gennaio del 2019, mese e anno in cui mia madre è venuta a mancare ed è inutile dire che a quel punto avevo altro per la testa…. Ma non sono sicuramente qui per parlare di questo, no, oggi di parla di tutt’altro genere di emozioni e vi assicuro che Green Book ne regala tantissime.

Di cosa parla Green Book?

Siamo nell’America degli anni 60, (uno dei miei periodi cinematografici preferiti). Un italo/americano, Tony Vallelonga (detto anche Tony Lip), dopo aver perso momentaneamente il suo lavoro come buttafuori in un night club, accetta di fare da autista a un pianista di colore, Don Shirley, in giro per una tournée nel sud dell’America, quello più profondo, quello che ancora non accetta che gli uomini di colore possano essere liberi e dei loro pari.

Il viaggio durerà alcuni mesi, tenendo Tony lontano dalla sua famiglia, ma ci penserà Don ad aiutarlo a scrivere delle bellissime e romantiche lettere per la moglie Dolores che lo attende a casa con i figli per Natale e, d’altro canto, Tony permetterà a Don di completare il suo viaggio senza incidenti arrivando a fargli da guardia del corpo e a salvarlo da un’aggressione.

Il mondo è pieno di gente sola che ha paura di fare il primo passo.”

Cosa ne penso?

Immagino che tutti lo sappiate, ma questo film è tratto da una storia vera e voi sapete quanto amo queste cose, vero?

Green Book è una storia di amicizia, di rispetto, ma anche di sacrificio e, ahimè, ottusità. In un’America ancora chiusa nelle sue convinzioni razziali, questi due uomini sono un esempio di cambiamento. All’apparenza molto diversi, Tony e Don sapranno trovare un punto di incontro su cui costruire una bellissima amicizia che è durata negli anni.
Una delle cose che più mi ha fatto riflettere è stata la forza generata dall’unione di due categorie di “esclusi” perché, si sa, l’America non è mai stata molto gentile con gli emigrati e ancora meno con le persone di un’etnia diversa. Ed è stato come se questi due uomini che in quel momento rappresentavano due mondi diversi ma ambedue discriminati, avessero trovato nella loro emarginazione, un punto di forza che gli ha fatti unire ancora di più. La storia è bella e divertente, il viaggio è raccontato bene e le gag tra i due protagonisti sono sempre di buona qualità: non ti vergogni di ridere di alcune scene, lo fai e basta, perché contengono un’ironia intelligente, mai fuori posto.

Ma sapete da dove prende origine il titolo del film? Sapete che cos’era in quegli anni il “Green Book“?

A primo acchito può sembrava un nomignolo carino, un titolo grazioso ma, dietro queste due semplici parole, si racchiude un universo di discriminazione razziale. Il Green Book altri non era che un libricino su cui erano appuntati tutti i locali e gli hotel che accettavano clienti di colore… avete capito bene: erano strutture a cui era consentito l’ingresso ai neri dato che, in quegli anni, a queste persone non era concesso neanche di usare lo stesso bagno dei bianchi, figuriamoci se avrebbero potuto sedersi alla stessa tavola o dormire nei loro stessi letti. E questa “situazione” è molto presente in tutta la pellicola, mettendo in risalto come la facilità con cui Tony Lip aveva accesso in qualsiasi luogo, cozzava contro l’emarginazione di Don, una figura sola, che a me faceva venire in mente una animale chiuso nel suo recinto a cui non era concesso mettere il naso fuori dai suoi territori. Un qualcosa che mi ha riportato alla mente gli animali chiusi in un recinto o una gabbia e cui non era concesso alcuna libertà.

Gli interpreti sono ben azzeccati: Viggo Mortensen (Il signore degli anelli, Oceano di fuoco e Delitto perfetto) nei panni di Tony Vallelonga: adorabile! E Mahershala Ali nei panni di Don Shirley (Alita, Hunger games e Il diritto di contare): una piacevole scoperta. Sì perché per quanto, dopo essermi documentata, abbia scoperto di aver visto altri film dove questo talentuoso attore è apparso, non mi è rimasto in testa, non come in questo film dove raggiunge un livello recitativo davvero considerevole.

Consiglio questo film a chi ama le pellicole tratte da storie vere, a chi vuole farsi un paio di risate serie, con una riflessione pesante di un mondo, una realtà che per quanto molto lontana negli anni, da qualche parte, esiste ancora. Consiglio questa pellicola, perché fa bene all’animo e a fine visione, tutto sempre più bello, puro, come la neve che vedi scendere nelle ultime scene.

Consigliatissimo ♥.

Citazione #74

Il futuro sei tu a crearlo…
Un futuro triste…
o uno felice.
Su quale vuoi scommettere?” Miki.

“lo…correrò il rischio e vedrò.
Il futuro può essere diverso.
Voglio credere che sarà un futuro felice” Ayumu.

[Miki e Ayumu – Life (il live action)]

Buon lunedì 🌺

Ciao a tutti amici e buon inizio di settimana!
Dopo un weekend di riposo mi sento abbastanza meglio, ho ancora qualche strascico, ma nulla di troppo preoccupante. 🙂
Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno mandato messaggi di incoraggiamento e si sono stretti intorno a me in questo momento un po’ delicato, è bello essere circondata da persona come voi, grazie dal profondo del cuore. ♥

Ora, salvo altre intromissioni esterne, do ufficialmente inizio alla lavorazione del nuovo progetto editoriale.
Come già vi avevo accennato, quest’anno non mi sono prefissata una data di scadenza, non punto alla pubblicazione entro la fine del 2023, tuttavia, dovesse succedere, ben venga!

Ora si incomincia con la revisione de L’Altra Me, il mio romanzo di esordio che potete reperire su Amazon e leggere gratis se abbonati a Kindle Unlimited e poi mi piacerebbe mettere di nuovo mano al fantasy interrotto anni fa, ma temo che lì ci sarà parecchio lavoro da fare… Per cui gambe in spalla e buon lunedì a tutti!

Anno nuovo, vita… vecchia!

Non che mi aspettassi che allo scoccare della mezzanotte del 31 la mia vita sarebbe cambiata, ma neanche peggiorata!
Quest’anno non ho usufruito di ferie nel periodo natalizio, avrei voluto e sarebbe sicuramente stato meglio prenderle, ma non me le hanno concesse per esigenze lavorative, ma sarebbe più opportuno dire perché poi gli mancava l’agnello sacrificale!

Non entrerò nel merito, non mi piace farlo e in parte neanche voglio. Quello che mi preme è scusarmi con voi per l’assenza. Nell’ultimo post del 2022 avevo scritto che mi sarei impegnata per tenere il blog il più aggiornato possibile e invece, sono stata ridotta allo sfinimento da un carico di lavoro, da un’accanimento così spudorato ed eccessivo che in questi giorni faccio fatica ad alzarmi dal letto a causa dei crampi. Il dolore è così intenso che ieri ho avevo la nausea e mi veniva da vomitare. Ho lavorato in condizioni disperate, senza due secondi di sosta e neanche quando mi sono fisicamente sentita male, intossicandomi con un prodotto che mi è stato imposto di usare, si sono fermati, anzi, il giorno dopo: stesso prodotto, stessa tipologia di lavoro massacrante.
Per tutta la settimana sono stata costretta ad assumere farmaci per potermi muovere a sufficienza e non essere costretta a farmi richiamare anche per inefficienza lavorativa.

Grazie a Dio questa settimana infernale si è conclusa, domani non lavoro e spero di riuscire a recuperare le forze in questo weekend e di far calmare i dolori che mi stanno tormentando tutto il corpo.

Avete presente quando a scuola facevate ginnastica per la prima volta dopo mesi? Quella sensazione di dolore acuto a ogni respiro o movimento? Ecco recuperate quel dolore e centuplicatelo, solo così potrete leggermente avvicinarvi al mio attuale stato fisico.

Sto da schifo, impalata nel letto, tuttavia volevo comunque darvi segni di vita, visto che non sto neanche più commentando o mettendo like ai vostri post.

Se sono sparita, non dipende da me, non sono scappata alle Hawaii, ho solo visto l’inferno.

Vi abbraccio tutti.