Giorno di ordinaria follia…

Io amo guardare le persone, spesso si capiscono i rapporti che legano gli uni con gli altri da un semplice gesto. A esempio, due uomini seduti di fronte a me, stanno conversando compostamente, noto le fedi alle dita di entrambi e mi soffermo attirata dal modo che hanno di guardarsi mentre si parlano. Sembrano complici, intimi e rimando incuriosita. Certo, non sto a fissarli, sarebbe da maleducati, ma avendo solo loro e proprio di fronte, l’occhio cade e scorgo un gesto fugace, una mano posata sulla gamba dell’altro, non una pacca, un è una cosa materiale, è più una carezza mal celata, un gesto di dolce intimità mal repressa. L’artefice del gesto mi guarda con aria titubante e io gli sorrido. Il giovane della coppia che è anche quello che ha commesso quel gesto così dolce e naturale ricambia il mio sorriso, abbassa lo sguardo e cerca gli occhi del partner che mi guarda sereno.

Decido di lasciargli alla loro intimità e presto attenzione a una discussione incominciata nella sala d’attesa da cui deduco che ci sono seri problemi di ritardo da parte dell’ospedale a causa di un blocco dei terminali. Vengo a conoscenza che ci sono persone in attesa da ore e già mi preparo psicologicamente a passare la giornata lì dentro.

Gente che sbraita, gente che aggredisce verbalmente l’unica impiegata che deve fare da sola il lavoro di tutte le altre perché solo il suo pc funziona, eppure le persone in sala d’attesa non sembrano intenzionate a empatizzare con la donna, anzi, continuano a darle addosso arrivando persino a dirle “Se non è in credo di fare il suo lavoro, si ammazzi!”.

Io ero allibita, nell’arco di una manciata di minuti ero passata da uno stato di profonda dolcezza all’inferno puro, in più, anche mia madre incominciava a fomentare le persone borbottando anche lei nonostante fossimo lì da poco rispetto agli altri, ma in questo lei è il top! Riesce a farsi venire un attacco d’ulcera solo perché non ha voglia si aspettare e rispettare la coda… ma, in quei casi, ci penso io a farla ridimensionare. Quello che più mi ha sconvolta, tolta la frase sull’induzione al suicidio, è stato un altro commento di una signora di una certa età. Dovete sapere che l’ospedale in questione, sono anni che è a rischio chiusura ma sembra che, diventando un ospedale “generico” e non concentrato su una singola specificazione, stia riuscendo in qualche modo a resistere ai tagli sanitari e alla crisi eppure, questa signora se n’è uscita con una frase tipo: “tsk, vogliono far vedere che hanno tanto da lavorare, per quello fanno finta che non funziona nulla e pensare che volevano chiuderlo ma, a questo punto, che chiudano pure! Non me ne frega nulla!”.

Ora, io sono anni che frequento questo ospedale per i controlli periodici di mia madre ed è la prima volta che mi sono trovata ad affrontare una situazione del genere, anzi, di solito rispettano l’orario dell’appuntamento e sono anche molto cordiali e mi è venuta una tristezza assurda. La gente parla senza riflettere, è ovvio. Non capisce che chiudere un ospedale vuol dire che le persone che ci lavorano finiscono in mezzo alla strada? Che padri e madri di famiglia non avranno più di che vivere? E che inevitabilmente ai allungherebbero ancora si più i tempi di attesa per le varie prestazioni sanitarie? Quello che più mi sconvolge è che chi l’ha detto era una persona anziana che, in teoria, dovrebbe essere portatrice di saggezza…

Non so cosa ne pensate voi, ma a me questa cosa ha lasciato l’amaro in bocca. E noi ci chiamiamo “umani”? Ma cosa c’era di umano in quelle persone ieri?

Buon sabato.

Shio ❤

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5 pensieri su “Giorno di ordinaria follia…

  1. Io credo che certe persone non colleghino la bocca al cervello… e credimi, io ho 19 anni, e le stronzate escono da bocche giovani ma anche anziane senza alcuna distinzione… purtroppo quando hanno la possibilità di dar di matto ne approfittano, a discapito di chi é sottoposto…

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