Aggiornamenti & sfogo

Ciao a tutti amici,

Come state?

Io a pezzi. Mio padre è ricoverato in ospedale da più di una settimana ormai e grazie ai vari protocolli covid, per vederlo, devo fare un patto col diavolo. È come blindato. Non puoi andarlo a trovare, non puoi telefonare in ospedale in cerca di aggiornamenti, puoi solo aspettare la telefonata del medico che non sai mai quando e se arriverà. Ormai danno per certo che attraverso la tecnologia ci si possa avvicinare a prescindere dalla distanza, ma mio padre non è così.

Lui è della classe 1940. Lui non sa usare uno smartphone. Lui non è mai stato portato per la tecnologia. Ha mani enormi, da manovale, mani che per 40 anni hanno lavorato in linea in FIAT, mani che se reggessero in mano uno strumento così delicato come un cellulare, rischierebbero solo di romperlo.

Io capisco che ogni restrizione è pensata per la sicurezza dei pazienti e di chi lavora in struttura, ma non si può lasciare un anziano di quasi 82 anni (li compie tra 9 giorni) in una stanza, da solo, tagliato fuori dal mondo a fissare una parete davanti a lui. Non puoi lasciare una persona con problemi cognitivi di memoria a breve termine per giorni senza la presenza dei suoi cari… Col rischio che dimentichi i loro volti.

Lui non è tecnologico, è figlio della sua generazione.

Lui ha sempre e solo conosciuto il lavoro, le chiacchiere al bar, la partita a carte con gli amici.

Lui non sa cos’è una videochiamata, un social network o uno youtuber.

Lui è semplicemente una persona nata in un mondo senza tutta questa tecnologia e che in silenzio aspetta di vedere il viso e sentire la voce di un caro, ma non attraverso lo schermo di un cellulare o di un tablet, perché lui, quelle cose non le capisce.

Sono tanto amareggiata…

Non poter stare accanto a persone come lui, resi fragili dalla vita e dagli anni che si portano sulle spalle, mi angoscia.

La mia unica speranza, è che possa tornare presto a casa.

Scusate lo sfogo ma da quando è iniziato tutto questo calvario è stato un po’ come smettere di vivere, trattenendo il respiro in attesa di un raggio di sole che fatica ad arrivare.

Shio

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