Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon

Ciao a tutti, amici.
Oggi vi parlo della mia ultima lettura: “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon ma, prima di lasciarmi andare alle impressioni personali, vi trascrivo la trama ufficiale del romanzo:

Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso delle persone, non sorride mai… In compenso, adora la matematica, l’astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Si, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel “caso” con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero più profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. Con una nuova prefazione dell’autore.

Prima di tutto, voglio premettere due cose fondamentali:
1) non sono molto esperta sull’argomento trattato, pertanto, chiedo subito scusa se, con le mie opinioni, possa in qualsiasi modo offendere chi legge questo post, vi assicuro che non è intenzionale.
2) ignoro quanto ci sia di romanzato e quanto di vero in questo testo.
Nella prefazione, lo stesso autore, parla del suo lavoro come un romanzo, per cui, potrebbe essersi preso qualche licenza poetica qua e là, ma lo ignoro per via di quanto sopra scritto: non ho approfondito l’argomento Asperger.

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Due anni, ma sembra ieri…

Penso che il 2019 sarà l’anno che non dimenticherò mai finché avrò vita, perché ha segnato con cicatrici incurabili il mio cuore e, una di queste, è lui: Manuel Frattini.

Manuel se n’è andato due anni fa, in punta di piedi, mentre partecipava a un ballo per beneficienza e, subito dopo la sua performance, il suo cuore si è fermato e, con lui, il cuore di tantissimi suoi fan che ancora non ci credono e che, probabilmente, non ci crederanno mai.

Per questo secondo anno, voglio ricordarlo così, con uno dei musical che l’ha reso famoso in tutto il mondo: Pinocchio.

Ovunque tu sia, il mio cuore, è con te, Manuel.

Mi manchi.

Ritorno a whistle stop di Fannie Flagg

Ciao a tutti, spero stiate bene, io sono sempre in modalità correttore di bozze e, di sera, ne approfitto per portarmi avanti con le letture ma devo ammettere che forse avrei fatto bene a evitare…

Non posso nascondere che questo romanzo mi abbia lasciato sentimenti così fortemente contrastanti da far male e, se in verità doveva essere una cosa positiva e bella, sì è rivelata un po’ deludente ma, come sempre, prima la sinossi:

Buddy Threadgoode è nato e cresciuto a Whistle Stop, Alabama. Da bambino, il fischio allegro dei treni che passavano per la piccola stazione ferroviaria scandiva il corso delle sue giornate. Sua madre Ruth, donna mite, misurata, e la zia Idgie, eccentrica, volitiva, passionale, erano le proprietarie del caffè della cittadina, noto nel raggio di chilometri per i suoi irresistibili pomodori verdi fritti; un punto di incontro e di ristoro sempre pronto ad accogliere tutti. Poi, col passare del tempo, Whistle Stop andò via via spopolandosi, i treni smisero di passare e il caffè chiuse una volta per tutte.
Dopo molti anni di assenza, di quel posto immerso tra i campi di granturco l’ottantaquattrenne Buddy conserva ricordi dolci e nostalgici, che condivide con sua figlia Ruthie e con chiunque abbia voglia di ascoltare le sue storie. Ed è lì, ai luoghi della sua infanzia, che decide di fare ritorno, sgattaiolando fuori dalla casa di riposo per un viaggio carico di avventure, dando il via a un susseguirsi di eventi dai risvolti imprevedibili.
Con candore e ironia, Fannie Flagg porta ancora una volta il lettore tra gli indimenticabili protagonisti e le atmosfere senza tempo di Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop.

~COSA NE PENSO~

(ATTENZIONE SPOILER)

Come molti sanno, amo profondamente il mondo di “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”. La sua storia mi ha conquistata da subito: prima grazie alla versione cinematografica che amo follemente e poi attraverso quella cartacea e, vi dirò, una delle cose a mio avviso più belle di questo storia agrodolce, era il personaggio di Evelyn Clouh, interpreta magistralmente da Kate Bates. Perché vi chiederete?

Perché lei era una di noi. Una donna con i suoi problemi, le sue ansie, insicurezze e paure. Chiunque poteva entrare in sintonia con Evelyn e gioire con lei quando, durante l’arco della storia, trova la forza di reagire e riprendere in mano la sua vita. Quello che lasciava questa storia alla fine di tutto, era un inno alla vita, alla rivalsa, un “non è mai troppo tardi per volersi bene”, poi è arrivato il seguito e io non posso non chiedermi, perché?

Perché riprendere in mano questa storia dopo più di 30 anni per fare una sorta di necrologio sui vari personaggi che o sono morti o hanno perso il proprio partner o sono ormai anziani e malandati, perché?

Perché riprendere in mano una storia dalle tinte forti e dalle sfumature intense che mostrava la crudeltà del fato e degli esseri umani, per farla diventare una specie di favoletta dove tutti sono felici fino a rasentare l’imbarazzo?

E, soprattutto, il perché più grande: perché riprendere in mano questa storia per rovinare uno dei personaggi che più ho amato al mondo: Evelyn che, in questa versione è una miliardaria col fiuto per gli affari e, dove tocca, tutto diventa oro, manco fosse re Mida! Dove la sua ricchezza è ostentata in modo imbarazzante, dove compra tutto quello che desidera e dove (e qui parte la citazione da pseudo otaku quale io sono), poco ci manca che compra anche le sfere del drago così riporta in vita Idgie e Ruth.

Ho amato ritornare in quel mondo, ma l’ho trovato così cambiato, così stravolto, da farmi male.

Il finto buonismo, la ostentata ricchezza, il paraculo generale dei vari personaggi che, il più sfigato è un medico di fama mondiale o quasi, è fastidioso. E poi, anziani che si comportano da ventenni, senza la minima difficoltà. Anche Ninni era anziana nel primo romanzo e si comportava come tale, qui, un uomo di quasi 90 anni gira il mondo in crociera!! Ovvio che nessuno vorrebbe leggere un romanzo con personaggi che soffrono di artriti, ipertensione e diabete, ma cacchio, il troppo stroppia!

E il personaggio di Idgie? Anche lei è stata così osannata da risultare irritante: la donna dei miracoli, la perfezione imperfetta del mondo. A me lei piaceva nel primo romanzo ma in questo, è troppo….troppo idealizzata.

Ah! Ci sono incongruenze tra quello scritto nel primo romanzo e questo, come se l’autrice o, chi ha scritto per lei, non si sia neanche presa la briga di rileggere il primo, per cui, anche per questo, siate avvisati. 😅

Concludendo, non posso non consigliarlo, perché un pezzo di cuore è e sarà sempre legato a Whistle stop, ma sappiate che, leggerlo, potrebbe essere a vostro rischio e pericolo.

Quando ho concluso la lettura, ho detto: “Dio, speriamo non ne realizzino un film!”, perché so già che lo guarderei e poi mi incavolerei a morte.

Per avere un continuo simile dopo così tanti anni, forse, era meglio che non l’avesse mai scritto, sono amareggiata ma, si sa, spesso i seguiti non reggono il confronto coi primi.

Consigliato? Non so, fate voi.

Shio ❤️

Novità!

Ciao a tutti, ragazzi!
Da oggi, ho aperto un canale Telegram affinché si possa interagire con chiunque abbia desiderio di scrivermi, insultarmi o aiutarmi a diffondere i miei lavori parlandone anche a terzi.
Se siete interessati o pensate che tra i vostri amici ci sia qualcuno che potrebbe, iscritti su Telegram e, di seguito, il link per il canale : https://t.me/Anna_Esse76
Per ovvi motivi, attualmente è in disuso anche perché:
1) non ho ancora ben capito come funziona.
2) se ci sono solo io me la suono e me la canto ed è davvero molto, molto triste
3) perché l’ho appena creato tra la preparazione del pranzo e quella della cena (devo giocare d’anticipo non essendo in casa tutto il giorno <.<), per cui, sono ancora un po’ in alto mare.

Tuttavia, mi farebbe davvero tanto, tanto piacere ricevere tanti iscritti e poter parlare con tutti voi.

Grazie a chi si iscriverà e vorrà, come sempre, essere parte del mio piccolo, incasinato mondo.

Anna – Shio – Esse.

Piccola anticipazione librosa ❤️

Ciao a tutti!
Oggi mi sento abbastanza coraggiosa da rivelare il titolo del mio terzo romanzo, siete pronti?

Ok, scherzavo, come state? hahaha

No, no, ve lo dico…
Sapete, è difficile fare la misteriosa quando non si ha nessuno che scalpita dall’altra parte per sapere le cose, quindi, giocare con la curiosità dei fantasmi, non appaga, ma voglio lo stesso rivelarlo a chi su questo blog mi segue con affetto, sostenendomi sempre con tante belle e preziose paroline d’incoraggiamento. ❤️

Allora…
Premetto che, come spesso mi accade, quando ho incominciato a scrivere il romanzo, il titolo era tutt’altro, la storia era tutt’altra e tutto era tutt’altro, poi, i personaggi si sono ribellati e ho dovuto seguire i loro dolci e incasinati cuori… non lo sapevate? Ebbene sì, a parte “L’Altra Me” il cui titolo era l’unica certezza quando ho incominciato la stesura, sia per Complicated Love che ora per… (un secondo che ci arrivo 👀) è stato tutto il contrario di tutto e, giusto per essere coerenti con il minestrone variegato che ho in testa, anche il famoso fantasy ancora in stesura e il seguito di Complicated, sono nati con titoli e idee differenti dal loro sviluppo… sono matta, lo so! xD

Ma basta perdersi in chiacchiere…(prende fiato)…

Il titolo del mio terzo romanzo è:
Ritorno a Breuddwyd“.

Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!! \(^O^)/

Vi starete chiedendo: chi o cos’è Breuddwyd?
Perché ve lo state chiedendo, vero? 😑
Ok, niente minacce che altrimenti comincio male… dunque, Breuddwyd che si pronuncia “Braivud” con la “U” leggermente allungata, è una piccola località marittima (immaginaria) situata nel sud del Galles dov’è ambientata la storia.
Nella lingua gallese, “breuddwyd” significa letteralmente sogno, anche se, più che a un sogno, la storia che vivranno i protagonisti di questa lunga avventura (siamo intorno alle 300 pagine word), ricorda sicuramente più un incubo ma, mi conoscete, no?
Le storie troppo zuccherine, le lascio a chi le sa scrivere e io, purtroppo, non ne sono in grado. 😉

Cosa ne pensate del titolo?
Vi piace?
Quanti avevano capito che era ambientato in Galles? ^_^

Aspetto impaziente i vostri primi commenti anche se mi rendo conto che c’è ben poco da commentare x°D.

Kisses.

Anna Esse – Shio