I love you mom!

contest shioren

E dopo tanto, ci riprovo!
Attenzione: Questo racconto partecipa al bando per il VIII contest non competitivo indetto dal “Circolo di scrittura creativa Raynor’s Hall.
Il tema di questa volta è “Lupo”.

I love you mom!

La mamma è sempre stata la mia amica preferita, giocava tanto con me ed insieme ci divertivamo molto, poi nella primavera dei miei 6 anni, la mamma cambiò. Era spesso stanca ed irascibile, urlava molto e non perdeva occasione di minacciarmi: se non fai questo… ti mando in collegio, se non mangi… le verdure arriva l’uomo nero…ma la sua preferita era: “Se non fai la brava viene il lupo e ti mangia!”. Anche nell’estate dei miei 6 anni me lo disse in occasione della mia marachella preferita: correre a piedi nudi per casa.

“Adesso basta! Se non fai la brava, viene il lupo che ti mangia!” mi gridò lei tutto d’un fiato. Io mi sbloccai non tanto per la minaccia quanto per lo spavento che il  tono alto della sua voce mi fece prendere.
“Mamma cos’è un lupo?” le chiesi incuriosita. Lei ci pensò su, sembrava soddisfatta di aver attirato la mia attenzione, poi rispose: “il lupo è come un cane ma, più cattivo” calcando il tono di voce sull’ultima parola.
“Allora il lupo è come Lucky??” chiesi guardando il nostro cane che sonnecchiava nella cuccia.
Lei annuì con forza: “esatto”.
Rimasi in silenzio a fissare il mio cagnolino che continuava a dormirsela della grande, mentre mia madre tornò alle sue faccende domestiche.
“Lucky vuole mangiarmi!? E perché mai? Forse non gli basta la pappa che gli diamo?” pensai con timore, ma poi osservai meglio il suo musetto dolce, le sue zampette color nocciola, la sua codina che si muoveva anche nel sonno, le sue orecchie morbide che avevo toccato fino allo sfinimento; “come poteva mangiarmi se facevo la cattiva?”.
Io e Lucky siamo praticamente nati insieme, mamma e papà adottarono Lucky quando la mamma mi stava aspettando e, quando sono nata, lui era già li a fissarmi con i suoi grandi occhioni color nocciola ed il lungo musetto a punta nero. Corsi in cucina e filai dritta verso la dispensa dove teniamo le croccette per lui, l’aprii mettendoci tutta la mia forza ed abbracciai letteralmente il grande sacco contenente il cibo preferito di Lucky per me troppo grosso da sollevare; quando arrivò mia madre: “Ancora a fare confusione? Che stai combinando questa volta?” mi chiese irritata, poi si avviò verso di me, per prendere l’enorme sacco che riuscivo appena a tenere in equilibrio, “cosa vuoi fare con queste? Sono le crocchette di Lucky, non si mangiano! Se hai fame ti faccio fare merenda io, ma non devi mai, ripeto mai mangiare la pappa del cane, capito?”.
Chinai un pelo il capo per non doverla guardare in faccia, non avevo paura della mamma, ma ultimamente era sempre così arrabbiata che in parte mi metteva a soggezione. Urlava con me, con papà quando tornava tardi dal lavoro, urlava a Lucky per ogni sciocchezza e spesso la vedevo piangere da sola in cucina mentre guardava dei fogli con su scritte delle cose che io sono troppo piccola per capire, ma che comunque non sono in grado di leggere.
“Allora cosa vuoi?” chiese con un sospiro, ultimamente la mia mamma sembrava molto stanca, “lo vuoi il succo? Un biscotto? Cosa vuoi, scegli” chiese impaziente, ma io continuavo a restare in silenzio e con lo sguardo basso. La mamma era così strana…così sola, eppure c’eravamo io e Lucky con lei, non era sola, c’eravamo noi a farle compagnia, ma forse io non ero abbastanza perché troppo piccina ed anche Lucky era ancora molto piccolo anche se era alto quasi quanto me.
“Ti decidi? Non ho mica tutto questo tempo!” scattò sempre più irritata, “devo ancora fare la lavatrice, ritirare il bucato di ieri e preparare la cena a quel bell’imbusto di tuo padre, sempre se stasera si degna di tornare in orario, quindi muoviti che la mamma ha fretta!”.
Io non volevo fare i capricci ma, il tono con cui mi parlava, mi bloccava. Se non mi decidevo a rispondere, la mamma si sarebbe arrabbiata ancora di più e poi Lucky, nonostante tutte le crocchette che c’erano in dispensa, mi avrebbe mangiata perché avevo fatto la cattiva. Sentii le lacrime salire agli occhi, la mamma neanche mi guardava, si era stufata di aspettare ed era tornata ad armeggiare vicino al lavandino della cucina borbottando, “possibile che nessuno mi da retta in questa casa? Ora ci si mette anche lei, non bastava suo padre, no! Ora anche lei si permette di ignorarmi e di fare storie! Non solo sono sempre da sola a dovermi sobbarcare tutto: fai questo, fai quello e poi? Quel porco se ne va a divertirsi e lei non smette un solo istante di fare i capricci. Sono stufa, io mollo tutto e me ne vado, giuro!”. La mamma continuava a sbuffare e muovere nervosamente la gamba dandomi la schiena, “mamma?” la chiamai con un filo di voce e continuando ad avere il capo chino.
“Cosa vuoi?” mi chiese senza neanche voltarsi e continuando a muovere la gamba nervosamente.
Io mi avvicinai e le posai una mano sull’altra gamba, quella immobile: “mamma?” chiamai di nuovo.
“Si!!” urlò lei, ma questa volta si voltò vedendo il mio viso rosso ed i miei occhi lucidi. Non so perché, ma la sua espressione ebbe un cambiamento improvviso ed inaspettato. Era passato da collerico a stupito e poi improvvisamente preoccupato: “perché piangi?” mi chiese ed il suo tono di voce era di nuovo dolce e gentile. Avrei tanto voluto spiegarle tutto, dirle che non era sola, che le volevo bene e che per me era importante. Avrei voluto rassicurarla sul fatto che avrei fatto la brava e che avrei fatto di tutto per non farla più arrabbiare, ma le lacrime stavano lavando via tutto bloccandomi anche la parola.
“Dove hai male?” incalzò asciugandomi le lacrime con le mani. Erano mani sottili e delicate, ma per me erano forti e calde. Erano le stesse mani che mi avevano sollevata tante volte e che  mi avevano accarezzata e consolata così tanto da perderne il conto.
“Io…” singhiozzai, lei non mi bloccò come quando era arrabbiata, ma mi incitò con un sorriso a continuare, “…io volevo prendere la pappa per Lucky, perché se voleva mangiarmi allora significa che ha ancora fame…” cercai di spiegare. Alla mamma vennero gli occhi lucidi e prima ancora di parlare mi abbracciò così forte che il mio corpo fu invaso da un calore infinito. Adoravo stare abbracciata così  alla mamma, perché potevo sentirne il profumo. Mi piace il profumo della mia mamma.
“Perdonami…” sussurrò infine continuando a tenermi stretta in quell’abbraccio, “…la mamma a volte dice cose cattive, perché è arrabbiata con papà. Mi dimentico che anche se sei così piccina, puoi capire e comprendere quello che dico e restarne ferita, scusami amore mio se ti ho detto cose così brutte e non ti preoccupare, Lucky è buono, lui non mangia i bambini cattivi” continuò ed ogni tanto la sentivo tirare su col naso, “se qui c’è una persona cattiva che merita di essere mangiata, quella è la mamma che ti ha detto tante cose brutte” concluse. Sentivo la guancia bagnarsi, ma io non stavo piangendo più, quelle che sentivo, “devono essere le lacrime della mamma” pensai con una stretta al cuore. Anche la mamma piange come me e le sue lacrime sono così calde.
“Mamma?” sussurrai. Lei si scostò appena per guardarmi in viso: “si?”.
“Tu non sei cattiva, perché sei la mia mamma. Se Lucky ha tanta fame, può mangiare i miei biscotti insieme alle crocchette, non ti preoccupare” continuai con un sorriso.
“Hai dato i tuoi biscotti a Lucky?” scattò la mamma strabuzzando gli occhi e dimenticandosi delle lacrime.
Io risi forte: “no, scherzo! I biscotti gli fanno male, lo so. Io voglio bene a Lucky e non voglio che poi sta male e voglio tanto bene anche a te, mamma perciò non piangere più, va bene?”. Dopo che pronunciai queste parole, la mamma mi sorrise come non faceva da tempo. Il suo viso era rosso e caldo, gli occhi lucidi e le guance rigate dalle lacrime, eppure, sembrava molto felice. Da quel giorno la mia mamma si sforzò di sorridere più spesso, giochiamo insieme e facciamo tante cose che prima non facevamo, certo ogni tanto la faccio ancora arrabbiare, ma ora non ricorre alle minacce e quando mi riprende, lo fa con calma e senza alzare la voce ed io capisco, beh…non sempre veramente, ma rimango pur sempre una bambina, no?

July.

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11 pensieri su “I love you mom!

  1. Questa storia ci ricorda che anche i bambini ascoltano. E spesso gli adulti, presi dalla stanchezza, se ne dimenticano e urlano più di quanto dovrebbero.
    Il lupo cattivo rappresenta le tipiche minacce che si danno ai bambini, senza magari prima provare a spiegarglielo in un altro modo.
    Trovo questa storia molto dolce ed educativa.
    Complimenti ^_^.

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  2. una scrittura davvero intensa. sia la bambina che la mamma “esondano lo schermo”, tanto appaiono tridimensionali. non ho potuto fare a meno di sentire un morso allo stomaco (ma non era il lupo, era la madre di July) pensando a quanta violenza anche solo verbale devono spesso subire i bambini. e potente soprattutto la descrizione del piano “tattile”, come è giusto che sia nell’interazione madre-figlia.

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  3. Pingback: Storie del VIII Contest [concluso] | Raynor's Hall

  4. Storia intensa e piena di sentimento. Interessante l’immedesimazione nei pensieri della bambina. Penso che sia abbastanza difficile reimmedesimarsi in qualcosa che eravamo e di cui, ad esempio io, non ho facile memoria. Inoltre, mi ha emozionato molto la scena delle lacrime in cui la mamma capisce che sta avendo un atteggiamento troppo duro con la figlia.
    Stile di scrittura scorrevole e piacevole da leggere.

    Piace a 1 persona

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