Non era questo ciò che volevo…

Come sapete, ogni tanto, mi diletto in monologhi più o meno interessanti però questa volta è davvero sentito e quindi chiedo già scusa a coloro che sono un pò più sensibili all’argomento e/o che si ritengono davvero delle persone speciali in quanto “Otaku”.

Non fraintendetemi, non voglio creare una vera polemica e comunque io non mi sento Otaku. Io sono un’appassionata! Sono una persona che ha visto il fenomeno nascere in Italia, crescere e divulgarsi fino a raggiungere dei livelli patologici, il che sinceramente, mi turba non poco.

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Lamù di Rumiko Takahashi

Per anni, ho sofferto di non conoscere gente della mia età appassionata del genere, venivo derisa, trattata come una persona ritardata che era ancora legata al suo lato infantile e questo mi provocava un disagio profondo. Disegnare, leggere manga o guardare cartoni animati (anime, chiamateli come volete) era, per gli adolescenti degli anni 80, una colpa da nascondere ed occultare per non rischiare di essere derisi a vita. Poi ovviamente c’erano diversi tipi di reazioni in merito: c’era chi se ne fregava ed andava avanti con le sue passioni, chi leggeva ma negava di farlo, chi profetizzava la bellezza del manga come il migliore dei santoni, chi non si arrendeva all’ignoranza… insomma non c’era un modo unico di vivere la cosa, ma la si viveva e basta. Io avevo persone che mi chiedevano di parlarne solo per potermi deridere ogni volta che pronunciavo un nome per loro strano o, raccontavo una trama per loro inaccettabile ed incomprensibile. Finché un giorno ho smesso di raccontare, di parlarne ed ho continuato a tenere questa mia passione per me. Devo ammettere che la prima volta che ho iniziato ad assaporare la gioia di poter parlare di manga con qualcuno, fu durante una delle tante fiere del fumetto, dove conobbi una persona speciale che ancora oggi vedo con piacere. Lei aveva un negozio di gadget vicino a dove lavoravo una volta ed andavo a trovarla tutti i giorni per poter parlare di passioni e conoscerci meglio, poi è arrivato Facebook e li ho visto che il mondo era pieno di persone come me, ma anche di Otaku nel vero senso della parola.

Io appartengo alla generazione degli anni in cui gli anime e manga erano spesso nell’occhio del ciclone, perché messi in mezzo a fatti di cronaca o citati da pseudo psicologi che li ritenevano diseducativi e potenzialmente pericolosi per la crescita mentale dei bambini. Un esempio? Uno dei tanti clamorosi che ancora adesso, al sol pensiero mi si accappona la pelle è quello che riguarda il manga di Hara/Buronson: Hokuto no Ken.

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Hokuto no Ken di Tetsuo Hara e Buronson

Ken il Guerriero (Hokuto no Ken) fu associato agli atti di cronaca per cui morirono diverse persone in cui la gente lanciava i sassi dai cavalcavia delle autostrade. In quell’occasione alcune persone persero la vita per quel genere di “moda” (anche se io lo chiamerei col suo nome: crimine), ma quando ci furono degli arresti, uno di questi dichiarò che lui stava giocando a Ken il guerriero. ORA NON FARE CERTE STRONZATE PER NOIA PER POI DARE LA COLPA A COSE/FATTI/PERSONE ESISTENTI E NON CHE NON C’ENTRANO NULLA CON LA MENTE MALATA CHE ESEGUE UN ATTO TANTO ASSURDO E STUPIDO! Bisogna guardare in faccia la realtà delle cose con occhi diversi, perché è facile dare la colpa a caso, ma non è perché fu toccato un anime che ho storto il naso, l’avrei fatto per qualsiasi altra cosa, almeno ché non era evidente l’assomiglianza (purtroppo ci furono negli anni persone che emularono anche diversi film con atroci e pessimi risultati), ma quanti di voi ricordano Ken che lanciava sassi dai cavalcavia? Personalmente non ricordo neanche se ci fossero i cavalcavia autostradali visto che la serie era ambientata in un mondo post nucleare… Ricordo che in quel periodo  ci furono diverse polemiche a riguardo, furono interpellati psicologi ed il comitato delle mamme si scandalizzò della cosa alzando polemiche.

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3×3 occhi di Yuzu Takada. Anche questa serie manga è degli anni 80/90. Con precisione fu iniziata nel 1987 e finì nel 2002. In Italia fu pubblicata da Star comics.

Ma le lotte contro gli anime & manga non finisce qui, ci fu un altro caso clamoroso che fece tanto scalpore negli anni 90/2000 quello di Dragon Ball. Si perché dovete sapere che gli anni 80 videro l’invasione del made in Japan, la fine di quegli anni videro l’arrivo dei primi manga che, timidamente, si affacciavano nelle testate della Granata
Press, titoli come “Lamù”, “Hokuto no Ken”, “Versailles no bara (Lady Oscar)” e “Saint Seiya”, poi… dall’inizio degli anni 90, ci fu il caos e le crociate anti manga/anime. Come quella che fu fatta dalle mamme italiane contro “Dragon Ball”. Di sicuro, anche la nuova generazione di appassionati avrà sentito parlare di questi fatti, ma li ricordo con una sola parola: pedofilia.

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Dragon ball – Akira Toriyama

Proprio così, Dragon Ball fu accusato di invogliare la gente alla pedofilia, il tutto perché il maestro Muten chiede a Bulma di mostrarle le mutandine in cambio della sfera del drago, ricordate? Succede quasi all’inizio della storia, e Bulma, (poveraccia) non sapendo che Goku gliele aveva sfilate durante la notte, si mostra al maestro in un nudo integrale. Scena che fece ridere tutto il pianeta, ma a noi italiani ha fatto scattare la polemica. Nessuno aveva messo in conto però, che nonostante il tratto “bambino/caricaturale” di Akira Toriyama, la nostra cara Bulma, all’epoca dei fatti era comunque un’adulta fatta e formata, ma  no… troppo facile puntare il dito senza prima documentarsi.

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Pretty guardian Sailor Moon di Naoko Takeuchi

Ma l’ultimo episodio che all’epoca mi aveva fatto saltare dalla sedia fu lo scandalo su Sailor Moon! Eh si, anche le belle combattenti che vestono alla marinara furono vittime di scandali, tagli, polemiche e quant’altro ed il tutto perché, secondo una psicologa, la dolce Bunny (Usagi) essendo femmina, sviluppava nei maschietti intenti ad emularla, una personalità omosessuale. Ricordo ancora il titolo su una rivista televisiva molto famosa: “Sailor moon fa crescere i nostri figli gay!” (era più o meno così).

State ridendo? Io andai fuori di testa all’epoca e scrissi diverse lettere di protesta a vari giornali. Eh si… noi appassionati di una certa età abbiamo lottato e detto la nostra, abbiamo creduto nel sogno, abbiamo fatto tanto…

Se noi non avessimo acquistato i manga all’epoca, forse ora, non ci sarebbe stato tutto questo boom editoriale, noi per primi ci abbiamo creduto. Lottando contro tutti, lottando contro i cori di protesta che ritenevano i manga violenti, pornografici, diseducativi… noi abbiamo lottato. Abbiamo detto la nostra. Con i nostri sogni, i nostri soldi e le nostre passioni, abbiamo creato le fondamenta su cui gli “otaku italiani” di oggi stanno crescendo. Eppure vedere cosa sta diventando ora il mondo che ho amato prima di tanta gente, nel quale ho creduto e nel quale ho riversato i miei sogni, mi mette solo tanta tristezza.

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Sanctuary di Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami

Ormai la parola “Otaku” è moda.

Leggere manga è moda.

Vedere anime è moda.

Ormai non vedo più passione ma solo perversione, si. Quella che noi della vecchia generazione abbiamo protetto e su cui ci siamo battuti contro conoscenti, amici e parenti ora non esiste più. I nuovi amanti del genere si riuniscono in cortei al grido di “Hentai”. Snaturano i loro personaggi preferiti creando abbinamenti sessuali improponibili ed improbabili. Si travestono in cosplay per avere lo sconto in fiera.

Non voglio dire che sono tutti uguali, che sia chiaro. L’eccezione c’è e ci sarà sempre, ma permettetemi di dire che tutto questo voler essere ed apparire a tutti i costi, mette solo tanta amarezza e tristezza.

Io non mi ritengo Otaku, perché essa è una parola giapponese che non significa nulla di buono. Gli otaku sono persone che hanno fatto delle loro passioni una malattia, che sono maniacali e associali.

Io sono un’appassionata e lo sarò sempre, ma a volte mi chiedo se è valsa davvero la pena di lottare e crederci all’epoca… se è questo il risultato… inizio a pensare che forse quelle mamme avevano ragione a preoccuparsi, ma poi scuoto la testa e mi dico “No. Io, come tanti, abbiamo fatto la cosa giusta. Abbiamo lottato per ciò che amavamo. Abbiamo accettato e siamo andati oltre gli insulti, gli scherzi per poter un giorno poter dire, mi piacciono i manga e me ne vanto!”.

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Candy Candy di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi

Ma forse, la cosa è un pò scappata di mano ed ha generato una generazione di lettori online che non comprano, ma sfruttano internet. E questa me la chiamate passione? L’appassionato compra appena può, non si fa “furbo” sul lavoro altrui. Non cerca le scan, perché queste cose uccidono il mercato. Già l’home video è in fin di vita, evitiamo di uccidere anche l’editoria, scaricando mole e mole di scan! Leggere in anteprima, ok, ci può anche stare, ma appena la versione appare in cartaceo in Italia, acquistarla sarebbe anche una gran bella cosa. Aiutiamo il mercato ed aiuteremo noi stessi. Ricordatevi che se all’epoca persone come me non avessero acquistato i manga, forse ora non ci sarebbero neanche le scan. Lo so che per molti di voi, questi sono i deliri di una persona che ha superato l’adolescenza da un pò e che ora vuole sfogare la sua frustrazione sulle nuove generazioni, ma vi sbagliate, non è così. Se scrivo questo articolo è perché ancora credo in questo mondo fantastico fatto di carta ed inchiostro, credo nell’emozioni che mi ha saputo regalare, credo nelle notti passate in bianco per leggere fino all’ultimo capitolo, io credo in tutto questo… Però non posso stare zitta quando vedo come la situazione sia scappata di mano un pochino a tutti. Ho visto cosplay brillargli gli occhi quando qualcuno riconosceva il suo personaggio, ho visto ragazzi saltare di gioia dopo aver trovato il numero del manga che gli mancava, ecco… sono queste le reazioni che fanno la differenza. Persone che usano i manga per crearsi un nome, persone che usano gli anime per avere un gruppo, non sono degni di essere chiamati appassionati e, soprattutto, venerati come dei!! Il mondo di Facebook, ha creato “mostri” così, persone che vengono seguite e venerate quando in realtà non sanno nulla… persone che soffrono di sindrome di protagonismo e si esibiscono convinti di essere qualcuno.

Vuoi essere qualcuno? Ritieni di esserlo? Ok, mi fa piacere, ma non usare i manga per farlo, non usare il “giapponese” a caso solo perché è figo. Fatti apprezzare per le tue doti, non per quelle prese in prestito da altri/o. E’ facile parlare di cose che tutti sanno.

E’ bello avere una passione, ma quando questa diventa moda fa paura e ti rendi conto che in un mondo di persone che parlano la tua stessa lingua, in realtà tu sei solo, come sei sempre stato. Ed allora ti chiedi: “Ma io sono così? Era questo che desideravo quando volevo essere capita e compresa?”.

No! Ma se potessi tornare indietro, credo che rifarei tutto esattamente allo stesso modo, perché per me i manga hanno significato davvero molto e non smetterò mai di amarli.

Shio ❤

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12 pensieri su “Non era questo ciò che volevo…

  1. ^_^ ricordo quando leggevo i manga di nascosto… quando non ne parlavo con nessuno e un po’ me ne vergognavo…
    Oggi non mi interessa, tramite il blog ho trovato persone che amano i manga e gli anime come me e chissene
    Non sono certo una mega appassionata, ma nel mio piccolo, mi piacciono ❤
    Dici tante cose giuste, compreso l'assurdità di dare colpa ai fumetti per alcune cose… mi ricordo che un bambino si era buttato dalla finestra per volare come Superman (tantissimi anni fa) e non è un manga giapponese O_O
    Quindi?
    Sono con te ti appoggio e adoro anche i tuoi di manga, li adoro tantissimo ^_^

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