Spezziamo una lancia in favore di Edward!

Buongiorno a tutti amici, come state?
Spero che nessuno di voi si sia ancora sciolto, io temo che prima o poi morirò per autocombustione, ma cerco lo stesso di resistere quanto più posso e di andare avanti con la stesura del seguito (no seguito) di Complicated Love, ed è proprio di lui che voglio parlarvi oggi, anzi, del suo protagonista, Edward.

Perché questo post?

Perché stamani ho visto l’ennesima recensione dove veniva messo in discussione tutto il romanzo perché il protagonista era odioso, isterico e bla bla bla. Ora, se da una parte queste parole mi rendono infinitamente orgogliosa perché significa che sono riuscita nel mio intento: Edward è stato creato volontariamente così, il suo carattere esasperante è stata una scelta, magari pericolosa visto che alcuni non hanno apprezzato la storia a causa sua, ma lui è così, punto. Dall’altra mi provocano una infinita amarezza.

Edward è isterico, viziato e sempre alla ricerca di attenzioni. Una delle prime cose che dice nel romanzo è che lui ama essere al centro dell’attenzione, che potrebbe vivere tranquillamente in una teca di cristallo in mezzo a Time Square perché ama avere gli occhi degli altri puntati addosso.

Edward è questo… ma non solo.

Edward è un giovane di appena 19 anni che è cresciuto da solo. Un ragazzo che si è visto negare la sua infanzia, ignorato dai genitori e questo l’ha indotto ad un attaccamento morboso nei confronti dell’unica persona che gli ha dimostrato affetto, Mark, il suo migliore amico.

Edward è terrorizzato al pensiero di perdere Mark, perché senza di lui ritornerebbe invisibile com’è sempre stato in tutta la sua vita e questo lo induce ad un comportamento eccessivo, estremo e non sempre piacevole.

In parole povere, Edward è un pg con un carattere, ma non un “sono depresso perché sono oscuro, perché sono depresso” o un “scappa da me gattina se non vuoi che mi trasformi in lupo e ti mangi in un sol boccone, perché sono un lupo solitario che non ama la compagnia in quanto lupo”. Lui è un pg con un carattere vero, certo, forse un po’ esasperato, ma realistico, molto più di tante altri che ho letto in questi romanzi che tanto stanno andando di moda in questi ultimi tempi e che spesso mi fanno pensare che dovrei smettere di scrivere perché tanto io non ce la farei mai a raccontare storie simili, del genere che tanto piacciono ai più. Io resterò sempre un’autrice di nicchia, ma ci sta, perché mi rifiuto di scrivere qualcosa in cui non credo solo per scopo commerciale, ma rimango pur sempre la “mamma” di tutti i personaggi che creo e non potevo più restare in silenzio. So che non si dovrebbe fare e che mi tirerò dietro chissà quante altre polemiche, ma io non discuto la recensione in sé o il voto, i gusti sono gusti e come sempre vanno rispettati, lo dico di continuo, ma permettetemi almeno in questa sede di dire che se siete abituati a leggere romanzi pieni di stereotipi con pg privi di carattere e sfumature, allora state lontani dai miei libri!

Il mondo è pieno di storie con protagonisti simili, comprate quelli, grazie.

Complicated Love è una storia adulta che parla di vita reale, non ci sono mafiosi gay, poliziotti gay, dottori gay e via dicendo (e ci tengo a dire che non c’è nulla di sbagliato in quel genere di ambientazioni). Complicated Love è solo la storia di un ragazzo con un carattere difficile che ha un passato tremendo alle spalle e che si scontra con delle realtà ancora più devastanti. Un ragazzo che fa un percorso e che attraverso la sofferenza altrui, comprende i suoi errori e decide di cambiare. Un ragazzo che scopre il significato della parola amore in tutte le sue sfaccettature perché lui, il vero amore, non l’ha mai davvero percepito… ecco, questo è Complicated Love, questo ed altro ancora!

Scusate lo sfogo, ma qualcuno doveva pur provare a difendere il povero Edward… e chi meglio della persona che l’ha creato e fatto odiare da tutti?

Scusami Ed.

Peace & Love ♥

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Setona Mizushiro

Ciao a tutti miei cari amici, come state?
Spero bene! ♥
Oggi sono qui per tornare a parlare di mangaka e nello specifico di una grande artista conosciuta/sconosciuta ai pochi, ma che secondo me merita un po’ della vostra attenzione: Setona Mizushiro.
La sensei Mizushiro nasce a Kanagawa nel  Kantō il 23 ottobre del 1971. Come molti, ha iniziato la sua carriera creando doushinji (vengono chiamate così le stampe di auto pubblicazioni di manga, romanzi e riviste) dal 1985 al 1993 anno di debutto ufficiale con il racconto “Fuyu ga Owarou Toshiteita” pubblicato sulla rivista di Shogakukan , Puchi Comic. Nel 2008 conquista la fama con la pubblicazione di uno dei manga più emozionanti che abbia mai letto del suo genere “Afterschool Nightmare” pubblicato in Italia da Star comics e di cui vi ho anche parlato eoni fa in un vecchio post che potete rileggere cliccando QUI.
Tra i generi da lei trattati troviamo shojo, josei e yaoi, e sempre in modo molto profondo e mai superficiale.

Ebbene questo è tutto quello che sono riuscita a reperire. Purtroppo non ci sono molte notizie sulla preparazione artistiche o sulla vita di questa artista dal grande talento che è approdata in Italia grazie alla Star Comics per poi continuare la sua permanenza nel nostro paese con altre case editrici, ma spero di aver comunque stuzzicato la vostra curiosità. ♥

EDITORIA: TUTTI I TITOLI ARRIVATI IN ITALIA.

X-Day – 2 volumi – Ed. Flashbook – concluso
S – 3 volumi- Ronin manga – concluso
Afterschool Nightmare – 10 volumi – Star comics – conclusa
Il gioco del gatto e del topo – 2 volumi – Ronin manga/Jpop – concluso
Black Rose Alice – 6 volumi – Ronin manga – Interrotta in Italia al volume 4
Chocolatier – 9 volumi – Jpop – in corso

Ci sono autori il cui nome per me è sinonimo di garanzia e sicuramente Setona Mizushiro è uno di questi.
Amo il suo stile di disegno e il suo rendere profondo anche una storia all’apparenza dolce e all’acqua di rose come può essere uno shojo. Lei ha quel qualcosa in più che rende “noir” ogni cosa che disegna e le sue storie riescono spesso a lasciare il segno. Insomma, per certi versi, la sensei Mizushiro la sento vicina, forse perché anch’io come lei non riesco mai a scrivere qualcosa di completamente romantico, ma mischio spesso gli elementi del noir e del mistero anche nelle mie storie più dolci e delicate… ammesso che così le si possano definire! 😅😂
Ma torniamo a lei, la protagonista di questo post.
Della sensei ho letto quasi tutte le opere arrivate in Italia, mi manca solo X-Day che non escludo di recuperare un giorno e attualmente ho letto il primo volume di Chocolatier di cui magari vi parlerò più avanti quando mi sarò fatta un’idea più precisa su dove vuole andare a parare l’autrice.

I miei preferiti?

Beh per ora sicuramente Afterschool Nightmare, Il gioco del gatto e del topo e Black rose Alice che ahimè è rimasto incompleto in Italia, ma che prometteva davvero benissimo e se penso che la pubblicazione è stata interrotta a due volumi dalla fine, mi sale la violenza, ma tranquilli, respiro, respiro… e poi in questi casi si può fare ben poco: la Ronin aveva fallito o chiuso i battenti e i diritti finiti chissà dove. L’unica speranza a questo punto è che Jpop che sta già pubblicando Chocolarier e ha già pubblicato Il gioco del gatto e del topo, decida di riprendere Black rose Alice dall’inizio, ma purtroppo non c’è nulla di certo se non la mia vaga speranza… incrociamo le ditine tutti insieme! >__<
Ora vi lascio alla galleria delle immagini, sperando di fare cosa gradita.
Non conosco le attuali disponibilità, ma mi pare di ricordare che Afterschool Nightmare sia ormai esaurito da anni nel catalogo della Star comics, ma potete recuperare gli altri. Fate un giro, leggete le trame, sfogliate qualche scan e fatevi un’idea. Per ora il manga meno enigmatico e psicologico è sicuramente Chocolatier, ma ho letto solo il primo volume ed è per questo che vorrei aspettare qualche altro tankobon per pronunciarmi, perché qualche sguardino psicopatico l’ho già visto, per cui, potrebbe essere una bella rivelazione anche questo!

Fatemi sapere se conoscete la sensei o se avete mai letto qualcosa di suo.

Alla prossima.

Shio. ♥

GALLERIA IMMAGINI:

Danny Collins – La canzone della vita di Dan Fogelman.

Ciao a tutti amici, come state?
Io dico solo questo: lotto.
Lotto contro il caldo, la sfiga, la sfiga di avere caldo, i problemi, la vita, la vita problematica…insomma… lotto su e con tutto! ♥
Ma oggi parliamo di film dopo secoli e lo facciamo con una pellicola davvero carinissima: “Danny Collins – La canzone della vita” di Dan Fogelman, qualcuno di voi lo conosce e l’ha visto?

Come sempre, si incomincia dalla trama. Pronti? Via!
Danny Collins è un cantante ormai non più giovanissimo e consumato dall’uso di droga ed alcol. La sua vita privata è un disastro: sposato con una donna molto più giovane di lui che sperpera il suo patrimonio e la sua vita professionale è come congelata da anni tenendolo legato a un gruppo di fan ormai poco esigente che si accontentano delle solite canzoni ormai considerate i suoi cavalli di battaglia. Danny è come consumato da tutto questo, è insoddisfatto della sua carriera e da un successo che gli sta stretto ma proprio durante la festa del suo compleanno, il manager gli regala una lettera vecchia di 40 anni che John Lennon aveva scritto a Dan dopo aver ascoltato una sua intervista radiofonica e qualcosa in Danny cambia irreversibilmente, dandogli la forza per scrollarsi di dosso quella vita fatta di compromessi e vizi in favore di una nuova esistenza alla ricerca di redenzione a incominciare dal figlio col quale non aveva mai avuto un vero rapporto.

Cosa ne penso?

Lo ammetto, questo film è stata una piccola rivelazione.
Ora dirò una cosa che per molti suonerà come una bestemmia: non sono una fan di Al Pacino! Lo so che è una figura importante del cinema mondiale, un mostro sacro come De Niro, Stallone, Hoffman ecc ecc…ma non è tra i miei attori preferiti. Per quanto lo abbia visto in diversi film (ma solo perché imposti e comunque non li ho mai seguiti con la giusta attenzione), il buon Al non è mai riuscito a regalarmi belle emozioni… almeno fino a questo momento! 😉

In questa pellicola del 2015 Pacino ha compiuto un vero miracolo con me!

Sono riuscita a simpatizzare col suo personaggio.
Mi ha fatto sorridere e arrabbiare, ma ho anche provato pena e compassione per lui e gli avrei tirato dietro una scarpa quando cede e manda tutto in vacca (si può scrivere vacca? <.<).
Insomma Danny Collins è simpatico, brillante, ma anche disperato e nonostante circondato da tantissime persone… solo (una sensazione che mi appartiene e che conosco molto bene, purtroppo).
E’ un film che ti fa riflettere tra un sorriso e l’altro, che ti mette davanti a delle domande a cui non sei sicuro di voler dare o conoscere la risposta. Dopotutto chi è davvero soddisfatto della propria vita e di quello che ha? Solitamente l’essere umano è sempre alla ricerca di qualcosa, di quel genere di gratificazione che non sa neanche lui e che probabilmente non troverà mai perché non in grado di riconoscerla quando finalmente ce l’ha davanti al naso.
Danny Collins aveva tutto: soldi, successo, una moglie giovane e bellissima, una vita da rockstar come la intendeva Vasco nelle sue canzoni, ma gli mancava la cosa più importante di tutte: la famiglia, quella vera, che lui non aveva praticamente mai voluto conoscere, anzi, non aveva mai avuto il tempo per farlo perché travolto da quello tsunami chiamato successo.

Con questi pensieri potrei andare avanti all’infinito, ma non voglio perdermi in discorsi troppo profondi o rischio che poi le persone non lo vedano perché pensano a una immensa “sega mentale” lunga un’ora e mezza e “La canzone della vita” non è affatto così!

E’ una storia come probabilmente ce ne sono tante: il ricco che si redime quando incontra il calore famigliare o il ricco annoiato che decide di voler cambiare perché ormai neanche più i soldi gli regalano emozioni…

No, non è proprio così. Ma lascio come sempre a voi il giudizio finale.

La storia prende, gli interpreti perfetti. Annette Bening e Al Pacino insieme fanno scintille, c’è così tanta alchimia tra loro che non puoi non adorare i loro siparietti insieme. Poi ci sono Jennifer Garner nel ruolo della nuora di Danny e un fantastico Bobby Cannavale (nipote di Enzo Cannavale 😉) che interpreta il figlio di Danny in modo semplicemente magistrale, ma la ciliegina sulla torta è sicuramente Christopher Plummer che interpreta il manager. Insomma un cast ricco e super stellare per un film che va sicuramente visto con il piacere della commedia a cui sono stati aggiunti degli elementi di drammaticità che rendono la pellicola particolare, unica.

Per questo ruolo Al Pacino si è aggiudicato il Golden Globe.
Il regista ha dichiarato che aver voluto Al fin dalla prima stesura della storia, come se Danny fosse stato cucito appositamente addosso alla pelle dell’attore. (una piccola rarità che ho visto poche volte, finora solo per Sheen avevo sentito dire la stessa cosa). E poi la chicca delle chicche: è basata su una storia vera!
Avete letto bene: la parte della lettera di John Lennon è vera!!
Ho trovato questa cosa straordinaria e affascinante al tempo stesso.
Quest’uomo ha davvero ricevuto una lettera da Lennon dopo 40 anni… incredibile!
Per quanto riguarda il resto della storia, non si sa quanto ci sia di vero e quanto è stato inventato di sana pianta per esigenze narrative ma di una cosa sono certa: La canzone della vita va visto! Per Al Pacino, per Bobby Cannavale, per la particolarità della storia, per la piccola Hope, per la simpatia di Annette… Va visto senza troppe pretese e gustato lentamente come un buon vino.

Buona visione. ♥

PS: Attenzione! Tutte le immagini presenti nel post sono state prese da Google e pertanto potrebbero essere soggette a copyright.

Pensiero da scrittore #10

Che cos’è per te la scrittura?

Cosa significa per te scrivere?

Per me scrivere non è solo un lavoro, è una vocazione, un bisogno che senti nascere dal profondo e che come avviene per il canto delle sirene di Ulisse, difficilmente riesci a sottrarti.
Chi si avvicina alla scrittura per lucro perché pensa che così diventerà la nuova Rowling o il nuovo King (solo per citarne alcuni e senza mancare di rispetto a nessuno), secondo ma non ha compreso davvero la sua essenza e il motivo per cui si avvicina a una tastiera di un pc o a prendere in mano una penna e un foglio di carta.
La scrittura è vita che trabocca dalle dita e prende forma attraverso il contatto con l’inchiostro.
La scrittura è guardarsi dentro, comprendersi.
La scrittura è osservare, immedesimarsi, vivere una vita non tua affrontando direttamente sulla tua pelle le cose belle come le cose brutte. E’ cercare nei meandri più sconosciuti del cuore….
La scrittura è come indossare un boccaglio e immergersi in un mare di emozioni a cui non sempre sei pronto ma che sai di dover affrontare perché esse spingono per venire alla luce a scapito di tutto e tutti. Lei non aspetta tempo, è come un mare in tempesta pronta a travolgerti, ma è anche un faro immerso nel buio più oscuro della notte pronta a tenderti una mano, ha salvarti la vita.
Ecco, questa è per me la scrittura.

E tu cosa ne pensi?

Cosa significa per te scrivere?

Sarei felice di sapere cosa ne pensi. ♥

Ritorno a Breuddwyd di Anna Esse

Ciao, piccola apparizione tra un caos e l’altro per condividere questa piccola gioia.
A causa dei soliti impegni, non ero riuscita prima a mostrarvi il post, ma rimedio subito!
Buona lettura e buona domenica a tutti. ♥

Magazine Alessandria today - Pier Carlo Lava

Salve lettori e lettrici vi parlo di:

Ritorno a Breuddwyd di Anna Esse

Scappare lontano dai propri traumi si può?

Ovunque si andrà essi non ci abbandonano, ritornare all’origine non sarà mai tanto dura come affrontarli. Un lungo cammino si prospetta per la guarigione completa dell’anima.

La scrittrice in questo romanzo noir, presenta una cittadina dalla facciata mite, ambientato nel Galles in una città inventata con un panorama mozzafiato sull’oceano, ma proprio come le sue onde impetuose e impreviste sono i suoi abitanti.

Ognuno con la sua maschera che cela un animo oscuro, nei quali regna la maldicenza. Una microsocietà nata per innalzare chi ha un ruolo rispettabile nella comunità e affossare chi non ha avuto questa fortuna.

I suoi personaggi sono soggiogati dalla mentalità retrograda degli anziani che aizzano le nuove generazioni contro chi si comporta diversamente da loro, costringendo alcuni alla fuga e ad altri all’emarginazione totale, commettendo…

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